Il sonno della ragione genera mostri - Francisco Goya - 1797 |
domenica 26 dicembre 2021
il sonno della ragione genera mostri
venerdì 17 dicembre 2021
lunedì 13 dicembre 2021
giustizia esistenziale
La scorsa settimana stavo parlando con una collega dell'atteggiamento emotivo che ho in generale con tutti i miei pazienti. Le dicevo del mio profondo dispiacere perchè molti di loro, soprattutto i più giovani, soffrono tanto per cause indipendenti dalla loro volontà, che non permettono loro di conoscere e vivere tutte le belle doti e caratteristiche che fanno parte della loro personalità.
La mia collega mi ha detto che spesso ha sentito in me come una sete di giustizia esistenziale.
E' vero, mi sembra una definizione parecchio azzeccata. In realtà mi dispiace tantissimo che una persona non sia consapevole e non riesca a vivere tutto il bello che ha dentro di sè. Mi sembra una cosa davvero contro natura, un'ingiustizia, uno spreco, un po' come quando ci sono dei bambini che vengono maltrattati.
In certi momenti vorrei aggiustare le cose, far diventare la situazione più equa, vorrei essere il vendicatore buono che si butta dalla parte dei deboli per aiutarli a non subire più ingiuste prevaricazioni.
Non riesco a concepire il mio lavoro senza questa partecipazione emotiva.
mercoledì 8 dicembre 2021
il tema di italiano è terapeutico
Concordo totalmente con questo articolo scritto da Paola Mastrocola pubblicato sul quotidiano La Stampa, che ho trovato sul bellissimo blog di Andrea Sacchini Il blog di Andrea. C'è una profonda verità in queste parole che mi hanno fatto venire in mente tanti miei pazienti ventenni che conoscono poco o niente di chi sono veramente, di cosa c'è nella loro interiorità. Forse se avessero avuto la possibilità di scrivere più temi avrebbero potuto conoscere qualcosa di più della loro essenza.
Da almeno vent’anni quella particolare prova scolastica che si chiama tema viene criticata e osteggiata, anche da illustri intellettuali, nonché stravolta e snaturata da riforme, teorie e sperimentazioni varie. Ultimamente, prima dell’emergenza Covid, alla prova di italiano dell’esame di Stato si sottoponevano al candidato circa 8-10 pagine fotocopiate fitte: il testo di un autore, cui seguivano una serie di domande cui rispondere. Poi, con il Covid, il nulla. E ora gli studenti chiedono l’abolizione delle prove scritte. Il ministro, dice, riflette e ci farà sapere.
Chiaro che il tema è stato ucciso. Scrivere un tema non è leggere pagine di altri, più o meno riassumerle e incollarle, e rispondere a una batteria di domande: scrivere un tema è scrivere. Da soli e liberi. Senza griglie, schemi, istruzioni per l’uso e riassuntini premasticati. Fare un tema è quella particolarissima, e unica, attività che consiste nell’esprimere idee proprie, pensieri propri, sentimenti propri, in uno stile proprio. Esprimere. Bellissimo verbo, che viene dal latino ex-premere, premere fuori, premere per far uscire, estrarre. La capacità di espressione è semplicemente questo: saper usare le parole in modo che estraggano, il più esattamente possibile, quel che abbiamo dentro.
Possedere la capacità di esprimere pensieri e sentimenti mi pare importantissimo, per una semplice ragione: pensieri e sentimenti stanno normalmente nascosti in noi, come in uno scrigno chiuso; se non siamo capaci di tirarli fuori, nessuno li vedrà (nemmeno noi), e a quel punto diventerà persino inutile pensare e sentire. E credo che nessuno voglia un’umanità che vive tenendosi chiusi in sé i pensieri e i sentimenti. Saremmo scrigni ambulanti, il cui tesoro rimane per sempre sconosciuto. Fare un tema, per un ragazzo, è mostrare quanto ha studiato, quanto ha letto, meditato, capito del mondo intorno a lui; ma è anche, soprattutto, rivelarsi. Svelarsi, aprirsi (aprire lo scrigno), avere la preziosa possibilità di dire qualcosa di sé fuori dagli schemi. Esattamente quel che fa uno scrittore. Non è poco… (E mi dispiace che gli studenti che ora chiedono di abolire le prove scritte non vedano la bellezza di questa opportunità). Nessun’altra verifica, di nessun’altra disciplina, può fare altrettanto. Infatti il tema non è una verifica come le altre. Non userei mai la parola verifica, per un tema, tantomeno “verifica delle competenze” (se smettessimo di usare queste parole così piatte e deprimenti…!). Il tema mi è sempre parso una felice anomalia, un regalo extra che la scuola fa agli studenti, come dire va bene, ora fai pure le verifiche tecniche sacrosante, di matematica, latino e greco, informatica, chimica; ma prima di tutto fai un tema! Cioè, semplicemente, scrivi! Prenditi questa pausa dalla scuola, questo momento tutto tuo per dire quel che vuoi, quel che sei. Dovremmo chiamarla Scrittura, la prova di italiano, e neanche Prova di scrittura ma “Momento di scrittura”.
Credo che una scuola che abolisca il tema, e non lo preveda come prova finale alla maturità, sia una scuola che nega la libertà, che toglie ai ragazzi l’opportunità di esprimere i loro liberi pensieri.
Ma il tema prima di tutto dev’essere libero. Dobbiamo rimettere il tema nella scuola, e liberarlo. Che sia il più possibile privo di costrizioni. Niente griglie, niente schemi preconfezionati, niente risposte a domandine o test. Solo una breve e chiara indicazione dell’argomento: una riga, dieci righe, non di più, quel che una volta si chiamava il titolo. E poi il foglio bianco. Lo so che fa paura a tutti. È un po’ come quando affittiamo casa e la dobbiamo ammobiliare. Ci prende lo sconforto, non sappiamo quali mobili mettere e come disporli. Proviamo, riproviamo. Ma alla fine ci riusciamo, e quella è casa nostra. Il foglio bianco è fondamentale. Scrivere è avere sempre, di continuo, un foglio bianco davanti. È proprio questa la sfida: riempirlo. Se non è bianco, quel foglio, noi siamo inutili, pleonastici: cosa ci stiamo a fare davanti a un foglio che è già pieno?
Scrivere è la cosa migliore che possiamo augurare a un nostro allievo per il suo futuro: non perché diventi scrittore, ma perché, qualunque lavoro deciderà di fare, sia capace di scrivere, possa farlo ogni volta che lo vorrà.
Non è facile imparare a scrivere. Ci vuole tempo (più che corsi di scrittura creativa). Alle elementari non saremo tanto capaci di farlo, e forse nemmeno tanto alle medie. Ma alle superiori forse sì, e da adulti ancor di più. L’uso della parola cresce con noi. È come una pianta. Ma bisogna coltivarla. Bisogna che quell’uso diventi esercizio quasi quotidiano, negli anni, fin dalla più tenera età. È importante che la scuola faccia questo lavoro, che ci creda. Soprattutto oggi, che viviamo tutti irretiti dai social e pensiamo che mandare una battuta su Instagram sia scrivere. La scrittura ha bisogno di distendersi: in frasi, periodi e pagine, dove tutto sia collegato da un filo che si chiama ragionamento. Noi abbiamo spezzato i fili del ragionamento. La scuola deve aiutarci a riprenderli, invece di tagliare quei pochi fili che ci sono rimasti, per esempio abolendo le prove scritte.
Paola Mastrocola - La Stampa 8/12/2021
domenica 5 dicembre 2021
piacere e dovere
Quando ero bambino e non avevo voglia di studiare, mia madre spesso mi ripeteva un imperativo allora molto popolare: prima il dovere e poi il piacere! intendendo che prima avrei dovuto studiare e poi avrei potuto andare a giocare. Oggi non credo che questo modo di dire sia così diffuso.
In realtà, il rapporto tra dovere e piacere è una questione di fondo che interroga radicalmente la nostra esistenza. Mentre fino a cinquant'anni fa nella nostra società prevaleva il principio del dovere, ora domina quello del piacere: oggi si tende a pensare che si deve godere al massimo ogni istante della nostra vita presente e futura, spesso anche a costo di trascurare i bisogni degli altri. Credo però che l'idea di dover godere il più possibile per essere sempre felici non faccia vivere davvero meglio, perchè, in fondo, si tratta sempre di obbedire a un dovere assoluto.
Se il dovere o il piacere vengono considerati, disgiuntamente, come assoluti, cioè come "il modo unico" per essere felici, facilmente ci possono portare fuori strada. Ho visto molte persone che hanno rischiato di perdersi sia sotto il peso di un senso del dovere troppo forte che di una ricerca del piacere eccessiva e unilaterale.
Da questo punto di vista, mi pare eccessivo sia l'atteggiamento dei genitori che spingono i figli a dover sempre raggiungere il massimo dei voti, sia quello di chi non si pone seriamente il problema di far capire ai figli che non possono stare al mondo solo per divertirsi ma che a volte è necessario anche fare fatica.
Secondo me fare fatica, fare il proprio dovere, deve avere un senso compiuto per chi lo fa, altrimenti diventa solo una sterile imposizione-costrizione, come l'obbligo di andare a Messa solo per adempiere a un'abitudine, a una formalità.
In generale, il dovere ha senso solo se nella nostra vita c'è uno spazio legittimo e adeguato anche per il piacere. Se il dovere è imposto come obbligo assoluto non ha senso; solo se viene relativizzato e accettato consapevolmente ha un senso e contribuisce al benessere e alla crescita umana e psicologica di una persona.
Anche il piacere di apparire e di godere, se non è scelto all'interno di un orizzonte di senso individuale ma è cercato in modo assoluto come un obbligo sociale, come proposto ossessivamente dalla pubblicità e dai mass-media, può generare una grande infelicità perchè capita a tutti, prima o poi, qualche problema, qualche momento di dubbio o di crisi. Idolatrando il piacere, si può diventare così refrattari alle frustrazioni, che un piccolo problema ci può deprimere pesantemente oppure un problema molto grande come, ad esempio, la proliferazione di un virus sconosciuto, può portare al terrore panico oppure alla negazione assoluta del problema.
Penso che il piacere e il dovere siano entrambi necessari e aiutino a vivere meglio, a patto che, almeno dall'età della ragione in poi, siano presi in considerazione entrambi con ragionevole consapevolezza. In particolare, credo che dovremmo cercare la nostra risposta individuale alla domanda di senso che il piacere e il dovere ci pongono, spesso congiuntamente, in ogni momento della nostra vita.
Relativizzare piacere e dovere può significare, ad esempio, amare il prossimo come noi stessi, cioè prendersi cura di sè (piacere) ma nello stesso tempo tenere presente anche il bene degli altri, cercando di tenere dei comportamenti che non li danneggino (dovere), con la consapevolezza che se tutti facessimo così, vivremmo sicuramente in un mondo con meno conflitti interpersonali e sociali e con più solidarietà.
lunedì 15 novembre 2021
il valore umano degli insegnanti
Cosa sentiamo dentro quando veniamo a sapere, dopo tanti anni dalla fine della scuola, che un nostro insegnante delle scuole elementari, medie o superiori è morto? Cosa ricordiamo del tempo passato con lui a scuola? Ci viene in mente per prima cosa ciò che ci ha insegnato della sua materia o come era lui come persona e come professore?
Il valore più profondo di un insegnante, a mio parere, consiste, aldilà di ciò che insegna, nell'esperienza che abbiamo fatto di lui come persona.
Credo che i giovani imparino a conoscere come sono gli adulti fuori dalla famiglia soprattutto attraverso l'esperienza del rapporto con i docenti. Osservando i professori, i ragazzi possono conoscere vizi e virtù degli adulti: i professori che incontri possono deprimerti terribilmente o farti sperare in un mondo bellissimo.
Mi sembra che il valore umano degli insegnanti sia, in generale, poco valorizzato.
Tutti i giorni i ragazzi sono lì, davanti agli insegnanti e hanno modo di studiarli, di valutarne il senso di giustizia, il narcisismo, la paura di perdere il controllo della classe, l'ingenuità, la sensibilità, l'amorevolezza, il menefreghismo, la capacità di dialogo, la passione per l'insegnamento e altro ancora.
Come i ragazzi si immaginano il mondo degli adulti dipende moltissimo dalla personalità dei docenti che incontrano.
Credo che oggi l'attenzione sia troppo concentrata sull'acquisizione delle competenze e si trascuri l'importanza della formazione umana dei ragazzi. Non sto dicendo che sia facile e neppure che si possa fare sempre, ci sono situazioni terribili, qualche ragazzo è perduto già prima di entrare in classe, quindi non accuso e non giudico nessuno. Voglio solo sottolineare l'importanza di ciò che si trasmette ai ragazzi col proprio comportamento, coi sentimenti che esprimiamo, col modo nel quale noi adulti ci mettiamo in relazione con loro.
Se dovessi dire che cosa, secondo me, caratterizza di più un bravo insegnante dal punto di vista umano, direi che è la sua consapevolezza che, oltre ad avere tanto da insegnare, può imparare davvero tanto da ogni ragazzo che ha di fronte.
lunedì 8 novembre 2021
la fiaba preferita
La fiaba che preferivo da bambino era I tre porcellini. Non mi stancavo mai di ascoltarla. Era la storia di tre porcellini, fratelli tra loro, che erano inseguiti da un lupo che voleva mangiarli: il primo si costruiva una casa di paglia e fango, ma il lupo la buttava giù, il secondo se la costruiva di legno, un po' più robusta, ma il lupo distruggeva anche quella e finalmente il terzo, lavorando più degli altri, costruiva una solida casa fatta di mattoni dove ospitava e salvava gli altri due fratelli in fuga perchè quella casa il lupo non riusciva a distruggerla e se ne andava via scornato.
martedì 2 novembre 2021
L'eros, inteso come slancio vitale, come apertura alla vita, è difficilmente separabile dalla paura.
Come diceva Oscar Wilde: il vantaggio delle emozioni è che ci portano fuori strada.
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Concerto di Caravaggio |
lunedì 1 novembre 2021
ritorno al cinema
La scorsa settimana sono tornato al cinema in presenza, dopo circa un anno e mezzo di assenza causa Covid. E' stata una sensazione commovente, come se mi fossi riappropriato di un pezzo della mia vita normale. Ho visto ben tre film.
Il più bello dei tre, da non perdere, è sicuramente L'Arminuta del regista Giuseppe Bonito. E' la storia ambientata negli anni '70 di una ragazzina che a 6 mesi è stata adottata e cresciuta dagli zii agiati piccolo-borghesi e a 13 anni viene improvvisamente riportata nella famiglia dei genitori naturali, poverissimi e culturalmente arretrati. E' un'esperienza traumatica ma anche utile e rivoluzionaria per la crescita umana della ragazzina, interpretata da una bellissima e bravissima ragazza di 14 anni alla sua prima esperienza di attrice.
Altro film di cui suggerisco la visione è Marylin ha gli occhi neri con Stefano Accorsi e Miriam Leone, storia di due mattocchi che si incontrano a un gruppo di psicoterapia e creano un rapporto speciale tra loro. Non amo Accorsi ma qui è bravo e lo è anche la Leone. Film godibile e divertente ma che fa anche pensare.sabato 30 ottobre 2021
venerdì 29 ottobre 2021
venerdì 22 ottobre 2021
aforismi
C'è una forma di pazzia che consiste nella perdita di tutto, fuorché della ragione.
Augusto Frassineti
martedì 19 ottobre 2021
se questa è una schizofrenica
E se una signora di 70 anni con diagnosi di schizofrenia vi raccontasse che da ragazzina, mentre le altre bimbe giocavano con le bambole, lei si incantava a guardare la statua di "Amore e Psiche", il capolavoro del Canova?
lunedì 11 ottobre 2021
uomo spirituale e uomo pratico
Mi è capitato di leggere un pensiero del filosofo greco Origene, che dice che l'uomo spirituale è un uomo pratico, perchè lo Spirito si acquisisce con l'azione e si manifesta nel proprio fare.
Secondo Origene, nell'uomo spirituale si uniscono teoria e pratica, cura del prossimo e carisma spirituale per il bene del prossimo, ed è molto importante la capacità di discernere la varietà di spiriti.
Non so a voi, ma a me, questa idea che l'uomo spirituale deve essere anche un uomo pratico, espressa così semplicemente, è entrata dentro come una saetta, perchè spesso si pensa alla spiritualità come a una dimensione immateriale, distaccata dalla realtà quotidiana, mentre io credo che ciò non sia assolutamente vero.
venerdì 8 ottobre 2021
salute mentale e pazzia
Una mia paziente schizofrenica mi ha detto che quando è nata sua figlia, le ha messo anche delle tutine azzurre, perché era un colore che le piaceva e secondo lei le stava bene, aggiungendo: ma perché i maschi non possono portare vestiti rosa? Il rosa può stare bene anche a un maschio.
domenica 26 settembre 2021
morte e rinascita
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Paul Gauguin: Autoritratto col Cristo giallo |
L'immagine di Gesù crocifisso ci presenta un essere umano appeso a una croce. Non può muoversi, non può fare nulla, può solo soffrire. Viene abbandonato anche dal Padre, che non risponde al suo grido di dolore. Credo che molti di noi si siano sentiti qualche volta nella vita in una situazione simile a questa: non si può fare niente, si è bloccati, inchiodati alla propria sofferenza. Si può solo morire, ma dopo, si può rinascere?
Noi siamo il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito, i nostri valori, ciò che immaginiamo o fantastichiamo, le cose in cui crediamo profondamente, il nostro modo di vedere la vita, e in quanto tali abbiamo senso e diritto di esistere, anche se gli altri non ce lo riconoscono.
lunedì 13 settembre 2021
tutto scorre
esserle amica,
anche quando ci ferisce con le sue asperità improvvise.
Bisognerebbe ascoltare la sua musica,
lasciarsi cullare dai suoi suoni,
abbandonarsi alle sue melodie
e alle sue dissonanze.
Tutto scorre, in ogni momento,
il nuovo diventa vecchio
e sempre qualcosa di diverso ci si presenta davanti.
Come in un film, come in un sogno,
le immagini scorrono, ma noi dove siamo?
Spesso, come salmoni,
percorrendo un senso vietato,
Tutto inutile, si può solo andare avanti
cercando la nostra strada,
senza perdere mai la fiducia.
Pensiamo pure al passato e al futuro,
al dolce e all'amaro,
ma rimaniamo fortemente ancorati al presente
venerdì 20 agosto 2021
game over
Primo quarto
Lunedì scorso è stata una giornata terribile. Notte calda e poi fin dal mattino aria calda che diventava sempre più calda. Già a metà mattina aprire la finestra era come aprire lo sportello di un forno a 300 gradi, un vento caldo che bruciava. E così tutta la giornata fino a sera. Poi, d'incanto, martedì mattina il vento si è girato, trasformandosi in aria fresca, gradevole, respirabile. Mi si è fissato in mente quello che ho provato in quell'esatto momento, quando continuavo ad aspettare il caldo del forno e invece in un attimo ho sentito il fresco del maestrale. E' un momento sublime, unico: il passaggio dal male al bene.
Secondo quarto
Le ferie stanno finendo, tra tre giorni ritorno a casa e, come tutti, ricomincia la vita normale scandita da orari e impegni da rispettare: non ci sarà più la totale padronanza del tempo che ho piacevolmente sperimentato durante le ferie.
Terzo quarto
In questi giorni mi è venuto in mente che parecchi anni fa un mio paziente anziano mi telefonò mentre ero in ferie chiedendomi se potevamo sentirci perchè gli stavano venendo ripetuti e forti attacchi di panico (ai miei pazienti dico sempre che, in caso di emergenza, mi possono chiamare anche se sono ferie). Ci parlammo per telefono e gli chiesi quando erano cominciati. Mi disse che era stato ricoverato in ospedale per un problema fisico di media gravità ma per lui particolarmente fastidioso e che mentre era là gli era cominciato a venire il pensiero che fosse un'ingiustizia che questa malattia fosse capitata proprio a lui, che era sempre stato una persona buona e generosa. Una volta a casa, questo pensiero si era incistato dentro di lui e, solo adesso che me ne parlava, si rendeva conto della rabbia che covava dentro. Questa rabbia si era letteralmente impadronita di lui, ne era stato talmente condizionato da diventare incapace di sentirsi, come prima, padrone della sua vita. Mi disse che gli attacchi di panico forse erano proprio in relazione a questo: al pensiero di non potere più essere padrone della sua vita perchè sottomesso a questa ingiustizia che non poteva eliminare in nessun modo. Riconobbe che era un atteggiamento eccessivo e che doveva riconciliarsi con l'idea che non poteva controllare tutto. Dopo quella telefonata non ebbe più attacchi di panico.
Ultimo quarto
Perchè ho scritto di seguito tutte queste cose? Che relazione hanno tra loro?
Perchè gli attacchi di panico sono quasi sempre in relazione a qualcosa che, consciamente o inconsciamente, temiamo. Molte volte è la paura di affrontare dei cambiamenti che genera ansia (gli attacchi di panico non sono altro che picchi di ansia somatizzata). Quando tutto rimane così com'è, non abbiamo paura del nuovo: in generale abbiamo una grande capacità di adattarci a situazioni poco gradevoli anche se durano a lungo nel tempo.
Quindi, quando c'è una settimana di caldo pazzesco, bisognerebbe stare il più possibile fermi e buoni ad aspettare che il vento cambi, quando finiscono le ferie bisognerebbe accettare che poi ritorneranno l'anno successivo e quando ci si sente oppressi da qualcosa, bisognerebbe cercare comunque di rimanere centrati su se stessi e accettare che certe cose non le possiamo cambiare tutte e subito (come il vento, che cambia quando pare a lui).
Insomma, bisognerebbe ridimensionare il proprio Io, non pretendere nè da sè nè dagli altri qualcosa che non è possibile, rimanendo consapevoli dei propri e degli altrui limiti, all'interno dei quali fare del nostro meglio, tutto quello che riusciamo, tenendo presente limiti e confini reali, altrimenti andremo in tilt, come i flipper di una volta, che se li scuotevi un po' non succedeva niente, ma che se li scuotevi troppo forte, si spegneva tutto e si illuminava la scritta Game Over.
sabato 14 agosto 2021
sul viaggio
lunedì 9 agosto 2021
a volte vedi una cosa in cielo...
A volte vedi una cosa in cielo, prendi il cellulare, fai una foto, poi la guardi e ti meravigli di cosa è venuto fuori...
giovedì 29 luglio 2021
ferie
Fermarsi qualche giorno e riposare,
ascoltare il proprio respiro,
guardare la natura intorno:
mare, monti, laghi, campagna.
Guardare il cielo, le nuvole, il sole,
ascoltare una musica conosciuta,
che da tanto tempo non sentivi più.
Mangiare cibo semplice e saporito
senza doversi alzare in fretta
per correre a lavorare.
Dormire sonni tranquilli,
rilassati e sereni,
senza avere puntato la sveglia.
Fare le parole crociate,
iniziare a leggere un libro
piccolo e non troppo difficile.
Permettersi di pensare
al passato, al presente e al futuro
stando sdraiati su un divano,
guardando la stanza che ti accoglie
come fosse un utero materno.
lunedì 12 luglio 2021
elogio della curiosità
La curiosità è un istinto che nasce dal desiderio di sapere qualcosa.
Se è vero che tutti i bambini sono naturalmente curiosi, perché poi alcuni adulti perdono ogni curiosità?
La curiosità tiene vivi, fino al momento della morte: Camilleri, qualche giorno prima di morire, disse che non aveva paura di morire perché era curioso di scoprire cosa ci sarebbe stato dopo.
Quando siamo stanchi, depressi, senza energie, proviamo a rientrare in contatto con la nostra curiosità, anche quella apparentemente sciocca, inutile, adolescenziale o disdicevole, perchè è sempre meglio del nulla assoluto.
Come diceva Einstein: "Non smettiamo mai di osservare come bambini curiosi il grande mistero in cui siamo nati".
mercoledì 7 luglio 2021
ancora sull'ascoltarsi
Una mia paziente, qualche anno fa, mi disse che le era successa una cosa importante. Lei era abituata a fare jogging per rilassarsi e, quando usciva di casa, si metteva a correre fino a quando, stanca, decideva di rientrare. Nell'ultima uscita, invece, a un certo punto, improvvisamente, aveva sentito che il suo corpo le chiedeva di smettere di correre e di iniziare a camminare, poi, dopo qualche minuto, le chiedeva di correre di nuovo, poi di camminare, poi di fermarsi, e così via. Per tutto il tempo della sua passeggiata lei aveva semplicemente esaudito alla lettera ciò che le chiedeva il corpo.
Mi disse che avere ascoltato e assecondato le richieste del suo corpo era stata per lei un'esperienza nuova e appagante, che le aveva dato un senso di pienezza e di benessere totale. La testa non si doveva più porre domande su cosa fosse meglio fare, nè su cosa desiderasse davvero: il corpo. inequivocabilmente, le suggeriva qual era la cosa giusta da fare in ogni momento. Aveva sperimentato il proprio corpo come una parte di sè che sapeva con chiarezza cosa desiderava e la sua testa aveva semplicemente recepito ed eseguito le richieste che venivano dal corpo.
martedì 29 giugno 2021
fare la pace con noi stessi
venerdì 11 giugno 2021
perdere l'orientamento
Viviamo immersi in una società che ci inonda di stimoli visivi e uditivi. Nella vita quotidiana ciascuno di noi vive in mezzo a vetrine di negozi, manifesti pubblicitari, insegne luminose, musica di sottofondo spesso ad alto volume, mezzi pubblici affollati con passeggeri che parlano ad alta voce, supermercati chiassosi in cui passiamo ore in mezzo all'affollamento e al rumore. Ci abbiamo fatto talmente l'abitudine che lo diamo per scontato e non ci passa per la testa che questo modo di vivere può avere una grande influenza su di noi. Nei piccoli paesini immersi nella natura si ha ancora la possibilità di trovare facilmente situazioni di pace e silenzio nonchè di contatto con la natura, che permettono di non avere così tanti richiami che ci distraggono dal contatto con noi stessi.
mercoledì 2 giugno 2021
l'importanza delle immagini e dei simboli nella psiche, nella pubblicità e in politica
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J.W.Waterhouse: Psiche (1903) |
La psiche si manifesta attraverso le immagini dei sogni, che a volte sono precise perfino nei dettagli, altre volte sono confuse e poco chiare.
Per i greci sunbolon era il nome di una tavoletta che veniva spezzata in due parti quando una persona doveva intraprendere un lungo viaggio: una parte la teneva chi partiva e l'altra parte la conservava chi restava, così nel periodo di lontananza, ciascuno dei due, guardando la propria parte di tavoletta, pensava all'altro che aveva la parte mancante. Simbolo quindi è una immagine concreta che allude, rimanda, fa venire in mente qualcosa di importante e collegato.