lunedì 15 novembre 2021

il valore umano degli insegnanti


Cosa sentiamo dentro quando veniamo a sapere, dopo tanti anni dalla fine della scuola, che un nostro insegnante delle scuole elementari, medie o superiori è morto? Cosa ricordiamo del tempo passato con lui a scuola? Ci viene in mente per prima cosa ciò che ci ha insegnato della sua materia o come era lui come persona e come professore?

Il valore più profondo di un insegnante, a mio parere, consiste, aldilà di ciò che insegna, nell'esperienza che abbiamo fatto di lui come persona. 

Credo che i giovani imparino a conoscere come sono gli adulti fuori dalla famiglia soprattutto attraverso l'esperienza del rapporto con i docenti. Osservando i professori, i ragazzi possono conoscere vizi e virtù degli adulti: i professori che incontri possono deprimerti terribilmente o farti sperare in un mondo bellissimo.

Mi sembra che il valore umano degli insegnanti sia, in generale, poco valorizzato.

Tutti i giorni i ragazzi sono lì, davanti agli insegnanti e hanno modo di studiarli, di valutarne il senso di giustizia, il narcisismo, la paura di perdere il controllo della classe, l'ingenuità, la sensibilità, l'amorevolezza, il menefreghismo, la capacità di dialogo, la passione per l'insegnamento e altro ancora. 

Come i ragazzi si immaginano il mondo degli adulti dipende moltissimo dalla personalità dei docenti che incontrano.

Credo che oggi l'attenzione sia troppo concentrata sull'acquisizione delle competenze e si trascuri l'importanza della formazione umana dei ragazzi. Non sto dicendo che sia facile e neppure che si possa fare sempre, ci sono situazioni terribili, qualche ragazzo è perduto già prima di entrare in classe, quindi non accuso e non giudico nessuno. Voglio solo sottolineare l'importanza di ciò che si trasmette ai ragazzi col proprio comportamento, coi sentimenti che esprimiamo, col modo nel quale noi adulti ci mettiamo in relazione con loro.

Se dovessi dire che cosa, secondo me, caratterizza di più un bravo insegnante dal punto di vista umano, direi che è la sua consapevolezza che, oltre ad avere tanto da insegnare, può imparare davvero tanto da ogni ragazzo che ha di fronte.     

8 commenti:

Annamaria ha detto...

Ho sempre avuto ottimi insegnanti, ma quelli del liceo hanno lasciato in me un segno più incisivo. Uno in particolare mi è rimasto dentro non solo per la sua bravura, oserei dire il suo genio...e la sua spaventosa severità(!!!), ma perchè nonostante questa, aveva una personalità, una passione e una ricchezza umana che mi incantavano. Innamorata?...Certo!!! A sedici anni succede.
Ma ancora oggi che dai tempi del liceo è passata una vita, gli sono immensamente grata. E' morto tre anni fa a 95 anni e sono andata al suo funerale per esprimergli anche in quel modo la mia gratitudine. Ha segnato la mia adolescenza e me lo porto dentro ancora oggi.
Hai ragione, Giorgio: il valore più profondo di un insegnante, al di là di ciò che insegna, sta nell'esperienza che abbiamo fatto di lui come persona.
Poi, il lavoro mi ha portato ad essere insegnante anch'io. Con tanti limiti, ho capito però che si è insegnanti quando non ci si nasconde dietro un ruolo, ma insieme ad esso si riesce a far emergere la propria umanità, ad essere se stessi, insomma, in quel ruolo.
Ma è qualcosa che non si improvvisa e viene col tempo e con la volontà di mettersi in gioco.
Scusa la lunghezza e grazie!

Franco Battaglia ha detto...

Dovrebbe essere prassi, nella vita, che chi insegna contemporaneamente apprende. Spesso non è così purtroppo, a partire dalla scuola, dove l'insegnamento è fondamentale ma occupa un lasso di tempo limitato, per confluire poi nella famiglia e nella vita di società, dove avremo insegnanti (o meglio potremo ritenere che gli altri possano insegnarci qualcosa) fino al giorno della pensione, e poi oltre. Il "non si finisce mai di imparare" non è frase fatta ma dovrebbe essere bagaglio inamovibile di ognuno di noi, specie di chi è addetto in maniera più convenzionale e diretta ad un qualsiasi genere di insegnamento. Un "lavoro" in continua evoluzione, dove il "mettersi in gioco" che sottolinea Annamaria, dovrebbe essere costante imprescindibile.

OLga ha detto...

Anch'io sono stata insegnante.Ho avuto molti insegnanti ma pochi hanno saputo comprendermi purtoppo.Buon pomeriggio.

Andrea Sacchini ha detto...

È opinione abbastanza diffusa che l'educazione e la formazione umana spetti alle famiglie, mentre alla scuola spetta l'istruzione, la mera trasmissione di contenuti e nozioni dall'insegnante all'allievo. Non è così, ovviamente. Anche la scuola deve occuparsi di educazione e formazione umana, anzi direi che questa funzione sia prioritaria. O almeno dovrebbe esserlo.

Ernest ha detto...

"Credo che oggi l'attenzione sia troppo concentrata sull'acquisizione delle competenze e si trascuri l'importanza della formazione umana dei ragazzi.” Ecco cos’altro potrei aggiungere.
Questo direi che è uno dei problemi fondamentali.

tittidiruolo ha detto...

Personalmente non so proprio se sono stata una brava insegnante. Penso che proprio non lo so....di due cose sono certa, la possibilità di collaborare con i colleghi di classe è stata preziosa per poter offrire "di più" ai ragazzi, ci ho provato, la cultura non è un settore chiuso e concluso ad una disciplina.. La seconda cosa non meno importante, anzi fondamentale, ogni ragazzo che è alunno, è ed ha un mondo enorme in se stesso. Se non vi si entra e non lo si comprende non riusciremo mai a fare "scuola" cioè ambiente di cultura e di crescita. Ci ho provato con ognuno di loro, talvolta il talento, la capacità e l'interesse sono emersi, e solo allora posso dire che abbiamo fatto un buon lavoro.

Sara ha detto...

Io sarei stata una brava insegnante, ma poi ho fatto un altro percorso.

Giulia Lu Mancini ha detto...

Di un insegnante ricordiamo soprattutto la personalità e il messaggio che ci ha trasmesso. Diversi miei insegnanti delle superiori non ci sono più ma li ricordo tutti, alcuni di essi sono stati dei veri maestri.