sabato 28 novembre 2020

el pueblo unido jamàs serà vencido

 Il titolo del post è quello di una canzone popolare cilena diventata famosa ai tempi della dittatura del generale Pinochet in Cile negli anni '70 del secolo scorso, l'equivalente andino della nostra Bella Ciao.

Questo titolo mi è venuto in mente mentre pensavo a come ha reagito diversamente il popolo italiano al Covid nei due diversi periodi, prima in marzo-aprile e poi in ottobre-novembre di quest'anno. 

In primavera ci fu una grande reazione unitaria, corale, caratterizzata dalla solidarietà, dalla battaglia comune contro il virus, eravamo tutti uniti contro un solo nemico, il virus che minacciava le nostre vite e quelle dei nostri cari. Questo sentimento di unitad popular, enfatizzato dai media, che mostravano immagini di lenzuolate e incontri tra un balcone e l'altro col sottofondo continuo del mantra "Andrà tutto bene", ci fece sentire solidali, uniti, parte di una comunità coesa e coraggiosa nel lottare insieme a tutti gli altri e ci diede sostegno nell'affrontare un periodo difficile di privazioni mai patite prima: si soffriva insieme e si era solidali gli uni cogli altri, quasi come le popolazioni italiane contadine, povere e quasi senza cibo, negli anni '50 dopo la fine della guerra.

Poi, in estate, qualcosa cambiò. Da un lato cominciarono a prendere voce i negazionisti e i complottisti, dall'altro lato comparvero i menefreghisti, quelli che riempivano le discoteche in Sardegna senza mascherine e quelli che, sentendosi al sicuro, giravano senza protezioni mettendo a rischio la libertà conquistata da tutti noi con le fatiche del lockdown.

Arrivò la seconda ondata, che in primavera era stata ampiamente prevista, ma noi non eravamo più uniti. Il nemico non era più uno solo, il virus, contro cui lottare compatti: i nemici si moltiplicarono: il virus, i negazionisti, i complottisti, i menefreghisti. I medici e gli infermieri, che in primavera erano i nostri eroi, diventarono oggetto di odio e persecuzione. La rabbia e l'ira cominciarono a circolare più del virus: non eravamo più coesi, eravamo disgregati, divisi, gli uni contro gli altri, i nemici erano tra le nostre file, erano tra di noi. 

Le nostre divisioni interne fecero aumentare la stanchezza, si moltiplicarono le paure e tutto ciò diede un colpo terribile alla fiducia e alla speranza che avevamo coltivato in primavera, generando il timore che non ne saremmo mai più venuti fuori. Il virus stava vincendo di nuovo, non perchè fosse diventato più forte, ma semplicemente perchè noi ci eravamo divisi e ciò ci faceva sentire stanchi, letteralmente "a pezzi". Adesso vedremo come andrà col Natale e con i vaccini che dovrebbero arrivare.


Però, quando la pandemia sarà passata, dovremmo mantenere e trasmettere alle future generazioni il ricordo di ciò che abbiamo sperimentato: che l'unione tra esseri umani può dare a tutti la forza per affrontare momenti difficili, mentre le divisioni annichiliscono, tolgono forza ed energia a tutti e portano alla sconfitta. 

Se poi qualcuno vuole estendere il discorso dal virus alla politica...     

8 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Abbiamo constatato con mano le debolezze umane, il come l'emergenza rallenti un attimo si passi dalla solidarietà al lassismo irrefrenabile, all'insofferenza, all'incapacità di reiterare comportamenti eccellenti.
Siamo incorreggibili.
L'inventore del vaccino anticovid avrà meno pagine di Maradona.
Abituiamoci.

OLga ha detto...

Secondo me quando sarà passata la pandemia la gente si darà alla pazza gioia e dimenticherà le regole.Questa è una ipotesi e spero d sbagliarmi.Buona serata e domenica.


Annamaria ha detto...

Vivo in quella che è stata la prima zona rossa già a febbraio e. nonostante la drammaticità del sentirsi catapultati dalla sera alla mattina in una sorta di film di fantascienza, subito ho reagito con forza e tranquillità. Ma all'inizio non sai mai come andranno le cose e speri sempre che l'emergenza finisca presto. Invece i mesi sccessivi sono stati per me più difficili: i tempi lunghi richiedono più fatica e se anche non sei stato toccato di persona dal virus, non per questo puoi ignorare la sofferenza che hai intorno e i progetti futuri che si sgretolano.
Ho visto e ricevuto tanta solidarietà ma - a dire il vero - non mi sono mai piaciuti i cori sui balconi e quel mantra: "andrà tutto bene". Questo non perchè ciascuno non debba alimentare in sè la speranza, ci mancherebbe! Se siamo qui a parlarci e abbiamo un blog, vuol dire che nel nostro piccolo facciamo qualcosa per tener desta la voglia di vivere. Ma mi sembrava che sarebbe stato più opportuno il pudore del silenzio.
Inoltre, quell'insistenza nel voler trovare subito, da parte di diverse voci, il senso positivo di quello che stavamo vivendo, mi è parsa fuor di luogo e forse solo un tentativo di fuggire da una situazione di sofferenza ribaltandola. Certo, tutti cerchiamo un senso a ciò che ci accade ed è giusto! Ma la vita è anche un mistero che va attraversato e che spesso per essere compreso esige tempi lunghi, e non interpretazioni che a me talora sono parse troppo facili e sbrigative.
Mi riferisco a vari articoli letti sul web, e non a questo tuo post, Giorgio, in cui hai fatto invece un'analisi equilibrata della quale ti ringrazio.
Scusa la lunghezza.

giorgio giorgi ha detto...

Questo tuo commento è come una buona musica. Mi piace.

giorgio giorgi ha detto...

@franco: sono abituato a non generaljzzare. Penso che ciascuno debba dare sempre il meglio che può tenendo conto che siamo tutti diversi.

giorgio giorgi ha detto...

@olga: le regole vanno rispettate e se non ci piacciono dobbiamo fare quello che possiamo per cercare di cambiarle.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che all'inizio ci sia stata unione perchè volevamo combattere e forse si coltivava l'illusione di tornare alla normalità dopo il lockdown totale di quei due mesi. L'estate invece ha portato l'illusione che tutto fosse alle spalle, nonostante si parlasse di una seconda ondata, questo sentimento non è stato trasmesso concretamente, tanto che a settembre tutti sono tornati a lavorare in presenza, le scuole aperte al completo e con i mezzi di trasporto pieni al 80 per cento (che poi nella realtà si arrivava anche al 100%), qualcosa di sbagliato c'è stato probabilmente. Il ritorno alle chiusure, ai lockdown parziali ha trovato una popolazione esasperata che si era illusa di aver superato il momento più brutto, invece non era così.
Dove lavoro eravamo tornati tutti in presenza, con un giorno o due a settimana in lae, adesso si è ribaltato tutto. Una mia collega si è trovata la figlia positiva contagiata a scuola, per fortuna adesso sta bene...non è stato però l'unico caso che conosco tra amici e colleghi con figli in età scolare. Quindi tra scuola, luoghi di lavoro, negozi e locali pubblici qualcosa non ha funzionato, anzi è degenerato.
Forse serviva una maggiore prudenza, una ripartenza molto più cauta di quanto mi sembra sia avvenuto.

Theavenger7fold ha detto...

This is a greaat post