lunedì 13 dicembre 2021

giustizia esistenziale

La scorsa settimana stavo parlando con una collega dell'atteggiamento emotivo che ho in generale con tutti i miei pazienti. Le dicevo del mio profondo dispiacere perchè molti di loro, soprattutto i più giovani, soffrono tanto per cause indipendenti dalla loro volontà, che non permettono loro di conoscere e vivere tutte le belle doti e caratteristiche che fanno parte della loro personalità.

La mia collega mi ha detto che spesso ha sentito in me come una sete di giustizia esistenziale. 

E' vero, mi sembra una definizione parecchio azzeccata. In realtà mi dispiace tantissimo che una persona non sia consapevole e non riesca a vivere tutto il bello che ha dentro di sè. Mi sembra una cosa davvero contro natura, un'ingiustizia, uno spreco, un po' come quando ci sono dei bambini che vengono maltrattati.

In certi momenti vorrei aggiustare le cose, far diventare la situazione più equa, vorrei essere il vendicatore buono che si butta dalla parte dei deboli per aiutarli a non subire più ingiuste prevaricazioni.

Non riesco a concepire il mio lavoro senza questa partecipazione emotiva.



2 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Da profano, in che consisterebbe altrimenti il vostro lavoro, se non coccolare fragilità, insegnando loro ad uscire dal nido?

Giulia Lu Mancini ha detto...

Secondo me questo è l’atteggiamento giusto da avere per fare bene questo lavoro.