La nostra vita scorre tra due sentimenti opposti: l'impotenza e l'onnipotenza.
A volte uno dei due ci possiede e ci ritroviamo a pensare che non riusciamo a fare nulla di buono oppure che possiamo compiere imprese impossibili.
Spesso questi due opposti stati d'animo si manifestano uno dopo l'altro, per cui ci sentiamo onnipotenti e ci avventuriamo in progetti che poi non riusciamo a portare a compimento, dopodichè il nostro umore vira verso il nero della depressione, della svalorizzazione di sè, della perdita di autostima.
La cosa veramente importante è, momento per momento, conoscere abbastanza bene le nostre forze e le nostre capacità, per percorrere quei sentieri della vita che sono alla nostra portata, così come in montagna sarebbe assurdo che un escursionista non troppo esperto si avventurasse in ferrate o arrampicate difficili e pericolose.
La domanda è: perchè non ci accettiamo così come siamo, coi nostri pregi e difetti? Perchè non ci amiamo per ciò che siamo veramente? Perchè dobbiamo sempre dimostrarci di essere migliori di ciò che siamo per volerci bene?
La risposta spesso è che non siamo stati apprezzati a sufficienza da un genitore o da tutti e due e, senza rendercene conto, passiamo la vita a cercare di essere sempre migliori per cercare di ottenere dagli altri quell'approvazione, quell'apprezzamento che ci è mancato quando eravamo più piccoli e del quale soffriamo ancora la mancanza.
E' una specie di condanna che ci portiamo dentro e che non ha mai fine se non la stoppiamo.
Fare la pace con noi stessi, accettarci per ciò che siamo veramente, è il frutto di una presa di posizione interiore affettiva ed emotiva, di un cambiamento di rotta, che ci porta a riconoscere che nessuno, nemmeno i nostri genitori, ha il diritto di dirci come dobbiamo diventare per essere degni di essere amati, oppure di farci sentire in colpa se non facciamo quello che loro ritengono giusto.
Il chè significa rivendicare a noi stessi il diritto ad esistere in base a ciò che sentiamo e crediamo vero: un'assunzione di responsabilità verso noi stessi che costituisce la differenza tra il bambino dipendente dai genitori e l'adulto libero e autonomo.