venerdì 11 giugno 2021

perdere l'orientamento


Viviamo immersi in una società che ci inonda di stimoli visivi e uditivi. Nella vita quotidiana ciascuno di noi vive in mezzo a vetrine di negozi, manifesti pubblicitari, insegne luminose, musica di sottofondo spesso ad alto volume, mezzi pubblici affollati con passeggeri che parlano ad alta voce, supermercati chiassosi in cui passiamo ore in mezzo all'affollamento e al rumore. Ci abbiamo fatto talmente l'abitudine che lo diamo per scontato e non ci passa per la testa che questo modo di vivere può avere una grande influenza su di noi. Nei piccoli paesini immersi nella natura si ha ancora la possibilità di trovare facilmente situazioni di pace e silenzio nonchè di contatto con la natura, che permettono di non avere così tanti richiami che ci distraggono dal contatto con noi stessi. 
Queste considerazioni mi sembrano importanti rispetto alla grande difficoltà che le persone spesso hanno nell'essere consapevoli di che cosa vogliono o desiderano davvero, di che cosa è davvero buono e nutriente per loro.
Quando chiedo a qualcuno cosa senta o desideri davvero, spesso mi capita di sentirmi rispondere "non lo so". Il fatto è che per sapere cosa si vuole veramente è necessario passare un po' di tempo ad ascoltarsi, a cercare di riconoscere la propria identità, ma come si fa se ci si trascura e si incanala la propria vita solo in base agli stimoli che vengono dall'esterno? Questo si chiama condizionamento e se è abituale diventa perdita del contatto con se stessi. Si diventa disabituati ad ascoltarsi e si può arrivare a non sapere più chi si è veramente. Si perde il contatto col proprio sentire, con quelli che sono i propri valori, il proprio bene, si perde la consapevolezza di cosa è davvero importante per noi.
Ovviamente non si può non vivere nel mondo, ma obbligarsi a passare un po' di tempo con noi stessi, come ci si obbliga ad andare in palestra o in piscina o a correre, questo dovremmo cercare di farlo, perchè il rischio è quello di perdere la bussola, di non avere più una stella polare che ci indichi il cammino, il nostro modo autentico di vivere.
 

10 commenti:

Pia ha detto...

Bisogna sempre ritagliarsi dei piccoli momenti solo per noi.
Hai ragione Giorgio. Giusto per non perdere la bussola.
Un forte abbraccio. Ciao.

alberto bertow marabello ha detto...

Trovare il tempo di ascoltarsi dovrebbe essere la prima cosa e noi spesso lo riusciamo a far diventare un lusso.
E se questo è il lusso, poveri noi

Franco Battaglia ha detto...

Già chi scrive abitualmente, si ascolta in maniera sistematica. Trovare almeno una minima passione, questo si, per non farsi stritolare dal convenzionale, dal quotidiano, affinché la vita non diventi solo tempo trascorso, ma da trascorrere.

Andrea Sacchini ha detto...

Difficilissimo farlo, oggi. Io ogni tanto, quelle poche volte che posso, stacco tutto e mi immergo in un libro, oppure esco di casa e vado a camminare in collina, dove non c'è nessuno, ma purtroppo sono solo brevi parentesi nel rutilante e rumoroso fiume della vita di tutti i giorni, brevi parentesi che difficilmente permettono di ascoltarsi.

Annamaria ha detto...

Sento spesso bisogno di spazi e tempi di silenzio e di quella solitudine positiva che consente di ritrovare se stessi e il proprio centro.
Convengo sul fatto che oggi questo è sempre più difficile non solo per la quantità circostante di stimoli, ma anche per la velocità con cui tutto si muove. Invece più passa il tempo e più ho bisogno di lentezza!

Pino ha detto...

Sono d’accordo con te. Siamo terrorizzati dal vuoto e dal silenzio e allora dobbiamo riempirlo a tutti i costi di messaggi....di telefonate....di oggetti...di impegni…di musica come sottofondo, ma non per ascoltare musica, ma solo per non ascoltare il silenzio. Il continuo bombardamento di immagini, di informazioni, di pubblicità visiva e uditiva dovrebbe suscitare in tutti noi una reazione di rifiuto. Ma purtroppo non succede. Siamo assuefatti ad ogni forma di orrore. Anche il nostro paesaggio urbano in cui viviamo abitualmente è saturo di un’infinità di segnali visivi disturbanti, di graffiti e di pitture murali di ogni genere, di insegne pubblicitarie, di rumori, di sporcizia e di macchine che riempiono ogni spazio disponibile. E poi c’è la televisione, maestra di riempimento che trasmette 24 ore su 24. Le nostre capacità percettive e sensoriali sono straordinarie, però a tutto c’è un limite e prima o poi imploderanno

Ernest ha detto...

ascoltarsi credo sia una delle cose più difficili da fare, davvero. Io sto cercando di imparare, mi alleno ogni giorno. Stamattina ad esempio avendo parcheggiato la moto più distante del solito ho fatto un po’ di strada a piedi ascoltando le rondini. A volte basta poco, alla sera prima di andare a dormire vado qualche minuto sul poggiolo e mi godo il silenzio della mia strada

cristiana marzocchi ha detto...

Alla mia età, ho poco da ascoltarmi. Piuttosto mi piace ascoltare, e leggere, gli altri. Non si finisce mai d'imparare .

Frida ha detto...

Io mi ascolto quando dipingo , parlo da sola e mi racconto la mia storia.

Anonimo ha detto...

Mi chiedo perché ascoltarsi è così difficile per molti?

Intanto si viene smentiti già dalla lettura del tuo post, perché mentre leggo io non solo ti ascolto ma mi ascolto a mia volta... Mi sembra ovvio che un minimo di ascolto lo abbiamo tutti e che nono condividiamo come dovremmo se non generalizzando su una società di cui anche noi facciamo parte...una gara tra rassegnazione e assuefazione,anche se poi nel post stesso e nei commenti leggo piacevolmente la consapevolezza che direziona l'ascolto.
Il tuo post mi ha portata ad un noto scrittore e paesologo, Franco Arminio... e tutto mi ha ricondotto a noi stessi!

Grazie e buona estate a te e a tutti i tuoi cari lettori...


L.