lunedì 5 ottobre 2020

adolescenze prolungate


Parlando con alcune pazienti di 30-40 anni che ho visto nel corso degli anni, mi è capitato spesso di trovarmi di fronte a donne attive, intelligenti, preparate, brave lavoratrici, piene di buone qualità, colte, alcune delle quali, però, per quanto riguardava la loro vita sentimentale, sembravano delle adolescenti. 
Venivano da me perchè la fine dell'età fertile si avvicinava e non erano preparate a prendere una decisione sul loro futuro affettivo: farsi una famiglia? avere un figlio?
Generalmente non volevano correre il rischio di soffrire per amore, quindi vivevano cercando di divertirsi, portando avanti rapporti non vincolanti e trascorrendo il loro tempo libero facendo cose piacevoli. Mi dicevano che era troppo impegnativo per loro immaginare di iniziare una relazione importante, però non erano sicure che rinunciarvi sarebbe stata la scelta migliore.
Quasi sempre non erano donne del tutto indipendenti (anche se esteriormente lo sembravano) perchè vivevano ancora come figlie: sentivano il desiderio di essere libere da responsabilità e fatiche e perciò non sentivano la necessità di diventare veramente del tutto autonome rispetto ai genitori. 
Spesso vivevano da sole, ma i genitori venivano utilizzati per preparare loro  il cibo, per lavare e stirare i loro abiti, per pulire la loro casa e per fare lavoretti di ogni tipo, così che loro potessero avere tutto il tempo libero dal lavoro da poter dedicare ai loro piaceri, esattamente come abitualmente fa una figlia che abita insieme ai genitori.
Per inciso, si comportano così anche tanti trentenni o quarantenni maschi, i quali, peraltro, hanno più tempo delle donne per fare delle scelte importanti di vita e difficilmente hanno il coraggio di guardarsi dentro e magari di farsi aiutare da qualcuno a diventare veramente indipendenti.
Dell'immaturità dei maschi si parla parecchio, di quella delle ragazze si parla meno. A parte che, secondo me, non è corretto chiamare ragazza una donna di trenta-quaranta anni: le parole hanno dei significati precisi e possono poi diventare delle etichette che, inconsapevolmente, ci condizionano.
Quello che colpisce, nelle donne di cui parlo, è la mancata immaginazione della ricchezza di un rapporto profondo con un partner dove si accolgano pregi e difetti propri e altrui, di una relazione dove si abbandoni l'ideale del Principe Azzurro e della famiglia del Mulino Bianco, dove l'amore dia la forza e il coraggio di fare fatica, a volte anche di soffrire, rinunciando ad un mondo fatto di mille possibilità, per sceglierne finalmente una da cercare di realizzare concretamente, riponendo in quella la propria fiducia e il proprio impegno.
Molte volte, nella storia di queste persone, ci sono dei profondi condizionamenti da parte dei genitori, che non le aiutano a diventare veramente autonome perchè continuano a servirle come se fossero bambine. 
Quante madri non insegnano ai figli a far da mangiare, a usare il ferro da stiro o la lavatrice per continuare ad avere potere su di loro, rendendoli di fatto dipendenti, dando la colpa di ciò interamente ai figli, che vengono accusati di non voler fare fatica?
Fa davvero male vedere che gli anni che potrebbero essere utilizzati per diventare consapevoli di chi si è e di cosa si vuole per il proprio futuro, vengano trascorsi vivendo in una sorta di adolescenza prolungata.
La caratteristica che accomuna queste donne é  l'insicurezza, che cercano di tenere nascosta agli altri ma anche a se stesse, mentre in realtà sarebbe proprio il guardare in faccia le proprie insicurezze il punto di partenza per intraprendere quel cammino che potrebbe  portarle a diventare veramente autonome. E le loro insicurezze nascono quasi sempre da un cattivo rapporto coi genitori.
Non è obbligatorio diventare parte di una coppia, nè tanto meno fare figli, però sarebbe bello che la scelta di come portare avanti la propria vita affettiva fosse dettata da una condizione interiore di piena libertà e non da paure, timori, narcisismo o immaturità nei sentimenti. Capita troppe volte di incontrare genitori che, non essendo diventati veramente adulti e pienamente responsabili delle proprie scelte, non riescono a interpretare correttamente il loro ruolo. Non è una buona cosa, ad esempio, che nel rapporto genitore-figlio i ruoli vengano quasi invertiti e un figlio si trovi nell'innaturale ruolo di fare quasi da genitore al proprio genitore, come purtroppo a volte capita di vedere! Esistono genitori che trattano i figli come compagni di gioco, come confidenti o, al contrario, come limitazioni inaccettabili alla loro libertà. 
I figli hanno bisogno di genitori che, dopo averli accuditi e aiutati a crescere, li lascino finalmente andare per la loro strada. 
C'è un detto antico che sintetizza bene il senso del ruolo genitoriale:"I genitori devono dare ai figli le radici e le ali", per permettere loro di fare le proprie scelte nella vita in modo consapevole e indipendente.


7 commenti:

giorgio giorgi ha detto...

Non c'è dubbio che la ricerca della vita facile e del benessere materiale, insieme alla sempre crescente complessità del mondo in cui viviamo, abbia fatto smarrire a molti la voglia di impegnarsi in un rapporto d'amore.

Andrea Sacchini ha detto...

Credo che l'impostazione della nostra società abbia un notevole peso in tutto ciò. Oggi l'adolescenza non finisce mai, e persone di trent'anni vivono ancora coi genitori (spesso addirittura sulle loro spalle). Una delle cause credo sia il fatto che viviamo in una società opulenta. Ai tempi dei miei nonni, quando la società era povera, dalle famiglie e dalla società arrivava ai giovani lo stesso messaggio: impegnati, datti da fare, fai sacrifici. Oggi, magari dalla famiglia arrivano ancora input di questo tipo, ma dalla società né arriva uno totalmente opposto: divèrtiti, goditela, che ci sarà tempo per fare sacrifici. Ed è logico che tra il principio di dovere e quello di piacere è il secondo che vince, con tutto ciò che ne consegue.

Er Matassa ha detto...

Riflessioni interessanti (come sempre, del resto, su questo spazio).
Un saluto,

EM

giorgio giorgi ha detto...

@andrea: concordo con le tue riflessioni. La fregatura molte volte viene dal fatto che chi, nelle generazioni precedenti, ha dovuto faticare tantissimo per tutta la vita ed è diventato benestante in una società ricca, ha desiderato regalare ai figli il benessere che non aveva avuto da giovane, ma questo ha provocato il ripudio della fatica a tutto tondo, sia in campo lavorativo che in campo affettivo.

giorgio giorgi ha detto...

@er matassa: grazie! Un caro saluto anche a te.

Paola S. ha detto...

Sono d'accordissimo sul rapporto tra figli e genitori. In quanto figlia mi rendo conto di quanto sia stata imprescindibile avere la libertà da parte dei miei genitori; libertà di scegliere, di sbagliare, di prendere e partire.
Ci sono ancora delle paure che mi rendono fragile e non indipendente al 111% ma conto di riuscire a mitigarle con il tempo.
Quanto all'amore, c'è da dire che spesso è proprio difficile incontrare una persona in grado di farti venire la fiducia necessaria per fare scelte decisive e vincolanti.

giorgio giorgi ha detto...

La fiducia (degli altri verso di te, di te verso verso te stesso, di te verso gli altri) è il centro del centro dell'amore, ogni giorno della nostra vita, dal momento in cui si nasce fino a quando si muore.