lunedì 29 giugno 2020

sogni che aiutano a vivere meglio (2)


E' necessario sognare? Perchè molte persone non ricordano mai sogni mentre altre hanno coi sogni un rapporto quasi quotidiano?

Molte sono le domande che ci si può porre rispetto a questo evento apparentemente strano che è il sogno. Credo che la prima cosa da dire al riguardo è che i sogni sono strettamente personali e quindi ciascuno di noi ha il suo rapporto coi propri sogni indipendentemente da ciò che accade agli altri, per cui se una persona non ricorda mai i sogni il motivo può essere molto semplicemente che non ne ha bisogno e che la sua vita scorre bene anche senza dialogare con le immagini oniriche. 
Per qualcun altro, invece, è importante ricordare i sogni, perchè lo aiutano a trovare un equilibrio migliore nella propria vita e questa è proprio la funzione che i sogni svolgono in psicoterapia. I contenuti dei sogni possono aiutare a riequilibrare idee o sentimenti troppo unilaterali e quindi disfunzionali. Ricordo a questo proposito una mia paziente che viveva da sola ed era molto triste e depressa, che sognava quasi quotidianamente di andare a ballare, partecipare a feste e stare allegramente in mezzo ad amici. 
In psicoterapia i sogni possono servire proprio a questo: a portare alla luce quella parte di noi che ci teniamo dentro, che non è conosciuta (in-conscia) e che ci può aiutare a trovare un migliore equilibrio personale.

Vi racconto la storia di una mia paziente che vidi parecchi anni fa, che è emblematica di come un sogno possa aprire alla coscienza di una persona nuove strade e nuove possibilità di crescita e sviluppo personale, facendola uscire da una situazione di blocco delle energie vitali per arrivare a un recupero della propria autenticità e della libertà di essere se stessa.


Un giorno suonò alla porta del mio studio una ragazza di 22 anni. Aprii la porta e la vidi salire le scale. Aveva il passo molto lento e pesante, lo sguardo verso terra, era tutta vestita di nero, neri anche i lunghi capelli, sembrava facesse molta fatica anche solo a respirare. Entrò, si sedette immobile e muta sulla poltrona, sempre con lo sguardo fisso sul pavimento. Le chiesi perchè fosse venuta da me e lei, parlando a voce bassissima e con una lentezza incredibile, mi disse che da parecchio tempo sentiva di non avere più energie, più interessi, più voglia di vivere e che non sapeva perchè. Non aveva amicizie vere, mai avuto un fidanzato, non c'era dialogo coi suoi genitori coi quali viveva, non c'era al mondo qualcosa che le desse gioia.
Per circa un'ora parlai con lei cercando di riuscire a trovare qualche aggancio positivo alla vita, qualcosa che avesse a che fare con la vitalità, la gioia, l'allegria, ma il risultato fu negativo. Sembrava che nel suo mondo ci fosse solo tristezza. Alla fine, non avendo trovato niente cui appigliarmi, le proposi di fare un altro incontro, chiedendole di prestare attenzione ai sogni (anche se lei disse che non ne ricordava mai) e di annotarseli se ne avesse ricordati.
Quando tornò mi disse che aveva ricordato un sogno:

Il sogno era ambientato in un aeroporto e si sapeva che lei si stava imbarcando su un aereo diretto in Argentina.

Cominciammo a parlare di questo sogno. Le chiesi cosa aveva di particolare, cosa rappresentava per lei l'Argentina e, con mio grande stupore, per la prima volta la ragazza acquisto vitalità, sollevò lo sguardo da terra e, guardandomi per la prima volta in faccia, mi disse che per lei l'Argentina era una terra calda e vitale, dove le persone ballavano e cantavano e c'era molta gioia di vivere.
Questo sogno mi fece intravedere una speranza di poter aiutare questa ragazza: la sua parte conscia era completamente a terra, ma dentro di lei, nel suo inconscio, c'era chiarezza sulla meta da raggiungere e il sogno diceva chiaramente che il viaggio era possibile farlo, non c'erano intralci.
Questo sogno era stato ricordato la notte successiva al nostro primo incontro e questo mi fece pensare che il viaggio di cui parlava il sogno avesse qualcosa a che fare con la nostra prima seduta, come se il suo inconscio vedesse positivamente l'inizio della psicoterapia, come l'inizio di un viaggio verso l'Argentina.

In effetti fu così. Ad ogni seduta successiva la ragazza mi portò sogni nuovi pieni di contenuti dinamici e vitali che la parte conscia non conosceva. Tali sogni illustrarono i problemi da affrontare, il percorso da compiere per uscire dalla sua situazione di blocco emotivo, per ritrovare la sua naturale voglia di vivere. E grazie anche alla fiducia che si stabilì nel nostro rapporto, la paziente riuscì, nell'arco di un paio di anni a ribaltare completamente la situazione: trovò per la prima volta un fidanzato, trovò un lavoro, andò a vivere da sola e poi un giorno venne a salutarmi e a ringraziarmi, dicendo che d'ora in avanti si sentiva di continuare il viaggio da sola. Dopo parecchi anni sono venuto casualmente a sapere che si è sposata e ha avuto due figli.

Mi piace raccontare questa storia perchè è stata molto soddisfacente per me ed è finita bene, ma soprattutto perchè hanno fatto quasi tutto i sogni, dall'inizio alla fine: la paziente li ha registrati e ci ha dialogato, mentre io l'ho sostenuta emotivamente ed affettivamente in questo percorso.
Mi sembra che sia una storia che possa aiutare a capire come l'interpretazione dei sogni non sia solamente una questione tecnica e razionale, l'associazione di un'immagine onirica ad un significato standard, come si trova in certi pseudomanuali. Il rapporto con i sogni ha sempre un valore affettivo individuale, i nostri sogni sono quanto di più personale esista al mondo e soprattutto hanno un valore emotivo e creativo che può veramente aiutarci a recuperare un equilibrio psichico migliore.   
     

lunedì 22 giugno 2020

interpretazione dei sogni e affettività in psicoterapia (1)

Dietro alle problematiche psicologiche importanti, c'è sempre un passato segnato da carenze o eccessi di affettività, da insicurezze o eccessive sicurezze, da eccessi di valutazione di sé o da scarsa autostima, da sensi di colpa, da incapacità di stabilire rapporti d'amore o d'amicizia (non solo con gli altri ma anche con se stessi), da estremo disinteresse o da eccesso di cura per sé e per gli altri.
In alcuni casi, se non ci si prende cura di sé e non si elaborano le ferite emotive che le esperienze negative della vita ci hanno creato e che rimangono aperte e vive dentro di noi, non si può sperare di fare pace con il nostro essere nel mondo. La razionalità, che pure è fondamentale per vivere bene, non può, da sola, curare queste ferite. Capire ciò che ci è successo non basta, bisogna fare esperienza dei sentimenti che ci sono mancati, ma anche di quelle parti affettive positive, autentiche e terapeutiche che esistono dentro di noi ma che non abbiamo mai conosciuto o che abbiamo dimenticato. Se ne diventiamo consapevoli e le integriamo nella nostra personalità, possiamo davvero riconciliarci con noi stessi e superare tanti timori e tante paure.

Attraverso il dialogo coi nostri sogni, possiamo spesso scoprire contenuti affettivi, doti e qualità positive che non sapevamo di avere, che ci aiutano a trovare le risposte alle nostre domande e ai nostri dubbi più intimi e profondi.

Si può affermare che abbia senso oggi prestare attenzione alle immagini e ai racconti dei nostri sogni, che talvolta ci appaiono molto chiari, mentre altre volte ci sembrano incomprensibili? Io credo di sì, a patto che non vogliamo cercare interpretazioni  teoriche troppo rigide e schematiche dei contenuti che si manifestano nei sogni. Penso che sia più importante prendere coscienza degli affetti e dei sentimenti che le immagini oniriche portano alla coscienza, piuttosto che dare interpretazioni definitive della loro simbologia.
Jung diceva che quando gli psicoterapeuti sono insieme ai pazienti devono dimenticare tutte le loro conoscenze teoriche, non perchè non siano importanti, ma perchè la cosa fondamentale è la relazione emotiva col paziente. Grazie ad un rapporto emotivo intenso e autentico col terapeuta, una persona può sanare le proprie ferite, acquistare consapevolezza di sè e raggiungere un migliore equilibrio interiore.

I sogni, proprio perchè ci parlano prevalentemente attraverso immagini e simboli, sono spesso portatori di una carica energetica affettiva. Quando ricordiamo un sogno, abbiamo quasi sempre un sentimento particolare (stupore, gioia, timore, benessere, inquietudine...) perchè i sogni fanno circolare dentro di noi un'energia psichica che proviene da immagini che hanno una tonalità affettiva. Ricordandoli, rivivendo le emozioni che ci hanno trasmesso, parlandone col terapeuta e ricercandone insieme un significato che ci sentiamo di riconoscere come autentico, spesso i sogni ci permettono di illuminare da nuovi punti di vista le nostre problematiche affettive, offrendoci materiale per la loro elaborazione.
Nel prossimo post vi racconterò un caso clinico, una storia in cui un singolo, piccolo sogno carico di affettività ha permesso l'aprirsi di un processo di crescita e consapevolezza di sè che era rimasto bloccato per molto tempo.


sabato 13 giugno 2020

viaggi dell'anima

I viaggi sono un'occasione per ristorare corpo e psiche, per uscire dalla routine del quotidiano e fare esperienze nuove. A volte, mentre si è in viaggio, da situazioni impreviste nascono emozioni profonde che rimangono dentro per sempre: a me è capitato la prima volta più di trent'anni fa a Masi Torello.
Il viaggio non era stato organizzato, è stato il frutto di contingenze particolari e imprevedibili, un'esperienza fuori da qualsiasi schema prefissato. C'è stato veramente un incontro con lo sconosciuto, con l'imponderabile, con l'inaspettato, che credo siano le caratteristiche di fondo più vere di un viaggio e della vita stessa.

Credo che vi domanderete dov'è Masi Torello e quali particolarità abbia per meritare un viaggio. Domanda lecita, perchè sicuramente nessuna rivista o agenzia di viaggio ha mai citato questa località e nessun tour operator ha mai organizzato viaggi in quel luogo.
All'epoca dei fatti, Masi Torello era un piccolo paese della bassa ferrarese e non aveva assolutamente niente che valesse il viaggio; me lo ricordo come un paesino del far west: una strada centrale, con qualche casa a fianco, un bar. Fine.

Era il mattino di Ferragosto di un'estate bollente, ero partito in automobile da mezzora dai lidi ferraresi per tornare a casa sulla superstrada che in 60 km. collega Porto Garibaldi a Ferrara.
Proprio a metà strada, in mezzo alla landa desolata, il motore prima tossisce poi, inesorabilmente, smette di funzionare. 
Accosto imprecando, fermo la macchina in una piazzola e cerco di farla ripartire: niente. Guardo sconsolato il nulla che ho intorno: poche auto che passano velocemente, nessuno si ferma (non c'erano ancora i cellulari).
Intravedo qualche casa lontana, chiudo l'auto e inizio a camminare. Il sole è a picco, l'asfalto rovente e sudo maledettamente; dopo 2 km. in mezzo al nulla arrivo a un piccolo paesino vuoto e desolato: Masi Torello, appunto.
E' tutto chiuso, l'unico luogo aperto è un piccolo bar: si chiama Bar Mocambo. Entro, è vuoto, in un angolo c'è un box per bimbi piccoli con dentro una bimba di un anno che gioca: prendo un paio di ghiaccioli per rinfrescarmi. Spiego alla barista il mio problema, lei gentilmente mi mette in contatto con un autofficina e dopo mezzora arriva il meccanico sudato; insieme a lui ritorno alla mia auto abbandonata: la diagnosi è tragica: bisogna sostituire un pezzo del motore, gliela devo lasciare per qualche giorno.
Mi dice che per tornare a casa posso prendere la corriera, che passa dal paese e va a Ferrara, poi da lì con un'altra corriera potrò arrivare a Modena.
Torno al Bar Mocambo, prendo un altro ghiacciolo. La barista parla alla bimba nel box chiamandola Candy Candy (!). Guardo l'orario degli autobus: ci sarà una corriera tra un'ora. Mentre aspetto, mangio un panino. Clienti sempre zero. Dopo un'ora arriva la corriera, una di quelle dei film degli anni '50: scassata, lenta e maleodorante. Salgo. Dopo dieci minuti parte: il termometro segna più di 40°, il vecchio motore mi fa vibrare la pancia, velocità da lumaca, pochissimi viaggiatori, quasi tutti anziani. Avremmo potuto essere in Colombia. 
Comincia il viaggio, il sudore mi scioglie, a un certo punto la corriera si ferma lungo la strada. C'è il camioncino di un contadino che vende delle prugne. L'autista scende, contratta, paga e carica sulla corriera la cassetta di prugne che porterà a casa sua. La corriera riparte, lentamente e dopo due ore arriviamo a Ferrara. Lì, dopo un'ora, arriva l'altra corriera, salgo e dopo un'ora sono a Modena, finalmente a casa.

Incredibilmente, a distanza di tanti anni, il ricordo di quel viaggio continua ad essere vivissimo dentro di me, continua a sembrarmi un'esperienza unica, irripetibile, piena di senso e di sentimenti. Perchè Masi Torello e quel viaggio mi sono rimasti nel cuore più di tante mete turistiche che ho visitato nel frattempo? E perchè mi ha lasciato delle emozioni così forti?

domenica 7 giugno 2020

la giusta velocità

Trad. "Affrettati lentamente"
Ma quando ci sarebbe successo, senza il virus, di sperimentare questa vita rallentata, così diversa da quella corsa continua che vivevamo prima? 
Provo un senso di gratitudine per questa opportunità di rallentare TUTTO, di abbassare la velocità, di andare più piano, di avere tempi più distesi e potersi godere lo scorrere della vita. Come nei nastri da registrazione, che se li fai andare piano, hai più spazio per registrare più cose e consumi meno nastro.
Perché davvero si schiuma l'essenziale, che emerge e si manifesta nella sua concretezza. 
Non sono più seduzioni o interessi esterni (spesso manipolati da altri) a determinare il nostro movimento, le nostre motivazioni. Siamo noi, chiusi nel limite, amico del tempo che scorre più lentamente, che ci riappropriamo della possibilità di decidere in autonomia cosa, quando e come fare, che poi significa davvero vivere la NOSTRA vita.
Ovvio, ci vuole uno spazio-casa, uno spazio-affetti (fuori e dentro di sé), uno spazio-economia (i soldi per l'essenziale) e uno spazio-cultura o manualità.
Ma c'è anche la domanda: e dopo? Quando la manovella che detta il ritmo del vivere verrà di nuovo girata da qualcuno sempre più velocemente, torneremo i criceti di prima? Trascorreremo di nuovo le nostre giornate sulle montagne russe, presi da mille impegni o alla ricerca di emozioni forti che ci riempiano quegli spazi psichici che il nostro incedere più lento non più praticato non ci permetterà più di colmare?
Spero che per il resto della nostra vita la memoria di questo tempo rallentato si sedimenti dentro di noi, cosicché, al momento opportuno, potremo andarla a ripescare, per ricordarci che spesso possiamo scegliere la velocità e la modalità giusta per noi, quella che ci permette di assaporare, gustare e godere pienamente ogni istante della nostra vita.