giovedì 21 gennaio 2021

una vita da artigiano

Le cose che si costruiscono oggi sono mediamente più fragili e hanno minor durata di quelle costruite nel passato. I prodotti sono sempre più standardizzati e la loro bellezza è spesso un fattore esteriore che nasconde una qualità intrinseca del prodotto media o addirittura scadente. 

Gli artigiani tendono a scomparire: sia quelli che costruiscono e vendono cose particolari, sia quelli che sanno aggiustare le cose, sia quelli che vendono i ricambi e gli strumenti per fare manutenzione. 

Il loro posto è preso dalle grandi catene commerciali che hanno commessi spesso un po' inesperti, le cui competenze si limitano a indicarti su quale scaffale sono esposte le cose che cerchi. Comprando su internet, addirittura, non parli con nessuno e non vedi nemmeno le cose fisicamente: un paio di scarpe, ad esempio, non le puoi nemmeno provare, al massimo, se non ti vanno bene, puoi restituirle.

Mancano anche i giovani che vogliono fare gavetta presso gli artigiani imparando le basi di cui è composta la professione, per appropriarsi piano piano dei segreti del mestiere. La formazione dei giovani è oggi spesso standardizzata, appaltata ad esperti che raramente hanno sperimentato personalmente le tecniche che vanno ad insegnare.

Mi è capitato di recente di essere invitato da una coppia di conoscenti a vedere l'appartamento bellissimo da loro comprato qualche mese fa, completamente ristrutturato e con un arredamento tutto nuovo. Sono rimasto basito: tutti gli ambienti erano arredati con colori grigi, dal grigio chiaro al grigio scuro, più poche cose nere o bianche; un appartamento in bianco e nero, con mobili dalle linee sagomate, drittissime e freddissime. Qualcuno mi ha detto che adesso è di moda così: ti affidi a un geometra o a un architetto, che arreda tutti gli appartamenti in questo modo, perchè adesso sono di moda così. Niente di particolare, niente di colorato, di allegro, niente di stravagante, di eccentrico: tutto troppo anonimo, almeno per i miei gusti.

Anche la pubblicità, non potendo decantare qualità particolari dei prodotti, perchè tutti sono relativamente simili, perlopiù ci invita a comprare oggetti vendendoci sentimenti o narcisismi vari, facendoci così perdere l'abitudine a rapportarci con gli oggetti (e con noi stessi) in modo davvero personale (cosa voglio davvero? mi piace davvero quella cosa? ne ho bisogno davvero?).

La domanda è: vivendo in un mondo pieno di cose standardizzate, non si rischia di arrivare anche a perdere il contatto con l'idea che sia possibile vivere la propria vita in modo diverso da ciò che fanno tutti, perdendo di vista il valore dell'unicità del proprio essere?  

Io credo che questa generale standardizzazione dei prodotti contribuisca a far sì che, anche nel rapporto con noi stessi, piano piano, ci dimentichiamo che possiamo costruire la nostra vita in modo personale e artigianale, imparando gradualmente, un pezzettino oggi e uno domani, giorno dopo giorno, l'arte del vivere e mettendola in pratica secondo il nostro modo autentico di sentire e di pensare. 

Le nostre diversità spesso vengono classificate malattie perché misurate in base ai canoni e alle abitudini della maggioranza delle persone. 

E' anche da qui che nascono molte ansie, molti attacchi di panico e molte depressioni: dal fatto di non essere standardizzati, di non aderire pienamente ai modelli e ai risultati che ci vengono proposti e richiesti dalla società. Non solo gli oggetti, ma anche il nostro tempo e la nostra testa rischiano di diventare standardizzati: il pensare in modo personale diventa estremamente difficile da praticare e spesso viene guardato con sospetto o addirittura contrastato. 

Così, mi viene da pensare che, quando varcano la soglia del mio studio per la prima volta, i miei pazienti che stanno male perchè si sentono disorientati o sbagliati, entrino nella bottega di un artigiano della psiche, dove il lavoro consiste fondamentalmente nel rimettersi in contatto col proprio modo di pensare e sentire, con i propri valori, con ciò che dà senso alla propria vita, per dare valore a quei pensieri,  sentimenti, comportamenti e relazioni che sono il frutto di ciò che è autentico e unico dentro di sè, per poi cercare di viverli senza sentirsi sbagliati.

Vivere la vita in modo artigianale anzichè standardizzato favorisce molto la salute mentale perché fa crescere la consapevolezza delle differenze individuali e del fatto che abbiamo tutti diritto di essere quello che siamo, anche se ciascuno di noi è diverso da tutti gli altri, esattamente come gli artigiani o gli artisti producono i propri prodotti in base a ciò che sentono autentico dentro di sè e non misurano il proprio valore in base a ciò che fanno gli altri, rispettando così la propria e l'altrui diversità.     

10 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Sempre più persone affidano l'arredo completo della propria casa ad un architetto, e poi - come successo a dei miei amici - si lamentano per le scelte fatte.. ma dico io, chi ci deve vivere in quella casa? Voi o l'architetto? ..poi sento dire che certe scelte sono obbligate perché non c'è tempo per seguire i lavori, bisogna delegare.. ma stiamo impazzendo tutti?
Quella frenesia cui accennavi, quel correre all'inseguimento di standard di vita delineati dai tempi e dalle mode ci appiattisce tutti, perdiamo curiosità, meraviglia, non ci interessa più stupire ma ricalcare (auto)strade battute che garantiscano "sicurezza", da sempre nemica della "felicità"..
fai bene a considerarti un artigiano della psiche, e forgiare cuori e menti di nuovo sensibili..

Pino ha detto...

E’ proprio vero, viviamo in un mondo standardizzato che appiattisce il cervello. La società che ci viene raccontata, dai mass media e dalla pubblicità, ci unisce attraverso un pensiero unico ma nello stesso tempo ci allontana dalla realtà. Così come nel passato, oggi non esiste più una diversa esperienza del mondo. Si va sempre di più attenuando quel modo variegato di pensare, perché le parole ed i messaggi messi a disposizione dall’informazione per descriverlo sono identiche. E chi non si adegua, viene emarginato. E naturalmente questa omologazione culturale, che si estende in tutti i settori, tende ad annullare le differenze, riscontrabili anche in quegli antichi mestieri artigianali, alcuni dei quali sono già spariti (provate a trovare un falegname, un fabbro, un arrotino…) e altri si sono evoluti in differenti figure professionali, attraverso processi industriali sempre più veloci che generano prodotti scadenti usa e getta. E come giustamente dici tu, che sei un profondo conoscitore della psiche umana, la standardizzazione della società ci fa perdere “l’arte del vivere” e non ci permette più di “vivere la vita in modo artigianale” secondo il nostro personale e autentico modo di sentire.

Annamaria ha detto...

Più o meno 5 anni fa con un viaggio organizzato siamo stati a Bruxelles. L'hotel in cui alloggiavamo, rinnovato di recente secondo i dettami più moderni dell'arredamento, aveva pareti e soffitto della reception, dei corridoi e della sala da pranzo...nere! Non grigio scuro, ma proprio nere! Per fortuna facevano eccezione le camere, ma a tavola mangiavi con una tenue lampada accesa anche se fuori il sole spaccava le pietre. Una tristezza infinita!
A parte questo, condivido in pieno la necessità di uscire dall'omologazione e non smettere di essere se stessi: siamo pezzi unici e dobbiamo tener desta la nostra individualità al di là di ciò che la società impone.
Anni fa il rischio dell'omologazione era solo dei giovani costretti spesso a conformarsi alle regole del gruppo. Oggi il discorso coinvolge gli adulti ed è ormai purtroppo generalizzato.
Per fortuna però, esistono ancora "gli artigiani della psiche" più che mai necessari!

giorgio giorgi ha detto...

@Franco, Pino e Annamaria: concordo. È triste vedere come molte persone dubitiamo costantemente della bontà delle proprie idee e dei propri sentimenti perché non sono in linea con la maggioranza delle persone. Qualcuno addirittura sostiene di non conoscere le proprie idee e i propri sentimenti cioè non ha consapevolezza della propria interiorità.

giorgio giorgi ha detto...

Dubitino

alberto bertow marabello ha detto...

Da me quasi tutti i discorsi in famiglia prima o poi contengono la frase "fanno tutti così, solo voi no." oppure "solo i vostri amici" o "solo i figli dei vostri amici"... Che vita!!! E si che alla fine non saremmo mica così pochi a fare di testa nostra e non come è di moda adesso. Forse siamo solo un po' sgranati

giorgio giorgi ha detto...

Noi almeno avevamo un "nemico" da combattere per poter cercare la nostra strada, oggi in famiglia non si fanno discorsi o battaglie, ognuno tiene lo sguardo incollato sul suo cellulare...

Maria ha detto...

Aggiungo solo:

- Niccolo Fabi - il negozio di antiquariato

- le scarpette rosse fatte a mano, citate da Clarissa Pinkola Estes in "donne che corrono coi lupi"

giorgio giorgi ha detto...

Grazie!

giorgio giorgi ha detto...

Essere artigiani é come essere poeti, musicisti o scrittori. Continua a considerare la tua vita come un lavoro di artigianato. Prenditene cura come fai per la tua casa, con amore, come ami le persone che ti sono care! La tua vita è un pezzo unico, sei tu, prenditene cura con gioia e passione. Tanti colori e niente grigi!!!