Il titolo del post è quello di una canzone popolare cilena diventata famosa ai tempi della dittatura del generale Pinochet in Cile negli anni '70 del secolo scorso, l'equivalente andino della nostra Bella Ciao.
Questo titolo mi è venuto in mente mentre pensavo a come ha reagito diversamente il popolo italiano al Covid nei due diversi periodi, prima in marzo-aprile e poi in ottobre-novembre di quest'anno.
In primavera ci fu una grande reazione unitaria, corale, caratterizzata dalla solidarietà, dalla battaglia comune contro il virus, eravamo tutti uniti contro un solo nemico, il virus che minacciava le nostre vite e quelle dei nostri cari. Questo sentimento di unitad popular, enfatizzato dai media, che mostravano immagini di lenzuolate e incontri tra un balcone e l'altro col sottofondo continuo del mantra "Andrà tutto bene", ci fece sentire solidali, uniti, parte di una comunità coesa e coraggiosa nel lottare insieme a tutti gli altri e ci diede sostegno nell'affrontare un periodo difficile di privazioni mai patite prima: si soffriva insieme e si era solidali gli uni cogli altri, quasi come le popolazioni italiane contadine, povere e quasi senza cibo, negli anni '50 dopo la fine della guerra.
Poi, in estate, qualcosa cambiò. Da un lato cominciarono a prendere voce i negazionisti e i complottisti, dall'altro lato comparvero i menefreghisti, quelli che riempivano le discoteche in Sardegna senza mascherine e quelli che, sentendosi al sicuro, giravano senza protezioni mettendo a rischio la libertà conquistata da tutti noi con le fatiche del lockdown.
Arrivò la seconda ondata, che in primavera era stata ampiamente prevista, ma noi non eravamo più uniti. Il nemico non era più uno solo, il virus, contro cui lottare compatti: i nemici si moltiplicarono: il virus, i negazionisti, i complottisti, i menefreghisti. I medici e gli infermieri, che in primavera erano i nostri eroi, diventarono oggetto di odio e persecuzione. La rabbia e l'ira cominciarono a circolare più del virus: non eravamo più coesi, eravamo disgregati, divisi, gli uni contro gli altri, i nemici erano tra le nostre file, erano tra di noi.
Le nostre divisioni interne fecero aumentare la stanchezza, si moltiplicarono le paure e tutto ciò diede un colpo terribile alla fiducia e alla speranza che avevamo coltivato in primavera, generando il timore che non ne saremmo mai più venuti fuori. Il virus stava vincendo di nuovo, non perchè fosse diventato più forte, ma semplicemente perchè noi ci eravamo divisi e ciò ci faceva sentire stanchi, letteralmente "a pezzi". Adesso vedremo come andrà col Natale e con i vaccini che dovrebbero arrivare.
Però, quando la pandemia sarà passata, dovremmo mantenere e trasmettere alle future generazioni il ricordo di ciò che abbiamo sperimentato: che l'unione tra esseri umani può dare a tutti la forza per affrontare momenti difficili, mentre le divisioni annichiliscono, tolgono forza ed energia a tutti e portano alla sconfitta.
Se poi qualcuno vuole estendere il discorso dal virus alla politica...