mercoledì 23 dicembre 2020
venerdì 18 dicembre 2020
il nostro muro
Immaginate di trovarvi di fronte a un muro alto due metri e lungo cento.
venerdì 11 dicembre 2020
ogni persona, come ogni relazione, è una poesia
Entra una persona nuova nel mio studio. La accolgo: io sono una fila di punti interrogativi.
La psicoterapia viene definita la cura con le parole ma non ha parole standardizzate, uguali per tutti, perché non esiste un paziente uguale ad un altro, così come non esiste un essere umano uguale ad un altro.
Oppure si può decidere di iniziare insieme un viaggio di cui non si sa nulla di preciso, se sarà lungo o breve, se darà pochi o molti frutti. L'unica cosa che si sa con certezza in quel momento è che vale la pena, quel viaggio, di iniziarlo.
lunedì 7 dicembre 2020
una scuola che formi l'uomo
Credo che il regalo più bello che possiamo fare al mondo sia immaginare qualcosa di nuovo, che riteniamo migliore di quello che già c'è.
Galimberti in questa intervista prova a immaginare una scuola che funzioni con modalità diverse da quelle attuali, una scuola che cerchi di formare l'uomo, anche se, lui per primo, ritiene che ciò sicuramente non si potrà realizzare.
Per me è stato molto stimolante ascoltare le sue parole, sempre dettate dalla passione, anche quando parla del rapporto tra genitori, ragazzi e insegnanti.
Credo che, anche se su qualche argomento si hanno idee diverse, questa intervista costituisca uno stimolo interessante con cui confrontarsi per riflettere su un tema fondamentale per tutti noi e per la nostra società.
mercoledì 2 dicembre 2020
il giardino interiore
Un detto orientale recita:
se vuoi essere felice qualche anno, prendi moglie o marito;
se vuoi essere felice tutta la vita, coltiva un giardino.
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V.Van Gogh: Il giardino dell'ospedale di Arles (1889) |
Osservando il nostro giardino, vedremo il susseguirsi delle stagioni e il ciclo vitale delle piante e degli animali; osservando noi stessi possiamo vedere giorno per giorno le naturali modificazioni del nostro ciclo vitale.
Inoltre bisogna fare attenzione ai parassiti, che rischiano di distruggere il nostro lavoro creativo, nel giardino come nella vita!
sabato 28 novembre 2020
el pueblo unido jamàs serà vencido
Il titolo del post è quello di una canzone popolare cilena diventata famosa ai tempi della dittatura del generale Pinochet in Cile negli anni '70 del secolo scorso, l'equivalente andino della nostra Bella Ciao.
Questo titolo mi è venuto in mente mentre pensavo a come ha reagito diversamente il popolo italiano al Covid nei due diversi periodi, prima in marzo-aprile e poi in ottobre-novembre di quest'anno.
In primavera ci fu una grande reazione unitaria, corale, caratterizzata dalla solidarietà, dalla battaglia comune contro il virus, eravamo tutti uniti contro un solo nemico, il virus che minacciava le nostre vite e quelle dei nostri cari. Questo sentimento di unitad popular, enfatizzato dai media, che mostravano immagini di lenzuolate e incontri tra un balcone e l'altro col sottofondo continuo del mantra "Andrà tutto bene", ci fece sentire solidali, uniti, parte di una comunità coesa e coraggiosa nel lottare insieme a tutti gli altri e ci diede sostegno nell'affrontare un periodo difficile di privazioni mai patite prima: si soffriva insieme e si era solidali gli uni cogli altri, quasi come le popolazioni italiane contadine, povere e quasi senza cibo, negli anni '50 dopo la fine della guerra.
Poi, in estate, qualcosa cambiò. Da un lato cominciarono a prendere voce i negazionisti e i complottisti, dall'altro lato comparvero i menefreghisti, quelli che riempivano le discoteche in Sardegna senza mascherine e quelli che, sentendosi al sicuro, giravano senza protezioni mettendo a rischio la libertà conquistata da tutti noi con le fatiche del lockdown.
Arrivò la seconda ondata, che in primavera era stata ampiamente prevista, ma noi non eravamo più uniti. Il nemico non era più uno solo, il virus, contro cui lottare compatti: i nemici si moltiplicarono: il virus, i negazionisti, i complottisti, i menefreghisti. I medici e gli infermieri, che in primavera erano i nostri eroi, diventarono oggetto di odio e persecuzione. La rabbia e l'ira cominciarono a circolare più del virus: non eravamo più coesi, eravamo disgregati, divisi, gli uni contro gli altri, i nemici erano tra le nostre file, erano tra di noi.
Le nostre divisioni interne fecero aumentare la stanchezza, si moltiplicarono le paure e tutto ciò diede un colpo terribile alla fiducia e alla speranza che avevamo coltivato in primavera, generando il timore che non ne saremmo mai più venuti fuori. Il virus stava vincendo di nuovo, non perchè fosse diventato più forte, ma semplicemente perchè noi ci eravamo divisi e ciò ci faceva sentire stanchi, letteralmente "a pezzi". Adesso vedremo come andrà col Natale e con i vaccini che dovrebbero arrivare.
Però, quando la pandemia sarà passata, dovremmo mantenere e trasmettere alle future generazioni il ricordo di ciò che abbiamo sperimentato: che l'unione tra esseri umani può dare a tutti la forza per affrontare momenti difficili, mentre le divisioni annichiliscono, tolgono forza ed energia a tutti e portano alla sconfitta.
Se poi qualcuno vuole estendere il discorso dal virus alla politica...
giovedì 26 novembre 2020
25 novembre - giornata mondiale contro la violenza sulle donne
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Opera di Matteo Zanfi |
sabato 21 novembre 2020
la giornata internazionale dei diritti dell'infanzia
Non sapevo che esistesse questa giornata dedicata ai diritti dei bambini ma colgo l'occasione per scrivere di getto alcuni importanti diritti dei bambini, dal punto di vista psicologico, che mi vengono in mente per primi.
Premetto che credo sia fondamentale avere dei genitori che pongano ai diritti dei bambini dei limiti sensati, chiari e possibilmente condivisi con loro. E' tristissimo vedere bambini che possono fare tutto quello che vogliono, compreso dare fastidio agli altri o rompere oggetti, senza che un genitore li faccia smettere.
Detto questo, ecco i diritti che mi vengono in mente per primi:
- Essere amati, cioè guardati, ascoltati, riconosciuti nella loro personale specificità e poi aiutati a distaccarsi dai genitori e ad andare nel mondo;
- Essere protetti dagli eccessi negativi della vita ma accompagnati a conoscere la realtà in tutte le sue forme, non solo quelle belle;
- Essere ascoltati, essere considerati un essere umano che esprime i propri sentimenti e i propri pensieri avendo il sacrosanto diritto di farlo, perchè dietro c'è sempre una motivazione;
- Ricevere dai genitori messaggi chiari, non contradditori, perchè questi ultimi disorientano e annichiliscono;
- Avere dei genitori che non tradiscono la loro fiducia, perchè non potersi fidare dei genitori è devastante;
- Avere dei genitori che mettano dei limiti invalicabili e chiari ad alcune loro richieste e che li facciano rispettare, cercando di spiegarne il senso (in caso di divergenze, meglio litigare prima, poi accordarsi su un compromesso onorevole per tutti e rispettare gli accordi, non solo i figli ma anche i genitori);
- Sapere che un genitore può essere sempre un punto di riferimento, anche se loro hanno fatto qualcosa di avventato che li ha messi in situazioni di pericolo (dopodichè, una volta risolta la situazione, si parla insieme del perchè si sono messi in quella situazione difficile);
- Non dover fare da sostegno ai genitori, non tenersi dentro dolori molto grandi per la paura di far stare male i genitori;
- Non avere dei genitori che si fanno fregare o imbrogliare da loro su qualsiasi cosa, perchè sapere di avere dei genitori che possono menare per il naso non li fa sentire per niente sicuri;
- Vedere che ci sono buone relazioni tra tutti coloro che interagiscono nell'occuparsi di loro (genitori, nonni, insegnanti, ecc.);
- Non essere forzati a diventare dei piccoli adulti prematuramente, non essere sottoposti a richieste di prestazioni eccessive di nessun tipo, perchè gli anni dell'infanzia devono poter scorrere con il minor numero di preoccupazioni e di ansie possibili;
- Avere dei genitori che di fronte a segnali di disagio dei figli li prendono sul serio e cercano di capire in tutti i modi cosa c'è dietro senza sentirsi in colpa, perchè qualche problema ci può sempre essere: non esistono i genitori perfetti o i figli perfetti e, se esistono, forse hanno bisogno di andare a fare due chiacchiere con uno psicoterapeuta!
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domenica 15 novembre 2020
incontrarsi a metà strada
Molti anni fa, quando ero ancora all’inizio della professione, mi telefonò una persona che mi raccontò di essere da poco tempo in cura da uno psicoterapeuta, col quale però le cose non andavano bene.
martedì 10 novembre 2020
l'amicizia
Nell'introduzione del libro La filosofia come stile di vita Romano Madera, parlando della intensità della sua amicizia con il coautore Luigi Vero Tarca, ci dice che la specificità del loro rapporto consiste nel fatto che il loro legame è tanto più forte quanto meno è esclusivo. Quanto più ciascuno dei due avverte l'altro capace di rivolgere la stessa offerta di condivisione e quindi lo stesso profondo affetto a ogni altro essere vivente, tanto più la loro amicizia diventa significativa.
L'amico diventa quindi un tramite, un ponte, per trasmettere energia ad altre persone senza che il rapporto amicale ne soffra. L'esatto opposto di ciò che accade quando si pretende che un'amicizia sia esclusiva.
Per conoscere potenziali amici è necessario che ci facciamo vedere per quello che siamo veramente, cosicchè la persona che ci è affine ci riconosca con facilità e venga verso di noi spontaneamente.
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Foto di Pasqual Morello |
Basta sapere, più o meno, chi si è e cosa si cerca e non scoraggiarsi se occorre un po' di tempo per incontrare le persone giuste: se ne perde molto di più a correre dietro a persone che appaiono troppo lontane da ciò che desideriamo.
L'amicizia esiste di per sè, a motivo del fatto che due persone sono sulla stessa lunghezza d'onda: noi dobbiamo solo sentirla e riconoscerla.
mercoledì 4 novembre 2020
Modesti consigli per una difesa psicologica dal covid
A mio parere tre cose sono fondamentali oggi: la prudenza nei comportamenti, la pazienza (prima o poi tutto questo finirà) e il non cadere nella trappola dell'onnipotenza/impotenza che genera ansia e depressione.
Siamo abituati a voler risolvere in fretta tutti i problemi e a cercare di stare sempre meglio. Come desiderio è ineccepibile ma dobbiamo anche tenere conto del fatto che non è scontato che le cose vadano sempre per il meglio e che quindi è necessario mantenerci il più possibile in buona salute fisicamente e psicologicamente finché il virus ci tiene sotto scacco. Dobbiamo far collaborare i sentimenti con la razionalità, per poter lottare nel modo migliore al fine di superare questo periodo difficile.
C'è bisogno il più possibile di calma, di equilibrio e di ponderazione per giungere in salute alla vittoria. Non serve a nulla sentirci impotenti o onnipotenti, abbatterci o fuggire nella fantasia: non dobbiamo perdere di vista la realtà per poterla affrontare nel modo migliore.
Dobbiamo considerare il tempo come nostro alleato e adattarci a ciò che le circostanze richiedono. Arriverà il giorno in cui tutto ciò che stiamo vivendo sarà presente solo nella nostra memoria. Sarà un'esperienza che avremo vissuto e che forse ci avrà anche reso più forti.
E, tra le cose importanti da fare, suggerirei anche di sentirci vicini sempre sia a chi è colpito dal virus in prima persona o negli affetti più cari, sia a chi, a causa del virus, rischia di avere difficoltà economiche gravi.
domenica 1 novembre 2020
egoismo e sensi di colpa
Ciò li portava ad avere sensi di colpa tremendi quando sentivano il desiderio di seguire le proprie inclinazioni naturali.
In realtà cercare di rendersi conto di chi siamo veramente non significa assolutamente peccare di individualismo o di egoismo.
Una cosa è cercare di diventare consapevoli di chi siamo davvero, altra cosa è essere individualisti, cioè occuparsi solamente del proprio bene e trascurare quello degli altri.
Ci sono persone abilissime a farci sentire in colpa o sbagliati tutte le volte che esprimiamo desideri, opinioni, bisogni o progetti che riguardano la nostra vita e che non sono da loro apprezzati o condivisi. Dietro a questi comportamenti si nasconde spesso il loro desiderio di tenerci sotto controllo, di sapere che stiamo percorrendo strade a loro ben note invece di fare nuove esperienze, vivere situazioni che essi non conoscono e diventare perciò meno controllabili.
Tenere troppo sotto controllo la vita delle altre persone, soprattutto dei figli diventati grandi, attraverso ricatti affettivi, è particolarmente odioso; quando ciò succede, i figli prima o poi arrivano a non sopportare più i genitori.
Dobbiamo ricordare costantemente a noi stessi che non siamo venuti al mondo per vivere la vita come si aspettano gli altri e che la nostra vita ci appartiene e solo noi possiamo sapere in cosa consiste la nostra autenticità.
Se ascoltare ciò che gli altri hanno da dirci è spesso utile e fonte di arricchimento, alla fine le decisioni che riguardano la nostra vita spettano solamente a noi.
E poi esiste anche il diritto di sbagliare, ovviamente assumendosi la responsabilità dei propri errori, senza per questo dover essere giudicati troppo negativamente. Anzi, normalmente, dai propri errori si imparano cose fondamentali per il nostro futuro che in nessun altro modo si sarebbero potute conoscere davvero.
L'eccessiva paura di sbagliare ci trattiene dal misurarci con tutto ciò che è nuovo e ci tiene fermi nella palude del già detto, del già fatto e del già conosciuto, cosicché lentamente ci spegniamo, perché perdiamo contatto con la curiosità e col desiderio di conoscere e scoprire cose nuove.
martedì 27 ottobre 2020
omosessualità
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Pier Paolo Pasolini |
L'omosessualità non è una malattia né una perversione, è semplicemente la preferenza di una persona del proprio sesso anziché dell'altro per fare tutte quelle cose che tutti facciamo quando amiamo qualcuno: innamorarsi, scambiarsi tenerezze, fare sesso, convivere, farsi una famiglia propria diversa da quella di origine.
Dovremmo veramente indignarci e vergognarci per questa ingiustizia, per il fatto che costringiamo delle persone che hanno una inclinazione affettiva diversa dalla nostra a vergognarsi, a sentirsi colpevoli e umiliati per essere ciò che sentono di essere.
La recente apertura di Papa Francesco che ha detto:
"Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe essere estromesso o reso infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo sono coperti legalmente. Mi sono battuto per questo."
è da accogliere con gioia, sperando che anche all'interno della Chiesa gli omosessuali non siano più emarginati, colpevolizzati od esclusi.
giovedì 22 ottobre 2020
quello che deve starci a cuore...
Vi propongo un brano tratto dal libro "Le piccole virtù" di Natalia Ginzburg. L'ho trovato sul blog Mari da solcare di Maria D'Asaro, che ringrazio sentitamente. Lo posto qui perchè lo scritto della Ginzburg corrisponde esattamente a ciò che penso sull'argomento. Eccovi il testo:
giovedì 15 ottobre 2020
simboli: la cucina

La cucina è una metafora della vita perchè è il regno delle trasformazioni: in cucina il freddo si trasforma in caldo, il crudo in cotto, il duro in tenero, il secco in morbido, l'insipido in saporito.
Elementi che da soli sarebbero cattivi e immangiabili come il pepe, il peperoncino e le spezie acquistano senso se usati nella giusta misura, rendendo gustose zuppe e minestroni.
Attorno ai fornelli si possono osservare le diverse caratteristiche di personalità: il preciso, il meticoloso, il creativo, l'ansioso, il tranquillo, l'egocentrico, lo sbadato...
Il cibo ha un valore simbolico: noi ci nutriamo di cibi materiali, ma anche di affetti e di alimenti per lo spirito. Quasi tutte le religioni vietano alcuni cibi sempre o solo in certi giorni dell'anno e conferiscono valore di simbolo ad altri cibi assunti nell'ambito di cerimonie rituali.
E' molto importante il modo con cui viene offerto un alimento, il sentimento e la cura con cui viene preparato. E' molto facile rendersi conto se un cibo è stato cucinato in modo sciatto e banale o, al contrario con cura e attenzione.
Cucinare bene, come vivere bene, è un'arte. E qualche volta bisognerebbe dedicarsi un po' di tempo per prepararsi con cura qualche buon piatto anche se nessuno li condividerà con noi.
lunedì 5 ottobre 2020
adolescenze prolungate
Parlando con alcune pazienti di 30-40 anni che ho visto nel corso degli anni, mi è capitato spesso di trovarmi di fronte a donne attive, intelligenti, preparate, brave lavoratrici, piene di buone qualità, colte, alcune delle quali, però, per quanto riguardava la loro vita sentimentale, sembravano delle adolescenti.
lunedì 28 settembre 2020
senza chiedere niente in cambio
Uno dei più grandi desideri che tutti noi abbiamo è di conoscere qualche persona che, senza chiedere nulla in cambio, faccia qualcosa per noi.
Ieri stavo parlando con una giovane collega che conosco da poco ma stimo moltissimo perchè si prende davvero cura dei suoi pazienti e cerca di fare del suo meglio per aiutarli a risolvere i loro problemi. E' una persona molto semplice, che si mette sempre in discussione e che ha molta voglia di riuscire a fare sempre meglio il suo lavoro.
A un certo punto molto spontaneamente le ho detto:"Ma sai che sei proprio brava nel tuo lavoro?". E poi, per chiarire il senso del mio apprezzamento, ho aggiunto: "Guarda che te lo dico gratis..." (e non stavo mentendo).
Ecco, questo gratis che mi è uscito di bocca mi ha fatto pensare a quanto è importante che qualcuno faccia qualcosa di buono per gli altri in modo gratuito, senza chiedere nulla in cambio, solo per il piacere di farlo.
Molte persone sono dominate dal desiderio di trarre dalle loro azioni solamente un profitto personale, salvo che poi non sono mai soddisfatte, perché non c'è mai un limite al desiderio e niente dà loro una serenità interiore che duri nel tempo. Per molti gratis è una parola che ha un senso solo se riescono ad ottenere qualcosa gratuitamente, senza spendere soldi o fare fatica. Ricordo una bellissima definizione del narcisista, credo sia di Woody Allen, che suona più o meno così: "Il narcisista vuole prendere la caramella che c'è nella macchinetta distributrice, ma senza infilare la monetina".
A me è capitato spesso di vedere la meraviglia nel viso di persone cui avevo fatto una gentilezza per il puro piacere di farla. Una volta, ad esempio, è caduto a terra un oggetto a una signora che camminava davanti a me, io l'ho raccolto e affrettando il passo l'ho raggiunta; lei si è girata con un po' di paura, poi quando ha visto il mio sorriso e ha capito che volevo solo farle una cortesia, è rimasta un attimo imbambolata come se non credesse ai suoi occhi...
Ma il nostro mondo è quello in cui viviamo. Se riusciamo a fare in modo che nel nostro mondo ci sia qualcuno che è un po' più felice, magari più fiducioso nel prossimo, forse abbiamo fatto una piccola cosa per migliorarlo davvero. Invece, se ci lamentiamo solamente che il mondo va male e non facciamo niente di positivo per migliorarlo e stiamo sempre ad aspettare che qualcuno faccia qualcosa di gentile per noi, forse non stiamo facendo la cosa giusta.
Sono d'accordo con l'I King, l'antico testo cinese, che dice:" Per combattere a fondo il male bisogna fare il bene", ma deve essere un bene veramente sentito, non formale, che dobbiamo indirizzare anche verso noi stessi, altrimenti rischiamo di diventare tristi, pessimisti o addirittura cinici perchè, non sapendo concederci un po' di bene, diventiamo troppo bisognosi dell'affetto degli altri.
mercoledì 23 settembre 2020
la paura di vivere degli adolescenti
Qualche anno fa, quando ho saputo per la prima volta dell'esistenza degli hikikomori non mi sono troppo preoccupato: sono lontani da noi, pensavo, è un fenomeno che riguarda la società giapponese. Gli hikikomori sono quei ragazzi giapponesi che vivono perennemente chiusi nella loro stanza per protestare contro la società nipponica; solo raramente escono di casa e nei casi più gravi i genitori lasciano loro il cibo fuori dalla porta della camera, senza entrare.
Poi, col tempo, ho scoperto che i ragazzi che restano rinchiusi in casa, ci sono anche in Italia, anche se non hanno motivazioni politiche e sociali come i loro coetanei giapponesi; nel mio lavoro ne ho conosciuti alcuni e parlando con loro ho capito qual'è il loro problema: la paura di vivere.
Può sembrare incredibile, ma esistono dei ragazzi molto intelligenti, gentili, a prima vista normalissimi, che hanno delle gravissime lacune nel sapere cosa vogliono, cosa valgono, come ci si rapporta con gli altri, come ci si muove nel mondo reale. Perciò hanno paura di uscire di casa, una paura paralizzante di relazionarsi con altre persone per qualsiasi motivo. Una delle poche cose che riescono a fare in compagnia è passare il tempo con un gruppetto di amici simili a loro a fare giochi di ruolo molto complessi, con tornei che a volte durano mesi, vivendo in un mondo virtuale, anche se stanno insieme a giocare in presenza. Per la maggior parte sono maschi e non hanno praticamente relazioni con le coetanee.
Non sono scansafatiche, semplicemente non hanno le competenze necessarie per vivere per cui l'unica cosa che riescono a fare è giocare, perché non hanno la capacità di assumersi responsabilità nel mondo reale.
Sto parlando di ragazzi di 20-25 anni seri, intelligenti, educati, rispettosi, di buona famiglia. Spesso non hanno la minima idea di quale lavoro vorrebbero fare, qualcuno si è bloccato da anni all'ultimo anno dell'università e non ha più dato esami. I genitori non sanno cosa fare, così arrivano da me.
Ed è come se io dovessi insegnare loro tutto quello che ho insegnato a mio figlio da quando aveva 3-4 anni fino ad adesso che ne ha 20: ascoltare e conoscere ciò che sentono davvero vero per loro, il coraggio di metterlo in pratica, la normalità delle frustrazioni, dei propri limiti e dei propri sbagli, l'accontentarsi di piccoli progressi, ecc
E quello che mi chiedo sempre è: ma dov'erano questi genitori in tutti questi anni, cosa diavolo gli hanno insegnato, perché hanno lasciato che la situazione rimanesse bloccata per tanti anni, non vedevano che loro figlio stava male?
Mi viene da pensare che alla rappresentazione della società e del modo di vivere adulto data loro dai genitori, questi ragazzi abbiano risposto chiudendosi in camera loro, unico porto sicuro che li ha potuto proteggere dalle tempeste che si sono abituati a vedere o a immaginare nel mondo degli adulti.
Una volta uno di questi ragazzi mi disse che, provando dei fortissimi sensi di colpa per non riuscire a fare le cose che avrebbe dovuto fare, non si sentiva nemmeno legittimato a fare le cose che gli sarebbe piaciuto fare. Forse in questa frase c'è qualcosa che spiega l'origine del problema: un'autostima bassissima e un eccesso di colpevolizzazione che annichiliscono, che inibiscono ogni naturale manifestazione di energia vitale o, più semplicemente, paura di vivere.
Quando il lavoro psicologico va bene, li vedo riaprirsi pian piano alla vita, scoprono di avere qualità da spendere nel rapporto con gli altri, cresce la sicurezza e la fiducia in se stessi, ed è una specie di seconda nascita: rinascono al mondo ed escono tutti i giorni di casa.
mercoledì 16 settembre 2020
per una ecologia della mente
Oggi una mia paziente mi ha chiesto: vorrei sapere cosa ne pensa lei di quelli che, irrazionalmente, negano l'evidenza dei fatti, cioè la contagiosita' e la mortalità del Covid e sostengono che non esiste, di quelli che pensano che c'è qualcuno che ci vuole limitare la libertà e danneggiarci coi vaccini, ecc.
Io credo che ciascuno possa avere le proprie opinioni, che possa non credere alla scienza o alla medicina, e in generale avere delle opinioni diverse su qualsiasi tema ed argomento. Ci mancherebbe! Non è questo il problema!
Io sono preoccupato quando vedo il terrore profondo che anima certe persone che devono essere sicure al 100% che le loro idee sono giuste e questa sicurezza è così profondamente interiorizzata che qualunque cosa un altro possa dire per invitarli a un dialogo razionale, non la ascoltano nemmeno o la ascoltano con sufficienza per un po' per poi ribadire con assoluta certezza il loro incontrastabile punto di vista. Questo mi spaventa, perchè nella mia esperienza lavorativa ne ho visti parecchi di pazienti con tratti di personalità paranoici coi quali qualsiasi dialogo razionale è impossibile e so che una umanità composta di persone siffatte non può che portare ad avere sempre dei nemici da combattere ed eliminare.
I paranoici non possono vivere senza nemici, perchè dividono il mondo con un taglio netto in due fette: da una parte chi la pensa come loro (amici) e dall'altra chi la pensa diversamente da loro (nemici) e tra queste due fette c'è uno spazio che rimane tristemente vuoto, inaccessibile al dialogo; al confine non ci si può trovare per parlare e dialogare perchè mors tua, vita mea: quindi devo eliminarti: URSS contro USA, guerra fredda, bombe atomiche, il dottor Stranamore (ricordate?), mentre anche oggi Trump è orgoglioso di annunciare al mondo che è l'unico ad avere delle armi che possono eliminare una volta per tutte qualsiasi nemico.
E' la violenza assoluta anche solo verbale verso l'altro che mi spaventa, la violenza che nasce dal terrore di soccombere, di essere finito se ciò che pensa l'altro si rivelasse vero. E da ciò nasce la necessità di eliminare l'altro, per sopravvivere, per non morire. Immaginate cosa sarebbe la nostra società se aumentasse sempre più il numero delle persone con le quali è impossibile dialogare, che o la pensi come loro o sei una minaccia da eliminare.
Chiunque ha avuto a che fare con una persona con dei tratti paranoici di personalità sa di cosa sto parlando: l'impossibilità di un dialogo, di un confronto civile, perchè per un paranoico non ha diritto di esistere niente che sia diverso dalla sua verità.
Credo che bisognerebbe far nascere intese a livello globale per cercare di affrontare questo problema, che non ha meno valore di quello ecologico: l'ecologia della mente non è meno importante dell'ecologia della Terra!
Mentre dico questo sento già la critica che farebbe il gruppo di paranoici: "ecco, vedi, il paranoico sei tu, che hai paura di noi, sei violento e ci vorresti togliere di mezzo, noi invece con la nostra lotta vogliamo salvare anche te"! E questo è esattamente il punto aldilà del quale non si riesce ad andare nel dialogo razionale con i paranoici a meno che non si riesca con molta fatica a portarli ad avere più autostima, a sentire dei sentimenti caldi e affettuosi per sè, in modo che non siano così tanto spaventati dal mondo esterno, dagli altri. Ogni volta che riusciamo a raggiungere una sufficiente autostima o aiutiamo gli altri a farlo, stiamo togliendo spazio alla paranoia e quindi stiamo migliorando il mondo, stiamo allargando gli spazi del rispetto, del dialogo e dell'amore reciproco.
Ecco, adesso posso dirvi cosa ho risposto oggi alla domanda della mia paziente:
temo che sempre più persone diventino paranoiche sia a livello individuale che a livello sociale più di quanto io tema il Coronavirus o qualsiasi altra cosa.
giovedì 10 settembre 2020
il medico di famiglia
Credo molto nell'utilità del medico di base (o di famiglia, o di medicina generale, che dir si voglia).
So che non è facile trovare medici di base che si interessino anche dello stato emotivo del paziente, ma credo che bisognerebbe cambiare medico fino a quando non se ne trovi uno col quale sia possibile avere una relazione fatta anche di un minimo di ascolto e di dialogo, che, ad esempio, ci chieda e poi si ricordi come, dove e con chi viviamo.
Solamente negli ultimi anni, a causa dei tagli alla spesa pubblica nel settore della sanità, sembra che si stia pensando di offrire ai medici un po' di formazione sul rapporto psicologico col paziente, al fine di risparmiare sulle prescrizioni dei farmaci.
mercoledì 9 settembre 2020
Carpe diem (cogli il giorno)
Sulla necessità di vivere il tempo presente senza indugiare troppo sul passato o senza pensare troppo al futuro sono stati scritti molti saggi e trattati.
Nel primo secolo a.C. Orazio scrisse questa breve e semplice poesia intitolata Carpe diem, che forse compendia in sé tutto quello che di veramente importante si può dire sull'argomento.
A mio parere non è un inno a godere unicamente l'attimo presente e a fregarsene di tutto il resto (come purtroppo capita spesso di veder fare al giorno d'oggi), è piuttosto un invito ad onorare ogni momento della vita che ci è concesso vivendola a fondo con consapevolezza, senza sprecarla inutilmente in vani lamenti o in desideri inappagabili di immortalità (oggi si parlerebbe di mindfulness o buddhità).
Mi è anche venuto da pensare che accostando al Carpe diem (cogli il giorno) di Orazio il Panta rei di Eraclito (tutto scorre, la realtà è in continuo divenire), si ha una sintesi degli aspetti statici e dinamici della realtà, che sempre si trasforma ma che può essere vissuta consapevolmente in ogni momento.
E' curioso che mi sia capitato di rileggere questa poesia per caso dopo tanti anni, mentre facevo delle ricerche su internet per risolvere la definizione di un cruciverba che riguardava Orazio (!). L'avevo forse studiata al liceo tanti anni fa, ma quando l'ho riletta mi ha attirato e affascinato: per qualche minuto ho avuto la necessità di rileggerla più volte lentamente, gustandola come un ottimo vino rosso pregiato, sorso dopo sorso.
Eccola (notate la forza del primo e del quinto verso):
Tu non chiedere, è vietato sapere
quale fine a me, quale a te
gli dei abbiano assegnato, o Leucone,
e non consultare la cabala babilonese.
Quanto è meglio, qualsiasi cosa sarà, accettarla!
Sia che Giove abbia assegnato più inverni,
sia che abbia assegnato come ultimo
quello che ora sfianca con le scogliere di pomice
che gli si oppongono il mare Tirreno,
sii saggia: filtra il vino
e ad una breve scadenza limita la lunga speranza.
Mentre parliamo sarà fuggito, inesorabile il tempo:
cogli il giorno, il meno possibile fiduciosa in quello successivo.
Orazio (Carm. 1,11)