mercoledì 2 giugno 2021

l'importanza delle immagini e dei simboli nella psiche, nella pubblicità e in politica

 

J.W.Waterhouse: Psiche (1903)

La psiche si manifesta attraverso le immagini dei sogni, che a volte sono precise perfino nei dettagli, altre volte sono confuse e poco chiare.

Al risveglio dopo un sogno, le domande che si possono fare sono: perchè proprio queste immagini? Perché questi dettagli? Perché questa particolare combinazione di elementi e non una diversa? Perchè lo spazio e il tempo spesso non sono rispettati? Il dialogo con le immagini dei sogni comincia necessariamente dal ricordo preciso delle immagini sognate per poi lasciarle risuonare emotivamente dentro di noi.
Mentre Freud tendeva ad interpretare l'inconscio quasi esclusivamente in chiave sessuale, Jung, introducendo il concetto di realtà della psiche, ci ha insegnato ad ascoltare le immagini e a lasciare che esse agiscano su di noi emotivamente, facendoci venire in mente associazioni e collegamenti nuovi: chiamò questo metodo di lavoro amplificazione. Egli diede la massima importanza alla risonanza emotiva che le immagini hanno su di noi. Elaborò la teoria dei complessi (nome che divenne poi di moda), che egli definì complessi a tonalità affettiva, rimarcando l'importanza del sentire nell'accostarsi alla nostra interiorità.
Le immagini che lo colpivano di più erano quelle che mettevano insieme due o più elementi, che nella realtà diurna non stavano o non potevano stare insieme: pensò che se la psiche creava una immagine particolare, ci doveva essere un motivo, una spiegazione speciale. Il valore poetico della psiche nasce dal suo linguaggio immaginale e simbolico.
Un simbolo è per Jung l'immagine più idonea che l'inconscio riesce a trovare per comunicarci qualcosa di importante.
Faccio un esempio.
Tantissimi anni fa ricordai un sogno importante. Avevo allora una relazione che si protraeva un po' stancamente e mi interrogavo sulla bontà di quel rapporto. Una notte sognai che a terra, sulla strada che conduceva alla casa dove abitavo insieme alla mia compagna, c'era un documento abbandonato. Mi chinai, lo raccolsi e vidi, con mio grande stupore, che era il mio libretto della pensione, con tanto di foto (allora avevo circa 25 anni). Quando mi svegliai mi venne spontaneo associare quella relazione che procedeva stancamente all'immagine del libretto della pensione, come se il sogno mi avesse voluto dire che con quella donna, in quella casa, stavo facendo una vita da pensionato, nonostante avessi 25 anni. Un po' lo sapevo già che quella relazione era un po' spenta, ma il poter vedere concretamente in sogno il libretto della pensione fu decisivo: mi diede il coraggio per affrontare la situazione. Compresi che il libretto della pensione era un simbolo che alludeva al rapporto.
Per i greci sunbolon era il nome di una tavoletta che veniva spezzata in due parti quando una persona doveva intraprendere un lungo viaggio: una parte la teneva chi partiva e l'altra parte la conservava chi restava, così nel periodo di lontananza, ciascuno dei due, guardando la propria parte di tavoletta, pensava all'altro che aveva la parte mancante. Simbolo quindi è una immagine concreta che allude, rimanda, fa venire in mente qualcosa di importante e collegato.
Le immagini hanno una forza emotiva molto superiore a quella delle parole e bene lo sanno i pubblicitari e gli uomini pubblici, che di immagini vivono e che curano meticolosamente sia la propria immagine pubblica sia quella dei prodotti che desiderano vendere.
Le immagini sono potentissime perchè entrano dentro di noi e arrivano a toccare la sfera dei nostri sentimenti; non è un caso se ancora ci ricordiamo quella volta in cui Berlusconi, seduto davanti a una scrivania vicino a Bruno Vespa,  firmò il patto con gli italiani nel 2001: una scena destinata a rimanere a lungo nella nostra memoria, sicuramente un escamotage pubblicitario e simbolico di fortissimo impatto, che è entrata nella psiche degli italiani proprio come la famiglia del Mulino Bianco o l'uomo che non deve chiedere mai, coi loro richiami emotivi e affettivi.
Le forze politiche che non riescono a offrire simboli e immagini simboliche significative e profonde agli elettori hanno scarse possibilità di avere successo, proprio come i prodotti che non possono fare pubblicità. 




5 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Mentre leggevo non ho potuto fare a meno di pensare a Salvini, Fatima e il quarto segreto rivelato.. per quanto riguarda i sogni mi dispiace non ricordarne molti, ma poi magari non sogno, essendo uno che sogna praticamente sempre ad occhi aperti, forse la notte tendo al giusto riposo.. ;)

alberto bertow marabello ha detto...

"Che i sogni siano simboli, che i sogni siano segni..."

Cantavano i csi
Comunque grazie, il discorso è davvero molto interessante

Se imparassimo il linguaggio di simboli e immagini. o se solo provassimo a vedere oltre, a cercare di capire cosa vuole davvero chi le sta usando, allora saremmo molto meno esposti a tutti questi televenditori ci ciarpame

Annamaria ha detto...

Molto interessante il discorso di Jung sui sogni e anche l'antica origine della parola "simbolo".
Le immagini sono davvero potentissime perchè ci restano dentro con la loro carica emotiva talora senza che ce ne accorgiamo.
Grazie!

frida ha detto...


E' vero che a volte i sogni sembrano confusi e parlarci di realtà che non ci corrispondono immediatamente ma, lavorando su di essi, è sorprendente rendersi conto di come invece siano precisi nel delineare la nostra situazione psichica.
C'è chi ai sogni non crede ( ritenendoli una sorta di cabala); chi cerca di trarne " profezie " per il futuro in modo del tutto superstizioso; chi non se li ricorda al mattino ( capita spesso, ma durante l' analisi - che agisce come una sorta di allenamento - è stupefacente capire come essi rimangano impressi nella coscienza).
E c'è - infine - chi ai sogni crede, ( quasi in modo scientifico ) e ad essi si affida per determinare le proprie scelte nel reale . E' il caso di Marie- Louise von Franz, l'allieva più vicina a Jung ( che continuò egregiamente la sua opera ) che non convolò a zozze col suo promesso sposo perché da un sogno ne aveva ricavato un parere negativo.

Ernest ha detto...

mi hai fatto venire in mente quanto mi dispero ogni volta che sogno ma poi appena mi sveglio mi perdo i dettagli
bisognerebbe fare come Kerouac, tenere un quaderno sul comodino e scrivere immediatamente