mercoledì 2 dicembre 2020

il giardino interiore

 


Un detto orientale recita:


Se vuoi essere felice qualche ora, bevi vino;
se vuoi essere felice qualche anno, prendi moglie o marito;
se vuoi essere felice tutta la vita, coltiva un giardino.

Dunque, sembrerebbe che il prendersi cura di un giardino sia una specie di  passaporto per la felicità, anche se si sa che chi lo fa si accolla anche preoccupazioni e fatiche.
Vediamo allora alcune affinità tra il prendersi cura di un giardino e il prendersi cura della propria vita.

Un giardino ha dei limiti, dei confini, come è normale e naturale che li abbia anche la nostra vita; nel nostro giardino possiamo cercare di mettere le piante che ci piacciono di più, creando scenari, paesaggi e rapporti tra colori e forme, nello stesso modo in cui ogni giorno cerchiamo di modellare la nostra vita nel modo che sentiamo più autentico per noi.
Il giardino va curato quotidianamente: bisogna innaffiare, concimare, pulire, potare, proteggere dal troppo sole e dal troppo freddo le parti più sensibili; non si può abbandonare la cura del giardino per troppi giorni, altrimenti le piante muoiono. Allo stesso modo ci dobbiamo prendere cura quotidianamente del nostro corpo e del nostro spirito, con affetto e benevolenza.
Nel giardino si cerca di curare le parti malate e si può anche modificarne qualche settore, proprio come a volte ci capita di fare nella nostra vita.
Inoltre non possiamo pretendere che nel nostro giardino cresca tutto ciò che vorremmo, dobbiamo accontentarci di ottenere ciò che è oggettivamente possibile in base alle condizioni del luogo e del terreno, proprio come nella nostra vita, nella quale non tutto ciò che vorremmo si può realizzare. 
V.Van Gogh: Il giardino dell'ospedale di Arles (1889)

Osservando il nostro giardino, vedremo il susseguirsi delle stagioni e il ciclo vitale delle piante e degli animali; osservando noi stessi possiamo vedere giorno per giorno le naturali modificazioni del nostro ciclo vitale.
Come con il giardino dobbiamo fare anche con la nostra vita: vedere con chiarezza i nostri confini, seminare, zappare, vangare, piantare e strapiantare con cura; osservare la vitalità che a volte si mostra negli angoli più nascosti delle nostre giornate.
Ma soprattutto dobbiamo osservare il giardino, le sue dinamiche naturali quotidiane, indipendenti dalla nostra opera, così come nella vita dobbiamo cercare di osservare cosa la vita ogni giorno ci porta aldilà della nostra volontà cosciente.
Inoltre bisogna fare attenzione ai parassiti, che rischiano di distruggere il nostro lavoro creativo, nel giardino come nella vita!
 

9 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

Sono d'accordo, soprattutto sui parassiti che infestano il giardino e la vita.

Franco Battaglia ha detto...

La metafora del giardino è la cura di una (ma meglio più) passione che ci tenga cuore e mente occupati. Ecco perché le crisi e le depressioni di tanti pensionati... otto ore di vuoto pneumatico possono far malissimo. Se non si ha almeno un giardino.. ;)
Uno dei miei giardini si chiama "scrivere".

Annamaria ha detto...

E' pienamente azzeccato il paragone tra il giardino e la vita: fatica, certo, ma anche creatività ed esercizio di pazienza e attesa che i frutti arrivino al tempo giusto, insieme alla bellezza del "prendersi cura" del nostro spazio.
Mi viene in mente una cosa letta tempo fa. Si dice che San Francesco raccomandasse ai suoi confratelli, quando piantavano un orto, di non seminare tutto il terreno a disposizione, ma lasciare una piccola parte vuota perchè qui i fiori potessero cresce liberi e spontanei.
Questa cosa mi è sempre piaciuta perchè è come dire - soprattutto a noi che tendiamo a programmarci l'esistenza minuto per minuto - di lasciare spazio alle sorprese della vita, accogliendo semplicemente ciò che accade.
Grazie!!!

Maria D'Asaro ha detto...

Azzeccata e intrigante tra il coltivare un giardino e curare la propria vita. Metafora assai apprezzata dalla sottoscritta che ama le piante. E grazie ad Annamaria che, nel commento precedente, ricorda la raccomandazione di san Francesco di lasciare nel giardino "una piccola parte vuota perchè qui i fiori potessero cresce liberi e spontanei." Speriamo di divenire... giardinieri passabili!

giorgio giorgi ha detto...

@franco: sì, passione è la parola magica...

giorgio giorgi ha detto...

@annamaria: concordo e aggiungo alla tua riflessione la regola che si imponevano gli artisti zen, quella di lasciare nelle loro opere qualche imperfezione, qualche zona vuota, perchè la vera perfezione non è nel riempire tutto lo spazio perfettamente, ma lasciare la possibilità di aggiungere e migliorare ciò che è stato fatto...

giorgio giorgi ha detto...

@maria: il "giardiniere passabile" mi ricorda la "madre sufficientemente buona" di Winnicott...

Pino ha detto...

Si il giardino, inteso anche come orto, è una grande metafora della vita spirituale, luogo di lavoro e di delizia, luogo di semina e di raccolto, luogo di attesa e di soddisfazione. Così simile allo spazio interiore della nostra vita

giorgio giorgi ha detto...

@valeria: devi avere più fiducia in te, non pretendere da te stessa più di quello che riesci a fare. Devi essere buona con te stessa, devi volerti bene e pensare che vai bene così come sei. Punto. Vedrai che se ci riesci, il panico sparirà in pochissimo tempo. Cerca di fare delle cose che ti piacciono, che ti appassionano, perchè la cosa più importante è che fai rifornimento di energie così poi ne hai anche da dare agli altri. Un abbraccio grande!