Mi capita spesso di essere contattato da coppie di genitori che mi chiedono se posso aiutare il loro figlio ormai maggiorenne, perchè loro non riescono più ad avere con lui nessun dialogo costruttivo. La prima cosa che generalmente chiedo è se il figlio ha espresso il desiderio di andare da uno psicologo. Una parte dei genitori risponde di no, che non ne vuole proprio sapere ma che bisognerebbe convincerlo. Però è impossibile convincere un adolescente ad andare dallo psicologo se ritiene di non averne bisogno. I più non accettano di venire a parlarmi neanche una sola volta. Chi viene ha un solo argomento che può fargli cambiare idea, però solo se il ragazzo soffre della situazione in famiglia. L'argomento è: se vieni qui non vieni per diventare quello che vogliono i tuoi genitori, ma per cercare di avere un aiuto a stare meglio tu, a capire davvero chi sei e cosa vuoi, insomma ad ascoltarti e poter dialogare con qualcuno che ti ascolta, che dà valore a quello che pensi e dici e che non ti vuole far diventare quello che vuole lui.
A volte il ragazzo accetta e inizia un lavoro che lo porta a stare meglio, a diventare davvero più se stesso, a intraprendere un percorso individuale di crescita che lo porta ad essere più autonomo, ad occuparsi seriamente dei suoi problemi e finalmente a distaccarsi in un modo positivo dai suoi genitori.
Perchè un adolescente accetta di cominciare a fare un lavoro psicologico con me? Perchè io, dicendogli queste cose, gli ho detto esattamente quello che lui avrebbe sempre desiderato sentirsi dire dai suoi genitori e che purtroppo loro non hanno mai detto e in più gli ho fatto sentire che il suo destino è nelle sue mani e che io ho fiducia che lui possa farcela a trovare la sua strada.
Ma com'è che a 18-20 anni in famiglia non c'è la fiducia tra genitori e figli? ( quasi sempre la fiducia manca da entrambe le parti: i figli non si fidano dei genitori e viceversa). Com'è che non si riesce a parlare? Il problema non è nato da qualche giorno, ma è cresciuto nel tempo, forse è cominciato quando il figlio era piccolo piccolo e si è alimentato ogni anno di più, oppure è nato a un certo punto, fatto sta che si è creata una frattura. Ecco, questa frattura non dovrebbe esserci mai e per scongiurarla c'è solo un metodo: non fare finta di niente, non abbandonare il campo quando si avvertono i primi scricchiolii della relazione. E' come quando non si sente più il battito del cuore e nei film un dottore dell'equipe medica che sta operando il paziente dice la famosa frase: Lo stiamo perdendo, lo stiamo perdendo! E' proprio in quel momento che bisogna moltiplicare gli sforzi, immaginare anche l'impossibile, gettando in campo tutte le energie e gli aiuti disponibili.
Se si rompe definitivamente il rapporto, se il figlio non stima più i genitori, se ritiene di non essere da loro visto, se sente che recitano frasi di rito o lo minacciano solamente, il figlio taglia la relazione. E' troppo penoso per un figlio dialogare con un genitore che non lo vede e non ha fiducia in lui.
So che non è facile, so che ci sono dei momenti difficilissimi, ma bisogna fare di tutto per salvare la relazione, anche prendendo il figlio e dicendogli sinceramente col cuore in mano: non ci capisco più niente, per piacere aiutami tu.
Spesso funziona.