venerdì 12 febbraio 2021

la storia di Aldo

Caro Aldo,

quanti anni abbiamo passato insieme! Sei entrato nel mio studio per la prima volta più di trent'anni fa e ci sei tornato tutte le settimane, fino a poco tempo fa, quando te ne sei andato per sempre.

Ti ricordi quando venivi da me le prime volte, qualche anno prima di andare in pensione? Venivi a raccontarmi i tuoi pensieri, perchè non avevi nessun amico, nessun familiare, nessuna persona con cui parlare.
E tutta la tua vita era stata così, perchè non avevi mai avuto la capacità e il coraggio di entrare in una relazione affettiva con un altro essere umano. Tu avevi paura degli altri e dicevi che non te ne importava proprio niente di loro.
Vivevi da solo, eri autonomo, autosufficiente e ti dava fastidio perfino se qualcuno ti regalava qualcosa, perchè ti sentivi obbligato in qualche modo a contraccambiare.
Ricordo che parlai di te a una collega più anziana che mi disse: fai del training autogeno con lui, che almeno si rilassi un po', non può mica fare della psicoterapia!
Eppure, caro Aldo, io e te siamo andati avanti per una strada che poteva sembrare senza sbocco, ma che abbiamo percorso insieme passo dopo passo.
Quando ti ho conosciuto tu non frequentavi nessuno, vivevi nel mondo delle tue fantasie, non andavi nemmeno al bar: le tue uniche compagnie le trovavi, di tanto in tanto, quando andavi al cinema a luci rosse a vedere qualche film pornografico.
Eppure eri anche colto, ti interessavi di letteratura, di arte, di musica, ma avevi un giudizio così tanto negativo di te stesso, da precluderti qualsiasi relazione reale.
Avevi paura di soffrire nelle relazioni e le donne per te erano tutte delle persone che ti volevano incastrare, portare via la libertà e anche i soldi.
Ma a me non hai mai smesso di raccontare i tuoi pensieri. Ricordo quando un giorno ti dissi che tutti abbiamo un Io e tu, serio, mi guardasti e mi dicesti: no, io non ce l'ho l'Io!
Non davi importanza neppure ai sogni. Giocavi in borsa, lì mettevi tutta la tua libido, volevi vincere, guadagnare, avere, possedere, ammucchiare, come Paperon de' Paperoni. Non sapevi fare altro, non sapevi amare, nè gli altri, nè te stesso.
Se vogliamo fare un riassunto breve dei tuoi cambiamenti di questi anni, possiamo dire che hai cominciato ad andare a giocare a carte al bar, poi a qualche corso per anziani, poi alle vacanze estive organizzate per gli anziani dal Comune.
E al ritorno da una di queste vacanze, lo ricorderò fin che campo, mi hai detto: al mare ho conosciuto una donna che mi ha colpito molto perchè è una donna buona.
Hai detto proprio così, ti ricordi? Hai detto che era una donna buona. E con quella donna hai iniziato una storia d'amore fatta di tenere carezze, mele cotte, marmellate fatte in casa e televisione guardata insieme. Per tua fortuna, lei era molto portata per certe cose e ti ha fatto vivere in cinque anni tutte le fantasie erotiche che, fin da giovane, avevi  sempre immaginato e sognato ma mai realizzato insieme a una donna. Che esperienza meravigliosa è stata per te vivere il sesso unito al sentimento! Una cosa vissuta per la prima volta a settant'anni con l'ingenuità e lo stupore di un adolescente!
L'affetto per quella donna ti aveva fatto cambiare. Ora avevi il cuore che sorrideva e anche gli occhi ridevano e non eri più triste e solo, eri quasi sempre sereno, a volte felice. Purtroppo però la tua felicità è durata solo cinque anni, poi la vita ti ha giocato un brutto scherzo. La tua donna, la tua amata compagna alla quale avevi anche scritto alcune poesie, da un giorno all'altro ha perso conoscenza e non è stata più lei: qualcosa dentro la sua testa si è rotto e non ricordava quasi più nulla, non riusciva più a parlare, è velocemente peggiorata e dopo pochi mesi è morta. 
E per la prima volta nella vita hai vissuto il dolore profondo della perdita di una persona amata, tu che per tutta la vita ti eri difeso dai sentimenti con grande tenacia per evitare di soffrire. La andavi a trovare tutti i giorni all'ospedale, le portavi i fiori che piacevano a lei e le parlavi per ore, anche se lei non ti riconosceva, sperando inutilmente che tutto questo sarebbe servito a farla guarire, ma non è stato così.
 
Com'è la vita, eh, Aldo? 
Chi l'avrebbe detto, a suo tempo, che ce l'avremmo fatta a rompere il muro che ti separava dagli altri esseri umani?
Chi l'avrebbe detto che saresti arrivato a sentirti bello e desiderabile e ad interessarti dell'anima delle altre persone?
Che saresti riuscito ad essere felice, umano, a stare bene con te stesso e a rapportarti con gli altri con consapevolezza, senza le vecchie paure?
Chi l'avrebbe detto che avresti sperimentato il dolore e il lutto per la morte di una persona cara?
E chissà come sarà stata la tua morte, quella morte che ti ha sempre spaventato tanto e alla quale negli ultimi tempi non davi più così tanta importanza. Nella mia immaginazione ti vedo andare incontro alla morte con grande serenità.

 

13 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Una bella storia. Certo deve esserci la cognizione, nel soggetto, che qualcosa in lui non va, manca, non completa la sua esistenza. Nel caso di Aldo il timore e la paura ad instaurare rapporti. Disagio consapevole, altrimenti non avrebbe chiesto aiuto a nessun terapeuta. Insomma, devi capire che non ti stai bastando, non ricevi e soprattutto non doni.
Molte volte, invece, manca la lucidità dell'insieme. E si tira avanti senza chiedere alcun tipo di aiuto.

Anonimo ha detto...

Mi ha fatto riflettere positivamente questa storia di Aldo .Esistono altre "persone" in questa storia, seppur Aldo ne esce protagonista di quella chiusura alle relazioni esterne , ecco si coglie quindi il messaggio che c'è sempre qualcuno che la storia la racconta ,l'ha conosciuta facendo un tratto di strada assieme e forse in fondo in fondo non siamo mai davvero soli se dall'oscurità interiore si sposta la tenda del buio per permettere a quello spiraglio di luce di penetrare...

Poi magari quei cinque anni sono stati vissuti bene e anche meglio di chi ne ha vissuto venti dando sempre tutto per scontato in ogni relazione .Una questione di evoluzione interiore più che di scelta.


Buon fine settimana...


L.

Andrea Sacchini ha detto...

Una bella storia, veramente. Grazie di averla raccontata.

Annamaria ha detto...

Toccante questa storia che mi dice in sostanza due cose: come l'amore sia una forza capace di sorprenderci rivoluzionando in positivo qualunque esistenza, e come la tua attenzione umana e professionale abbia accompagnato Aldo aiutandolo a uscire dalla solitudine.
Grazie!

Alligatore ha detto...

Bella storia, ho pensato mentre la sorbivo tutta d'un fiato, perché è così che si deve leggere. La vedi la vita di un uomo, unita in un attimo. E poi complimenti per il lavoro che hai fatto, da esserne soddisfatti tanto.

giorgio giorgi ha detto...

@franco: esatto!

giorgio giorgi ha detto...

@L.: concordo!

giorgio giorgi ha detto...

@annamaria: sì, l'amore, o almeno l'affetto per sè e per altri è sempre fondamentale!

giorgio giorgi ha detto...

@alligatore: hai ragione, le vite delle persone sono come delle bibite da sorbire o dei mari in cui tuffarsi!

giorgio giorgi ha detto...

@andrea: grazie del commento!

alberto bertow marabello ha detto...

Non ho parole difronte ad una storia così. Quanta sofferenza mutata alla fine in dolcissima tenerezza.
A volte le persone hanno percorsi e tempi impensabili eppure...

silvia ha detto...

Complimenti per il lavoro che hai fatto con Aldo, senza il quale, forse, egli non si sarebbe aperto alla vita.

Nou ha detto...

Restiamo prigionieri delle nostre paure finché non maturano o non si incrociano certi condizioni del nostro vivere. Aldo è venuto da te forse spinto da una intuizione o forse da un caso fortunato, o magari portato dal suo angelo custode, trovando la persona oltre che il terapeuta, giusta per lui.
Non sempre è così.
È una bella storia questa tua è di Aldo!
Ciao
Nou