venerdì 18 dicembre 2020

il nostro muro

 Immaginate di trovarvi di fronte a un muro alto due metri e lungo cento. 

Se avete 50 anni, immaginate di trovarvi proprio a metà della lunghezza del muro, se siete più giovani immaginate di essere un po' più a sinistra della metà e se avete passato i 50, immaginate di trovarvi più a destra della metà.
Bene, siete di fronte al muro e vedete che tutta la parte del muro che sta alla vostra sinistra è stata piastrellata nel tempo con piastrelle tutte diverse tra loro, alcune brutte, altre belle, alcune scolorite, altre con colori brillanti. Ci sono zone del muro che non vi piacciono, altre che vi colpiscono per la loro bellezza. Ci sono piastrelle che cambiereste, altre che invece apprezzate molto. Ma nell'insieme il muro è fatto così: un po' bello e un po' brutto.
Adesso guardate alla vostra destra e vedete che lì il muro è completamente grezzo, non c'è stata ancora messa nessuna piastrella, è tutto da ricoprire.
E voi siete lì, davanti al vostro muro, che rappresenta la vostra vita, a sinistra quella già vissuta nel bene e nel male e, a destra, quella ancora da vivere, quella che potete riempire ancora di contenuti nuovi. 
Allora, cosa vi conviene fare? 
Trascorrere il vostro tempo a guardare a sinistra il muro già piastrellato, lamentandovi per i pezzi che non vi piacciono ma che non si possono più cambiare, oppure prendere in considerazione il muro ancora grezzo che c'è alla vostra destra, chiedervi come vi piacerebbe piastrellarlo e cercare di procurarvi il materiale idoneo per fare un bel lavoro? 

venerdì 11 dicembre 2020

ogni persona, come ogni relazione, è una poesia

Entra una persona nuova nel mio studio. La accolgo: io sono una fila di punti interrogativi.

E' lì per raccontarmi la sua vita, quel filo rosso che lo accompagna da sempre e che si è riempito di piccoli e grandi nodi che da solo non riesce più a sciogliere.
E' una persona, un essere umano, ha un cuore che sente dolore.
E' dubbioso, non sa dove andare, ha perduto la traccia del sentiero che stava percorrendo.
Si siede.
Da dove devo cominciare? mi chiede.
Da dove vuole, rispondo.

Lo osservo, vedo la sua postura, vedo la posizione del suo corpo sulla poltrona, guardo le tensioni che lo irrigidiscono, ascolto la sua difficoltà nel cominciare a parlare, a dire di sé, a prendere in mano il suo gomitolo male arrotolato.
Non è facile, mi dice.
Lo so, gli rispondo, e vorrei aggiungere: ci sono stato anch'io, e molto a lungo, a suo tempo, seduto sulla poltrona di chi chiede aiuto.
Non ha ancora cominciato a raccontarmi la sua vita e già sono in relazione con lui, perché il modo in cui si è presentato, le cose che mi ha detto, come le ha dette, ogni movimento del suo corpo, mi sono entrati dentro, suscitandomi delle emozioni, dei collegamenti interiori, delle risposte istintive.

Le medesime parole dette da due persone diverse hanno significati diversi.
La psicoterapia viene definita la cura con le parole ma non ha parole standardizzate, uguali per tutti, perché non esiste un paziente uguale ad un altro, così come non esiste un essere umano uguale ad un altro.
Nessuna persona suscita sentimenti uguali.
Nessuna seduta è uguale ad un altra.
Si è esattamente quel che si è in quel preciso istante, non si è mai uguali a ciò che si è stati in un momento precedente.

Non è detto che si vada avanti a lavorare insieme, ci si può anche fermare subito, sentire e capire che non è un incontro fecondo.
Oppure si può decidere di iniziare insieme un viaggio di cui non si sa nulla di preciso, se sarà lungo o breve, se darà pochi o molti frutti. L'unica cosa che si sa con certezza in quel momento è che vale la pena, quel viaggio, di iniziarlo.
Un viaggio mai scontato, mai fatto da altri nello stesso modo, perchè ogni persona, come ogni relazione, è una poesia e tutte le parole della psicoterapia sono (o dovrebbero essere) parole poetiche.

lunedì 7 dicembre 2020

una scuola che formi l'uomo

Credo che il regalo più bello che possiamo fare al mondo sia immaginare qualcosa di nuovo, che riteniamo migliore di quello che già c'è.

Galimberti in questa intervista prova a immaginare una scuola che funzioni con modalità diverse da quelle attuali, una scuola che cerchi di formare l'uomo, anche se, lui per primo, ritiene che ciò sicuramente non si potrà realizzare.

Per me è stato molto stimolante ascoltare le sue parole, sempre dettate dalla passione, anche quando parla del rapporto tra genitori, ragazzi e insegnanti.

Credo che, anche se su qualche argomento si hanno idee diverse, questa intervista costituisca uno stimolo interessante con cui confrontarsi per riflettere su un tema fondamentale per tutti noi e per la nostra società. 



mercoledì 2 dicembre 2020

il giardino interiore

 


Un detto orientale recita:


Se vuoi essere felice qualche ora, bevi vino;
se vuoi essere felice qualche anno, prendi moglie o marito;
se vuoi essere felice tutta la vita, coltiva un giardino.

Dunque, sembrerebbe che il prendersi cura di un giardino sia una specie di  passaporto per la felicità, anche se si sa che chi lo fa si accolla anche preoccupazioni e fatiche.
Vediamo allora alcune affinità tra il prendersi cura di un giardino e il prendersi cura della propria vita.

Un giardino ha dei limiti, dei confini, come è normale e naturale che li abbia anche la nostra vita; nel nostro giardino possiamo cercare di mettere le piante che ci piacciono di più, creando scenari, paesaggi e rapporti tra colori e forme, nello stesso modo in cui ogni giorno cerchiamo di modellare la nostra vita nel modo che sentiamo più autentico per noi.
Il giardino va curato quotidianamente: bisogna innaffiare, concimare, pulire, potare, proteggere dal troppo sole e dal troppo freddo le parti più sensibili; non si può abbandonare la cura del giardino per troppi giorni, altrimenti le piante muoiono. Allo stesso modo ci dobbiamo prendere cura quotidianamente del nostro corpo e del nostro spirito, con affetto e benevolenza.
Nel giardino si cerca di curare le parti malate e si può anche modificarne qualche settore, proprio come a volte ci capita di fare nella nostra vita.
Inoltre non possiamo pretendere che nel nostro giardino cresca tutto ciò che vorremmo, dobbiamo accontentarci di ottenere ciò che è oggettivamente possibile in base alle condizioni del luogo e del terreno, proprio come nella nostra vita, nella quale non tutto ciò che vorremmo si può realizzare. 
V.Van Gogh: Il giardino dell'ospedale di Arles (1889)

Osservando il nostro giardino, vedremo il susseguirsi delle stagioni e il ciclo vitale delle piante e degli animali; osservando noi stessi possiamo vedere giorno per giorno le naturali modificazioni del nostro ciclo vitale.
Come con il giardino dobbiamo fare anche con la nostra vita: vedere con chiarezza i nostri confini, seminare, zappare, vangare, piantare e strapiantare con cura; osservare la vitalità che a volte si mostra negli angoli più nascosti delle nostre giornate.
Ma soprattutto dobbiamo osservare il giardino, le sue dinamiche naturali quotidiane, indipendenti dalla nostra opera, così come nella vita dobbiamo cercare di osservare cosa la vita ogni giorno ci porta aldilà della nostra volontà cosciente.
Inoltre bisogna fare attenzione ai parassiti, che rischiano di distruggere il nostro lavoro creativo, nel giardino come nella vita!