giovedì 15 agosto 2024

cosa fa esattamente uno psicanalista?

 


Una cara amica mi ha fatto conoscere un libro bellissimo e poetico, che ho divorato in poco tempo nei miei giorni di ferie. 

Si intitola La casa del mago, l'ha scritto Emanuele Trevi, editore Ponte alle Grazie.

L'autore, figlio di Mario Trevi, storico psicanalista junghiano morto da qualche anno, racconta di sé, di ciò che gli è rimasto dentro del rapporto col padre e del suo lavoro di psicanalista. Ho trovato il libro decisamente avvincente, per l'umanità e la sincerità che colma ogni pagina, senza alcun timore di parlare dei pregi, dei difetti e dei misteri propri e del padre. Incredibile come sia riuscito, non essendo del mestiere, a scrivere delle pagine così profonde e illuminanti su cosa avviene nelle persone che frequentano la stanza d'analisi, siano essi terapeuti oppure pazienti. Ecco un esempio (il Bernhard citato sotto è stato il terapeuta che nel dopoguerra fece conoscere l'opera di Jung in Italia e fu "guaritore" del padre dello scrittore, oltre che di Fellini, Manganelli e molti altri personaggi famosi):

"Cosa fa esattamente un guaritore? Se c'è un potere che gli è indispensabile, è quello, tipicamente apollineo, di sciogliere - come diciamo che si scioglie un cane perché sia libero di correre in un parco. Tutti noi, chi più chi meno, abbiamo bisogno di essere sciolti: non solo dal falso destino che gli altri hanno scelto per noi (che sarebbe il meno) ma da quello (altrettanto falso) che noi stessi ci costruiamo intorno mentre viviamo. Credo che persone come Bernhard o mio padre riuscissero ad agire, delicatamente ma energicamente proprio sull'idea di sé, con tutto il suo contorno di desideri illusori, che falsifica il destino degli esseri umani rendendoli infelici, bisognosi, pieni di insistenti e micidiali rancori. Giorno dopo giorno, noi scaviamo nel terreno che abbiamo sotto i piedi - del resto ci sembra normale: tutti gli altri non fanno così? -, fino al giorno in cui ci rendiamo conto che le pareti della nostra buca sono troppo alte e ripide per poterle risalire. Come siamo finiti laggiù? Quando abbiamo cominciato a sbagliare? Stabilirlo serve a poco; il fatto è che sei lì, sul fondo umido della buca, a fissare come un idiota uno spicchio di cielo sempre più lontano o irraggiungibile. Sono stati mamma e papà a metterti in mano la vanga? E' verosimile, ma c'è anche un sacco di gente che se la procura in altri modi. Il problema vero è che non sei libero, non ti ricordi nemmeno cosa significa. Perché quella buca dannata non è qualcosa di esterno, ma la tua stessa identità. Quello che ha da offrirti uno come Bernhard è poco più di un pezzo di corda, una striscia di lenzuolo con qualche nodo; se pretendi un ascensore, non c'è tempo, e non c'è spazio." (p.199)

 

 

sabato 22 giugno 2024

una corsa a ostacoli senza traguardo

 


Vi trascrivo in sintesi quello che mi hanno raccontato recentemente due giovani che non si conoscono, un ragazzo e una ragazza entrambi di circa 25 anni: 

1) "Quando mi accadono delle cose negative sto male, mentre quando riesco a raggiungere qualche obiettivo importante per me, penso di avere fatto una cosa normale, di aver fatto il mio dovere, quindi non è qualcosa di cui devo compiacermi o per cui dovrei gioire, a meno chè non sia una cosa eccezionale, assolutamente imprevedibile o eclatante".

2) "Quando sto male soffro. Quando le cose vanno bene e riesco a raggiungere un obiettivo anche importante che mi ero prefissato non provo gioia nè soddisfazione, mi sembra tutto normale, forse perchè sto già pensando a come realizzare l'obiettivo successivo che voglio raggiungere. E così fanno anche i miei amici e amiche. Quando ci incontriamo nessuno parla mai delle sue soddisfazioni, ma prevalentemente parliamo delle cose che ci vanno male, forse per trovare conforto".

Credo sia un atteggiamento piuttosto diffuso. Queste testimonianze mi hanno fatto riflettere e ho provato un senso di disagio.

Come si può stare bene se non si gioisce delle cose belle che riusciamo a realizzare? Se si rincorre sempre l'obiettivo successivo?

La vita rischia di diventare una corsa ad ostacoli nella quale il traguardo non si raggiunge mai.

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sabato 13 gennaio 2024

In memoria di Franco


Franco era un mio amico, morto alcuni giorni fa per colpa di un tumore maligno che non gli ha lasciato scampo. Parlo di lui per ricordare la sua gioia di vivere, il suo atteggiamento vitale, la sua ricerca quotidiana di dare senso alla sua vita e a quella degli altri, il suo piacere di costruire relazioni basate sul rispetto dell'altro, sulla ricerca della condivisione autentica delle verità comuni, rispettando le diversità di pensieri e sentimenti.

Con lui ho trascorso tanti momenti pieni di risate, con quella genuina immediatezza e spontaneità che hanno sempre caratterizzato la nostra naturale amicizia e il nostro piacere di stare insieme. Abbiamo condiviso discorsi utopistici sui massimi sistemi e discorsi seri sugli aspetti più importanti della condizione umana, condendoli sempre di quel pizzico di ironia e autoironia che rendeva leggeri anche i temi più ostici,

Credo che se fosse qui e leggesse quello che sto scrivendo direbbe qualcosa tipo:"Ma non metterla giù troppo tragica e pallosa, sono morto, è andata così perchè così è la vita, fattene una ragione".

E' anche per questo che scrivo, per ricordare l'idea che abbiamo condiviso, che sia cosa giusta dedicare tutte le proprie energie a vivere la vita nella sua interezza senza troppe ansie, a rendere pieno di senso il tempo che ci è dato di vivere, con consapevolezza e accettazione dei limiti che il nostro essere umani necessariamente comporta, in modo naturale, secondo misura.

    

domenica 24 dicembre 2023

Natale, la festa della nascita e dell'amore

Non ti sei mai goduto appieno la vita. Non sei mai riuscito a stare lì dov'eri, felice di essere quello che eri, coi tuoi limiti e le tue debolezze. Hai sempre cercato di superarti, di essere perfetto. Il mondo intorno a te doveva essere come tu pensavi che dovesse essere, col risultato di non essere mai in pace con te stesso. 

E ovviamente hai sempre fatto la stessa cosa con gli altri. Hai sempre preteso che gli altri fossero come tu volevi, li hai sempre contestati quando ti dicevano che la tua interpretazione delle loro frasi era diversa da quello che avevano realmente voluto dire. 

Vedevi una unica verità, la tua.

Adesso ti stai ricredendo, ti stai mettendo in discussione, cominci a capire di essere il peggior nemico di te stesso. Cominci a capire di non esserti mai amato veramente, di avere sempre preteso da te ciò che andava oltre le tue possibilità.

Adesso cominci ad accettare gli altri coi loro pregi e i loro difetti e stai cominciando a volere bene a te stesso per quello che sei, per ciò che riesci a fare, accogli anche le mancanze che hai.

Stai cominciando a capire davvero che l'amore e l'amicizia non sono collegati alle prestazioni, non sono sottoposti a nessuna condizione, tranne quelle della verità e della reciprocità. Stai imparando ad amare le tue parti meno brillanti e positive, che vuol dire accoglierle, empatizzare, solidarizzare con loro.

I migranti e i bisognosi sono dentro di te e ti chiedono di essere amati, sono le tue parti che hanno sofferto e che ti generano sofferenza. Se non farai definitivamente pace con loro, non sarai mai sereno e felice. Quello è il compito, non diventare sempre più bravo: il compito è essere capaci di andare verso il basso, dentro di te, senza avere paura di ciò che trovi, non di andare sempre più in alto e mostrare al mondo le parti migliori di te.

Devi fare pace con le tue paure, coi tuoi limiti, con le tue mancanze. Se lo farai o comincerai a farlo, potrai dire di avere reso davvero concreto il Natale, di avere festeggiato degnamente la festa della nascita (o rinascita) all'insegna dell'amore, innanzitutto per le tue parti più sofferenti e conseguentemente anche per gli altri. 

lunedì 20 novembre 2023

il problema è sapere cosa è l'amore, saperlo donare e pretendere che ci sia donato in modo paritario

 Cose fondamentali da fare e sapere per cercare di evitare i rapporti tossici:

1) Cercare di volersi bene accettando anche i propri aspetti meno brillanti. Avere un atteggiamento caldo e accogliente nei nostri confronti che non è egocentrismo o narcisismo, ma il suo esatto contrario: l'accettazione dei nostri limiti cercando nel contempo di migliorarci senza pretendere l'impossibile da sè. (O ci si vuol bene per quello che si è in toto o non ci si vuole sufficientemente bene). 

Riuscire a fare questo porta a:

2) Non dipendere da un altro affettivamente, stare in piedi emotivamente anche da soli, anche se uno ti lascia o non ti ama più. Anzi, essere contenti che l'altro se ne vada se non ti ama più: cosa te ne fai di uno che non ti ama? (Ovvio, scontando tutto il dolore e il lutto per la mancata realizzazione di qualcosa che per noi era bello e importante).

3) Sapere che ci possono essere delle incapacità o parti della psiche negative in una persona che nemmeno l'amore più oblativo e adorante può modificare e talvolta nemmeno il miglior psicoterapeuta del mondo può cambiare. Molte persone non hanno la capacità di cambiare a causa di problemi interni loro, indipendentemente da qualsiasi comportamento degli altri nei loro confronti. L'amore non sana certe patologie psichiche profonde che condizionano la vita cosciente di una persona. Non essere capaci di amare, secondo me,  è una patologia.

4) Ricordarsi che amore è desiderare il bene dell'altro, la sua libertà e la sua miglior realizzazione di sè. Se io mi rendo conto di essere un impedimento per la persona che amo, mi devo levare di torno.

5) I ragazzi troppo bravi possono essere altrettanto pericolosi di quelli troppo cattivi se non sono capaci di amare. Le ragazze troppo brave possono essere oggetto di violenze esattamente come quelle troppo cattive. La soluzione non è essere bravi o cattivi, la soluzione è sapere cosa è l'amore, sapere darlo agli altri e non sentirsi di chiedere troppo se lo si pretende dagli altri in modo paritario.  


lunedì 2 ottobre 2023

Quattro film da non perdere

Quattro film che ho visto in settembre e che ho particolarmente apprezzato:

1) LA BELLA ESTATE (https://www.mymovies.it/film/2023/la-bella-estate/) 

2) IO CAPITANO (https://www.mymovies.it/film/2023/io-capitano/)

3) L'ORDINE DEL TEMPO (https://www.mymovies.it/film/2023/lordine-del-tempo/)

4) IL CAFTANO BLU (https://www.mymovies.it/film/2022/il-caftano-blu/)  

domenica 25 giugno 2023

AUTOSTIMA, AUTONOMIA E CREATIVITA'

Se fin da bambini nessuno ci ha stimato per quello che eravamo, se le aspettative degli altri sono state troppo basse o esagerate rispetto a ciò che in un certo momento della nostra vita noi riuscivamo a essere o a fare, la nostra autostima sarà troppo bassa o troppo alta e questo creerà problemi al nostro crescere.

Se nessuno ha dato il giusto valore a ciò che riuscivamo a fare, se nessuno ci ha insegnato pazientemente a fare cose nuove che erano alla nostra portata, non avremo il desiderio di fare qualcosa di diverso da ciò che già sappiamo fare, la nostra autonomia non crescerà e la nostra creatività sarà compromessa. 

Se, al contrario, ci avranno valorizzato solo per le nostre performances, ci sentiremo sempre obbligati a rincorrere successi e saremo sempre oppressi dall'ansia da prestazione. 

E' compito dei genitori aiutare i figli a far crescere progressivamente la loro autostima, la loro autonomia e la loro creatività, stando loro vicini nelle difficoltà e senza forzare troppo i loro limiti.

Ho sentito troppi genitori denigrare e colpevolizzare anche violentemente i figli per la loro incapacità, per la loro mancanza di autonomia e creatività.

Il mio lavoro spesso consiste nell'aiutare le persone a valorizzare ciò che hanno di buono oppure ad abbassare ideali esagerati di perfezione.

La realtà è che ciascuno di noi, per migliorare, deve conoscere e accettare ciò che egli è in un certo momento come base per migliorare, affrontando ciò che è possibile fare, senza pensare di non sapere fare niente o di dover raggiungere obiettivi troppo alti.

L'amore per gli altri, in fondo, consiste proprio in questo: non colpevolizzarli per ciò che non riescono a fare, sostenerli dando loro fiducia, fargli sentire che c'è qualcuno che crede in loro. E se qualcosa è davvero impossibile, non avere paura di ammetterlo e cambiare percorso o obiettivi, fino a diventare davvero consapevoli delle proprie capacità, perchè nessuno può fare bene tutto, nessuno è portato per natura a fare bene ogni cosa. E, importantissimo, questo vale anche nel rapporto con se stessi.

La serenità si raggiunge quando ci si pacifica con la propria relatività e si abbandonano i sogni di assoluto: solo allora si può crescere con gioia e consapevolezza e si può diventare chi si è veramente.

Come racconta la saggezza popolare, il nostro asino perduto, che ci aiuta ad andare avanti, non va cercato fuori da noi, perchè ci siamo seduti sopra e molte volte non lo vediamo, non lo cerchiamo proprio lì dove è: vicino a noi, dentro di noi.     

 

sabato 10 giugno 2023

IL CORAGGIO DI PROVARCI

Siamo tutti diversi, siamo tutti unici. 

Non ci sono due impronte digitali uguali nè due corpi identici, non ci sono due vite costituite da esperienze identiche e, fortunatamente, nemmeno due modi completamente uguali di pensare e di sentire.

Provate a immaginare come sarebbe il mondo se tutte le persone esistenti fossero vostri cloni, uguali a voi in tutto e per tutto: le relazioni con l'altro non esisterebbero, si incontrerebbe sempre la stessa persona, uno specchio infinito, un incubo.

Per fortuna siamo tutti diversi. Eppure molte persone, invece di essere curiose di conoscere gli altri, ne hanno paura e rimangono chiuse in se stesse. Non pensano che è l'unica possibilità che hanno di conoscere qualcosa di nuovo, di sentir raccontare esperienze, storie, pensieri che potrebbero farli riflettere, sentire emozioni nuove e crescere nella consapevolezza di sè. 

A dire il vero molti lo sanno, ma hanno paura del confronto o del giudizio altrui e questo è terribile, perchè il risultato è che ci si chiude in se stessi, ci si isola e non si sperimenta la vita nelle sue infinite sfaccettature. Ci sono ragazzi, ad esempio, che non escono di casa per paura delle relazioni e stanno quasi sempre nel mondo virtuale, che è molto più controllabile e quindi rassicurante.

Il problema è quasi sempre l'insicurezza, l'idea di non valere nulla, di non essere interessanti per gli altri, di non avere nulla da dire, di non poter avere successo nelle relazioni amicali e affettive: manca sempre il coraggio di provarci.

Perché? Cos'è che non ci permette di pensare che siamo un valore per ciò che siamo e non per i successi che otteniamo?

      

venerdì 9 giugno 2023

oggi la vera trasgressione è essere gentili

La frase che dà il titolo al post è stata scritta da Massimo Gramellini all'interno di un articolo pubblicato oggi sul Corriere Della Sera. 

La condivido.

martedì 23 maggio 2023

AMO LA ROMAGNA DA SEMPRE



Amo la Romagna, svisceratamente, da sempre, 

perchè i romagnoli hanno nel cuore l'umanità, il sorriso e la gentilezza.

In questi giorni tragici ho partecipato al loro dolore

e adesso che è tornato il sole dopo l'alluvione, 

spero che tutto ritorni normale il più presto possibile.

Il sorriso della panettiera che ha ripulito il suo negozio 

e ricomincia il suo lavoro con speranza, fiducia e tenacia,

simboleggia per me l'essenza della Romagna.

Amo il carattere schietto, solare e generoso dei romagnoli

e lo trovo contagioso.

Devo ringraziarli: quando mi rapporto con loro 

mi sento sempre più felice, allegro e gioioso.


 

martedì 25 aprile 2023

25 APRILE 1945/2023: CHE VALORE DIAMO OGGI ALLA LIBERTA'?

Pensate che valore doveva avere la libertà il 25 aprile del 1945: da quel giorno in poi si sarebbero potute esprimere e scrivere le proprie idee liberamente e ci si sarebbe potuti muovere in libertà.
E oggi, che valore ha la libertà oggi, 25 aprile 2023, dopo 78 anni?
Beh, mi sembra che la libertà oggi sia piuttosto acciaccata, porti male i suoi 78 anni, come un vecchio quasi ottantenne che non se la passa tanto bene.
Un ottantenne oggi, diciamo la verità, generalmente non ha un gran valore, perfino il vecchio Silvio è in fase nettamente calante,
Mi sembra che la libertà oggi venga data per scontata, è come l'aria, non costa niente e ce n'è in abbondanza, quindi nessuno ci pensa, è come se non esistesse.
Per alcune persone, anzi, la libertà è un impiccio, una cosa di cui farebbero volentieri a meno, perchè li costringe a pensare, ad ascoltarsi, a incontrare verità scomode dentro di loro. Meglio avere sempre degli impegni, dei passatempi, degli svaghi, che tengano la mente impegnata, così che non possano chiedersi mai come sarebbe il modo migliore per usare la loro libertà.
Ad alcuni addirittura la libertà fa proprio paura, penso ai ragazzi che si chiudono in camera loro e hanno attacchi di panico se vanno fuori di casa, in mezzo alla gente o nei luoghi di lavoro. Oppure a quelli che vivono nella realtà parallela dell'alcool e delle sostanze, anche se non sono più giovani. Penso a tutti quelli che si isolano, che si chiudono in se stessi, che sostituiscono con i soldi, le cose e i rapporti virtuali la compagnia vivificante di altri esseri umani.

Vi invito a leggere una newsletter settimanale di Michele Serra che il giornale online Il Post (www.ilpost.it) pubblica settimanalmente gratuitamente: si chiama Ok Boomer! Il tema è il dialogo tra le generazioni: in questo spazio, Serra dialoga coi lettori di ogni età. Da un paio di settimane il tema è la solitudine, tema su cui molti ragazzi hanno scritto narrando i propri sentimenti al riguardo. Ebbene, a parte la solitudine da abuso dei social, l'altro grande tema che è emerso è la solitudine da mancanza di condivisione, di coesistenza, soprattutto da mancanza di luoghi sociali e politici dove stare insieme per condividere ideali importanti.

In conclusione, mi sembra che il valore della libertà dal 1945 ad oggi abbia fatto una parabola simile a quella di un essere umano: è nato nel 1945, è cresciuto, è diventato giovane e forte, poi adulto, poi piano piano è invecchiato, ha iniziato a decadere e adesso è piuttosto acciaccato come un ottantenne.   

martedì 28 febbraio 2023

RIDERE E SORRIDERE IN PSICOTERAPIA

 


Parecchi anni fa ero a Bologna a un incontro con alcuni colleghi psicoterapeuti e rimasi sbigottito nel sentire una di loro chiedere: “Ma secondo voi, è bene dare la mano ai pazienti quando li si accoglie in studio o quando li si saluta alla fine della seduta?”.

Dunque, mi chiesi, secondo questa terapeuta come ci si deve comportare col paziente? Bisogna stargli lontano e non toccarlo fisicamente nemmeno con una stretta di mano perché un contatto anche fugace del nostro corpo col suo potrebbe scatenare in lui o in noi chissà quali sentimenti ed emozioni equivoche, dannose o disdicevoli?

Poi mi venne da chiedermi: e dal punto di vista del rapporto emotivo, come si comporterà questa collega coi pazienti?  Si asterrà dal manifestare tutti i sentimenti che il paziente le provoca durante le sedute? Si imporrà di rimanere impassibile e di non dire nulla anche quando il paziente le racconterà delle sue fatiche di vivere, dei suoi dubbi esistenziali, delle violenze e degli abusi sofferti? Si obbligherà a rimanere una statua di ghiaccio per non condizionare in nessun modo il paziente con le proprie reazioni emotive?

Può sembrare strano ma in psicologia c’è chi ha teorizzato purtroppo simili sciocchezze. Attenzione, non dico che lo psicoterapeuta debba essere uno sprovveduto che si comporta come un amico che manifesta apertamente tutto ciò che prova, dico solo che i sentimenti del terapeuta non devono essere da lui censurati completamente, ma devono essere gestiti con consapevolezza per diventare uno strumento di aiuto per il paziente.

Quest’ultima cosa, però, non è per niente facile, mentre è molto più facile diventare di ghiaccio perché così non si corre alcun rischio di dire e fare cose sbagliate o nel momento sbagliato. Ma lo psicoterapeuta non dovrebbe essere un artigiano delle emozioni? La sua formazione non dovrebbe consistere anche e soprattutto nel non avere paura delle emozioni e nell’imparare durante le sedute ad ascoltare e gestire i sentimenti propri e quelli altrui?

In realtà, come si può pensare di aiutare una persona che sta male perché non ha avuto dei buoni rapporti emotivi e affettivi con gli altri, se non si riesce a far vivere loro, almeno in seduta, un’esperienza emotivamente e affettivamente diversa, cioè positiva, fatta di ascolto sincero, di calore umano, di accoglienza, di mancanza di giudizio ecc.?

E’ solo l’esperienza positiva dei rapporti affettivi con gli altri che permette di accrescere la propria autostima interiore e di diventare più sicuri della autenticità e del valore dei propri sentimenti (e quindi di diventare più sicuri di sé).

Le sedute di psicoterapia quasi sempre per questo servono al paziente: per sperimentare rapporti affettivi con un altro essere umano fondati sul fatto di sentire che esiste qualcuno che ha fiducia in te, che è un tuo fan, che desidera che tu stia bene e che ti dona tutto il proprio sapere e la propria esperienza professionale e personale per aiutarti a conoscere e dare valore alla tua autenticità e a trovare il coraggio di andare nella vita senza paura di essere ciò che sei.

Quindi, quando con un paziente si arriva a ridere o a sorridere insieme e ripetutamente, con complicità, o si arriva a condividere espressioni e pensieri ironici e autoironici, oltre a stare bene e divertirsi, si può sinceramente pensare che la terapia sta andando bene, perché tra il terapeuta e il paziente, si è stabilito un buon rapporto di complicità e di fiducia.

Non sto ovviamente dicendo che la terapia consiste nel raccontarsi le barzellette a vicenda (anche se qualche rara volta mi è successo anche di raccontare una barzelletta a un paziente), sto dicendo che arrivare a trovare lo spazio anche per una risata o un sorriso in un percorso che non è una passeggiata perché va a toccare i punti più deboli e sensibili del paziente, è una cosa estremamente positiva, se gestita dal terapeuta con piena consapevolezza coerentemente con gli obiettivi terapeutici presenti all’interno di ogni percorso di cura.

giovedì 19 gennaio 2023

diventare obsoleti con grazia

Qualche giorno fa ho letto sulla Repubblica on-line alcune parti di un discorso tenuto 40 anni fa da Steve Jobs, nel quale egli sosteneva che i computer avrebbero cambiato la capacità degli uomini di sperimentare la vita. La cosa che più mi ha colpito non è tanto il contenuto del discorso, pure interessante, quanto la frase finale da lui pronunciata.

Dopo aver raccontato di come, secondo lui, l'Intelligenza Artificiale avrebbe modificato la nostra vita, ha terminato il suo intervento affermando che la sua generazione avrebbe dovuto diventare obsoleta con grazia

Questa espressione, totalmente inaspettata, mi ha fatto nascere immediatamente una serie di domande: Come si fa a diventare obsoleti con grazia? E' possibile? Cosa significa?

La prima associazione che mi è venuta è stata con Pasolini, che spesso diceva di ammirare la grazia dei ragazzi più giovani ed emarginati, non ancora contaminati dalla società consumistica. 

Ma come associare il restare indietro rispetto all'evolversi della società, con la grazia? Come si può accettare di andare verso l'emarginazione sociale sorridendo e sentendosi leggeri? Invecchiare non piace a nessuno e non sapere destreggiarsi con agilità tra le competenze informatiche fa sentire spesso vecchi e inadeguati.

Però, pensandoci bene, sentirsi obsoleti con grazia forse è possibile, a patto che accettiamo una cosa estremamente semplice e naturale: che il tempo passa e non si ferma, che nessuno sarà giovane in eterno e che la vita scorre continuamente, come le lancette dell'orologio che non si fermano mai. Allora, forse, potremo apprezzare la bellezza di essere stati al centro del mondo quando il mondo aveva la nostra taglia, quando sapevamo misurarci con i linguaggi, le mode, i modi di vivere che erano nuovi ed attuali, perchè erano i nostri, mentre ora potremo lasciare la posizione centrale alle nuove generazioni, che essendo nate e cresciute nel mondo informatizzato,  sanno viverlo molto meglio di noi. Questo passaggio del testimone, questo passaggio di ruolo, non deve abbatterci, non dobbiamo sentirci defraudati del centro della luce dei riflettori, perchè sarebbe profondamente ingiusto tenere nel buio i giovani di oggi, che hanno tutto il diritto di acquisire una posizione centrale simile a quella che avevamo noi.

Potremo diventare obsoleti con grazia se avremo comunque stima di noi, di ciò che siamo diventati e se avremo la sensazione di avere imparato dalla vita delle cose importanti, compresa la capacità di passare anche attraverso difficoltà e fallimenti imparando qualcosa dai nostri sbagli. Allora forse potremo accontentarci di ciò che siamo e prepararci a godere di tutti i giorni che ancora ci sarà dato vivere nel modo migliore possibile, senza tormentarci nei rimpianti o nell'impossibile rincorsa a modi di vivere artificiosi e innaturali che con l'essenza e la bellezza della vita umana hanno ben poco da spartire. 

  

mercoledì 18 gennaio 2023

integrare gli opposti

Ho unito in questo dittico due cantanti, due donne le cui voci non passano certo inosservate e, a mio modo di vedere, sono affascinanti, anche se per motivi opposti.

Anche la presenza scenica è opposta: una è elegante, delicata e raffinata, l'altra è sensuale, carnale, quasi animalesca.

L'accostamento di queste due cantanti mi sembra rappresenti bene l'idea che la vita è costituita da tante coppie di opposti e che la salute psichica consiste nella loro integrazione, nel poter godere dell'uno e dell'altro opposto, senza escluderne uno a privilegio dell'altro.

Integrare gli opposti è l'unico modo per poter godere appieno dell'energia vitale che, come la corrente elettrica, si crea dal contatto tra poli opposti, Il distacco totale dall'altro polo, qualunque sia, ci lascia psichicamente al buio, così come l'identificazione assoluta con uno solo dei due opposti. 



martedì 20 dicembre 2022

per un Natale autentico

Credo che tutti noi, quando eravamo piccoli, amavamo il Natale: guardavamo con occhi incantati i preparativi, l'albero, il presepe, i doni, gli addobbi. Eravamo affascinati anche dai pranzi di Natale: la cena della vigilia e il pranzo del giorno di Natale e, per chi era credente, c'era anche il rito della Messa di mezzanotte.

Poi, anno dopo anno, crescendo, i riti di Natale per molti di noi hanno perso il loro fascino, si è persa la meraviglia infantile, ma questo mi sembra assolutamente naturale. Il problema è che a volte ci sentiamo sottomessi al Natale, obbligati ai pranzi di famiglia che viviamo in modo ripetitivo, come se, anno dopo anno, si dovesse recitare sempre lo stesso copione: sempre gli stessi gesti, le stesse situazioni, gli stessi discorsi già fatti e sentiti mille volte, così che alla fine subentra la noia e, mentre sorridiamo un po' a tutti,  immancabilmente, prima o poi, ci viene voglia di tornarcene a casa, se solo si potesse. Ma non si può e siamo obbligati a restare. 

Nei giorni di festa che ruotano intorno al Natale, spesso ci sentiamo obbligati a fare tante cose: correre in giro per negozi a scegliere i regali, comperare qualche vestito nuovo da sfoggiare, addobbare la casa con luci e colori, fare l'albero, fare il presepe, lavare l'automobile per fare bella figura, infiocchettare e agghindare noi e i bambini per essere belli davanti ai parenti, andare dal barbiere, dal parrucchiere o dall'estetista. La cosa più strana che accade me l'ha racccontata la mia dentista: all'inizio di dicembre le avevo chiesto un appuntamento per fare la annuale pulizia dei denti e lei mi ha chiesto se potevo aspettare gennaio. Ho acconsentito e lei mi ha sussurrato nell'orecchio:"sa, le settimane prima di Natale sono sempre pienissima di lavoro perchè tante persone vogliono venire a fare la pulizia e sbiancarsi i denti per avere un sorriso smagliante il giorno di Natale!".

Insomma, non dico certo una cosa originale se dico che per molti il Natale è qualcosa che ha quasi solamente  a che fare con l'esteriorità e il consumismo e che quindi tutto diventa ripetitivo, privo di anima e di senso.

Chi è credente dovrebbe un po' salvarsi da questa banalizzazione del Natale, ma spesso non è così facile e spesso anche loro rischiano di perdere contatto col valore del Natale.

Già, ma qual'è per noi il valore di questo Natale? Ecco la domanda che ci può salvare, o perlomeno, far stare meglio. Perchè questa domanda ci riporta al rapporto con noi stessi, al senso che per noi hanno, quest'anno,  questi giorni di festa e, miracolo dei miracoli, non c'è una risposta univoca, prefabbricata e valida per tutti. Si fa fatica a pensare che ci possano essere mille modi diversi di sentire il Natale, ma è assolutamente possibile, se solo noi ci chiedessimo come ci sentiamo di vivere questo Natale qui, quello di quest'anno, in che modo ci può fare bene nella nostra situazione esistenziale attuale. Il trucco forse consiste nel non considerare il Natale come qualcosa di standardizzato, di automatico, il prodotto sempre uguale di una perpetua catena di montaggio!

Se partiamo dalla considerazione che il Natale è una festa che celebra una nascita, possiamo chiederci, ad esempio, che nascita dentro di noi possiamo immaginare di desiderare o di festeggiare quest'anno, cosa ha a che fare una nascita, il tema della nascita, con la nostra vita attuale? Cosa sentiamo nascere dentro di noi in questo periodo oppure cosa vorremmo che nascesse dentro di noi nel prossimo anno?

In questo modo, il Natale di quest'anno potrà essere diverso da tutti gli altri Natali passati e futuri perchè lo vivremo in relazione alla nostra situazione esistenziale di questi giorni. Se riusciamo a riprenderci il periodo di Natale, a viverlo cercando di fare il più possibile ciò che sentiamo farci davvero bene, trascorreremo delle belle giornate e alla fine saremo più carichi di energia e non svuotati e stanchi. Se faremo così, saremo anche in grado di tollerare con più serenità quei momenti conviviali di cui magari faremmo volentieri a meno.

Chi invece vive bene il Natale tutti gli anni, anche facendo sempre le solite cose, sicuramente è sempre sinceramente presente con tutto se stesso in  ciò che fa ed è contento di farlo anche insieme ai suoi cari.

A tutti i lettori, comunque, auguro di cuore di stare bene e di essere felici e sereni in questo periodo festivo.

    


giovedì 15 dicembre 2022

quello che veramente ami

Quello che veramente ami rimane,

il resto è scorie

quello che veramente ami non ti sarà strappato

quello che veramente ami è la tua vera eredità.

                                         E. Pound

lunedì 28 novembre 2022

al limite

Prima di continuare a leggere questo post, distogliete lo sguardo dallo schermo e fermatevi tutto il tempo che desiderate ad ascoltare quali sentimenti e quali pensieri vi fa venire in mente la parola LIMITE.
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Quello del limite è uno dei temi fondamentali della nostra esistenza. Questo post non esisterebbe se non avesse un limite, un quadro non sarebbe un quadro se non avesse un limite, gli alberi non sarebbero alberi se non avessero un limite, niente avrebbe una identità definita se non avesse un limite, un bordo, un confine.
Nei test di psicologia che usano il disegno, spesso si traggono indicazioni sulla personalità del paziente osservando se ciò che è disegnato sta dentro al foglio, rispetta il limite del foglio o se va fuori dal limite.

Oltrepassare i limiti può essere pericoloso, oppure liberatorio, i limiti possono essere troppo stretti e angusti, oppure troppo larghi, quasi inesistenti, quindi si può sentire il bisogno di allargare i propri limiti o di averne di più stretti.
L'ideale, ovviamente, è di pacificarci coi limiti, accettare che ce ne siano alcuni sui quali non possiamo intervenire e a questi cercare di adattarci il più possibile, mentre ci dedichiamo, invece, a cercare di modificare quelli sui quali possiamo agire al fine di vivere meglio. Ovvio che questo discorso riguarda anche la morte, che non possiamo eliminare, e lo scorrere della vita, che non possiamo rallentare.
 
Il bambino tendenzialmente non ha limiti, se non quelli imposti dalla fatica fisica. I limiti ci vengono insegnati e sappiamo quanto nella società attuale questa cosa sia importante e purtroppo spesso trascurata o insegnata male. Perchè nella nostra cultura attuale il limite è sentito e vissuto prevalentemente come qualcosa di esclusivamente e totalmente negativo. Da qui nascono tante sofferenze e tante insofferenze.

Il tema del limite riguarda tutte le età, in modo particolare i bambini e gli adolescenti, che si trovano a dover imparare a limitare i propri impulsi e i propri desideri. Se ai giovani non vengono mostrati e insegnati anche gli aspetti positivi del limite, si rischia che identifichino il benessere con la totale mancanza di limiti, con le conseguenze devianti che ben conosciamo. D'altra parte, porre limiti troppo stretti può portare a ribellione oppure a chiusura rispetto al mondo esterno; ricordiamo che ci sono molti ragazzi che hanno paura di uscire dalla propria casa e andare serenamente nel mondo. In tanti ragazzi ci sono paure e timori di non essere sufficientemente adeguati alle relazioni sociali o di essere giudicati negativamente dagli altri.

Quello del limite è un tema che riguarda anche il nostro rapporto con gli altri (ama il prossimo tuo come te stesso): quanto devo amare me? quanto devo amare gli altri? Il mondo è pieno di narcisisti che privilegiano i propri bisogni, ma anche di persone che, al contrario, tendono a perdonare i difetti degli altri molto più di quanto non facciano con i propri, col risultato che non sono mai soddisfatte di se stesse.

P.S.: Sul tema del valore positivo dei limiti, trovate qualche spunto in questo mio post di dieci anni fa:
https://www.blogger.com/blog/post/edit/9150026362372771277/4147358254944397983 

 
  

venerdì 4 novembre 2022

la musica che trasmette emozioni


A volte in un istante avvengono eventi ai quali non avevi mai, ma proprio mai pensato. 

A volte basta un click per dare agli altri qualcosa che era nato come esclusivamente tuo.

Non sto parlando di grandi cose, sto parlando di una playlist su youtube che avevo fatto a mio uso e consumo per riunire insieme tutti i video musicali che incontravo casualmente in rete e che volevo memorizzare da qualche parte per non dimenticarli.

Bene, qualche giorno fa mi è casualmente comparsa davanti una schermata che mi chiedeva se volevo rendere visibile a tutti la mia playlist, che fino a quel momento potevo consultare solo io.

Un attimo, un pensiero, e poi: perchè no?

Così, eccola qua. Se siete curiosi, la trovate andando su youtube e digitando: 

la musica che trasmette emozioni

Non è la classifica delle mie canzoni preferite, ma un insieme di video di brani musicali che ho incontrato casualmente, che mi hanno trasmesso qualcosa e che non ho voluto perdere di vista. 

Spero che anche a voi succeda qualcosa di simile a quello che è capitato a mia moglie, che ci ha trovato dentro una canzone che le piaceva da morire quando era giovane, ma non sapendo nè chi la cantasse nè il titolo, l'aveva perduta di vista.

Buon ascolto! 



martedì 11 ottobre 2022

Moody Blues - Seventh sojourn (1972)

Stasera mi è capitato di riascoltare dopo tanto tempo questo disco che, quando avevo 20 anni, mi piaceva da impazzire. 

Mi sono meravigliato nel constatare che anche ora mi suscita le stesse emozioni!



sabato 1 ottobre 2022

31-40 anni: nel mezzo del cammin di nostra vita

Questo è il decennio centrale della vita, non si è più giovani, non si ha più la sensazione di avere ancora tutta la vita davanti, ma non si avverte nemmeno che sta iniziando il declino. Si è nel mezzo del cammin di nostra vita: la parabola della vita è nel suo punto più alto.. 

Si può godere di ciò che si è costruito ma si può cominciare a temere di non riuscire più a realizzare tutti i propri desideri. 

In questo periodo è fondamentale cercare di fare chiarezza sulla direzione verso cui si vorrebbe portare la propria vita. 

Si è ancora in tempo a cambiare molte cose, ma bisogna occuparsi di sè seriamente perché in questo decennio si gettano le basi per una seconda metà della vita soddisfacente. Ci si deve chiedere cosa è davvero importante per noi. 

Per le donne che non hanno avuto figli è fondamentale ascoltarsi e chiedersi se vogliono diventare mamme oppure no. Per chi non ha un rapporto di coppia soddisfacente è necessario cercare di chiarirsi le idee in merito a questo tema. 

Ma, forse, la cosa più importante è capire se si sta bene con se stessi, se si è autonomi emotivamente e materialmente e, cosa forse più importante di tutte, se ci sono problemi di dipendenza irrisolti nel rapporto coi propri genitori.

Insomma, si è nel momento di massima pressione delle domande esistenziali più radicali. Come detto sopra, la parabola della vita è nel suo punto di massima altezza e nel prossimo decennio inizierà lentamente a declinare. 

È proprio adesso che si hanno le energie per fare cambiamenti importanti che ci possono portare a prendere decisioni che influenzeranno positivamente la nostra vita futura.

Siamo a metà del guado.