domenica 7 febbraio 2021

malinconia creativa

 

Joan Mirò - Canto dell'usignolo di mezzanotte e pioggia del mattino (1940)

Oggi vorrei parlarvi di uno stato d'animo, tipico dell'adolescenza, che però quasi tutti prima o poi provano nella vita nei momenti di trasformazione: la malinconia creativa. Cos'è? E' uno stato d'animo tipico delle età di passaggio, caratterizzato dall' incertezza su ciò che siamo, su come sarà il nostro futuro, su come cambierà la nostra vita dopo la trasformazione che è in atto. 

E' come essere a metà dell'attraversamento di un ponte e constatare che, da un lato, abbiamo lasciato una sponda che conoscevamo bene e, dall'altro, che non siamo ancora arrivati dall'altra parte; che siamo in una terra di mezzo, con la consapevolezza che dovremo andare avanti verso un territorio sconosciuto e che non è possibile rimanere dove siamo per sempre e nemmeno tornare indietro. 

Siamo obbligati ad andare avanti (proviamo un certo desiderio di farlo, insieme alla speranza che alla fine ci sarà qualcosa di positivo) ma non sappiamo con sicurezza dove arriveremo, il futuro sconosciuto ci fa provare timore. Paura e speranza coesistono in noi, ma questa miscela di sentimenti contrapposti contiene una certa dose di vitalità.

La malinconia creativa genera una tensione vitale che permette di fluttuare in tutte le direzioni, tra la ricerca della consapevolezza di chi si è davvero e il mistero su ciò che si diventerà. Si sperimenta così quella mancanza di certezze che a volte diventa forza vitale, per poi ritornare ad essere dubbio, incertezza, timore: un periodo caratterizzato da tempi vuoti, creatività, noia, riflessione, a volte da grandi paure o momenti di esaltazione: in una parola, un multiforme periodo di formazione ed elaborazione del nostro futuro. 

Un periodo che è simile a un tuffo nel mare profondo, con un misto di paura e di speranza, perchè non sai mai se alla fine il mare ti inghiottirà o ti regalerà la freschezza per rigenerarti e farti ripartire più forte e sicuro di prima.

Guardando questo video ho provato le emozioni tipiche della malinconia creativa, nelle immagini, nella musica e anche nelle parole ed è per questo che ve lo propongo.

                     Corey Kilgannon - Soften, Continue (2016)
 

P.S.: Grazie a Maria Cardamone (www.treccenere.blogspot.com) che mi ha fatto trovare il video. 

9 commenti:

alberto bertow marabello ha detto...

Dev'essere il momento in cui si impara a nuotare. Quando, si dice, l'acqua arriva alla gola.
Non vedo però il video.
Guarderò sul blog di maria

Franco Battaglia ha detto...

Di stati di malinconia creativa, specie se l'alternativa diventa una sorta di piattume senza scosse, ne sarebbero auspicabili diversi e di diversa intensità, durante la vita. Si dice che la sicurezza uccida la felicità, e non credo sia troppo errato come concetto. Ovvio non c'è bisogno di sperare ogni volta di dover uscire da una pandemia, per vivacizzare le aspettative, ma possiamo sempre alimentare la ricerca del giusto equilibrio, tra passioni, sentimento e curiosità ..non guasta di certo.. ;)

Annamaria ha detto...

Efficace la descrizione di quella che chiami "malinconia creativa" e che caratterizza in genere le fasi di passaggio con l'alternanza tra paure e desiderio. Certo è tipica dell'adolescenza, ma anche della vita adulta soprattutto nel momento critico che stiamo vivendo. Anch'io mi ritrovo a volte in uno stato d'animo simile. Importante è lasciare che la malinconia ci parli per scoprirne la spinta vitale. Altrimenti c'è il rischio di avvitarci su noi stessi.
Bello il dipinto di Mirò.
Grazie!

giorgio giorgi ha detto...

@alberto: mi sembra una buona metafora...

giorgio giorgi ha detto...

@franco: concordo.

giorgio giorgi ha detto...

@annamaria: sì, non bisogna averne troppa paura...

Maria ha detto...

Quello che scrivi tu e qualche commentatore mi fanno pensare al libro che sto leggendo per adesso (La danza della realta', Jodorowsky) e a come tutte le nostre rotture, le nostre vie di mezzo (bella l immagine del ponte) siano una fonte ineusaribile di esplorazione e di poesia... Come dice Jodorowsky la poesia e' azione, come il teatro, e l'arte deve produrre mutamento se no non e' tale.
Grazie di aver continuato il discorso! Un abbraccio

giorgio giorgi ha detto...

Quando noi esploriamo,
dentro o fuori di noi,
siamo poesia,
la nostra vita ha senso
e siamo in continua trasformazione,
anche quando,
in apparenza,
non facciamo niente.

Un abbraccio anche a te.

Alligatore ha detto...

Io ho pensato al primo lockdown (ma anche il secondo), quando molti dei musicanti che seguo hanno prodotto, isolati, da soli, molto nuovo materiale. Alcuni gli ho intervistati, qualcosa ho pubblicato online, altro a breve in un libro che sto rileggendo in questo periodo... e mi sono venuti in mente, più dalle tue parole, che dal video (che trovo molto malinconico, per la parte che ho visto...).