venerdì 1 gennaio 2021

pandemia: mi dà pena/mi dà pane

Ogni tanto gioco con le parole, le anagrammo per vedere quali altre parole o frasi si possono creare modificando la posizione delle lettere. Non è un gioco solo di testa, ma anche di cuore, comunque di curiosità, è un gioco. Ieri ho fatto questo gioco con la parola pandemia e ho fatto una scoperta interessante.  Non vi sembra strano che la parola pandemia contenga al suo interno due frasi dal significato opposto: mi dà pena e mi dà pane

La pena ricorda un tormento, una perdita, un lutto, mentre il pane ricorda il cibo fondamentale, il nutrimento che ha sfamato l'umanità fin dalle sue origini. Il pane è nutrimento, la pena è sofferenza. Cosa vi fa pensare il fatto che entrambi questi concetti sono dentro a questa parola?

Anche la parola crisi, etimologicamente, ha due significati opposti, che sono: pericolo e opportunità. Questo dualismo, nel mio lavoro, lo sperimento ogni giorno. Quando arriva un paziente nuovo, è sempre in crisi e perciò si sente in pericolo, ma da questa crisi, se andrà bene, potrà uscirne trasformato in positivo, potrà superare i suoi problemi esistenziali e rinascere a nuova vita, scoprendo una possibilità di stare al mondo più autentica e benefica. La crisi è sempre un momento di svolta, in peggio oppure in meglio.

Non è quindi così strano che la parola pandemia, che definisce una situazione assai critica, contenga al suo interno sia la frase mi dà pena che l'opposta mi dà pane.  Ma in che senso la pandemia può essere pane? Di che tipo di nutrimento si tratta? Qui ciascuno può dire la sua. Per me, che la pandemia possa diventare pane, alimento che lievita, può  avvenire soprattutto se riusciamo a fare pace con la nostra umanità, sentendoci davvero simili agli altri nella nostra invalicabile finitezza, abbandonando l'arroganza di crederci onnipotenti o immortali (cosa che, per inciso, ci riempie di inquietudine, perchè porta con sè la costante paura della morte).

Non c'è niente di altrettanto rasserenante dell'accettare da un lato la realtà della condizione umana, il fatto che non possiamo controllare tutto, mentre dall'altro cerchiamo di fare comunque del nostro meglio per vivere l'unica vita che abbiamo nel modo più sensato e concreto, dentro ai confini del possibile, cercando di migliorarci, ma senza fantasie di onnipotenza. Una vita dove possano coesistere bene e male, gioia e dolore, allegria e tristezza, perchè è sempre stato così ed è normale che sia così, perchè queste sono le regole del gioco.

Ecco, per il 2021 vi auguro di non diventare troppo unilaterali, di essere sempre più capaci di vivere integrando creativamente gli opposti, perché la dinamicità  creativa della vita si manifesta proprio quando non siamo prigionieri dell'unilateralità, che porta al fanatismo, alla radicalizzazione, all'assolutismo, all'isolamento, all'immobilismo e alla paura.


  


12 commenti:

Giulia Lu Mancini ha detto...

Credo che aver dovuto combattere con la pandemia abbia, improvvisamente, portato il mondo a riconsiderare le priorità, forse in questo senso "mi dà pane", il pane è l'elemento più basico della vita, quello che toglie la fame, così come l'acqua toglie la sete.
Buon anno.

OLga ha detto...

L’emergenza, in qualsiasi versione, fa venire fuori tutta la potenza dell’altruismo, nel dare qualcosa agli altri senza né chiedere né attendere contropartite. Ma anche nell’essere consapevoli che da soli non ce la può fare nessuno. Lo stesso rispetto delle regole, è una scelta di altruismo: non esco di casa per evitare di fare danni agli altri, e non solo a me stesso.
Buon anno!

Andrea Sacchini ha detto...

Abbandonare l'arroganza di credersi onnipotenti o immortali non è facile, dal momento che viviamo immersi in un contesto culturale e sociale dove la fragilità e la finitezza della vita sono concetti che vengono sistematicamente respinti. Il concetto della finitezza della vita era peculiarità degli antichi greci, secondo cui, al pari di ogni altra forma di vita, l'uomo nasce, cresce, genera e muore. Punto. Noi abbiamo totalmente rimosso questa visione, con la complicità della cultura cristiana, la prima religione a dire "Voi non morirete mai."
Insomma, non credo che riuscire ad abbandonare quell'arriganza di cui parli nel post sia impresa facile, ma in fondo provarci è un bell'augurio per cominciare questo nuovo anno.

Annamaria ha detto...

Interessante il gioco di anagrammi e umanamente molto bello il tuo discorso.
Quel "mi dà pane" mi fa pensare però a due cose diametralmente opposte.
Da un lato, all'opportunità di tornare a nutrirci - e non solo materialmente - di cose essenziali come il pane, di valori, e insieme alla necessità di mobilitare in noi nuove risorse che possano essere occasione di crescita.
Dall'altro però mi fa sospettare che, per alcune aziende multinazionali e non solo, la pandemia possa essere semplicemente un goloso affare economico su cui guadagnare...
Spero tanto di sbagliarmi.
Grazie!

alberto bertow marabello ha detto...

Molto carino l'anagramma, io allo scorso capodanno ho provato con nome e cognome dei miei affetti. È sempre interessante il rimescolamento, come molto interessante (per me) è la storpiatura delle parole. Trovarci un senso nuovo, una visione laterale che non è consueta.
Mi dà pena e mi dà pane, se ci pensi durante il lockdown wuanta pena trovare lievito e farina per il pane...
Augurissimi di buon anno

giorgio giorgi ha detto...

@giulia: speriamo!

giorgio giorgi ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con te!

giorgio giorgi ha detto...

Credo che la Resistenza oggi non possa non concentrarsi nel difendere l'umanità di noi umani che per molti sembra affievolirsi sempre più, sbiadire e stemperarsi nell'egoismo più totale. Se siamo davvero convinti di ciò , questo può dare senso alle nostre vite. Abbiamo una missione e speriamo che non sia impossibile!

giorgio giorgi ha detto...

@annamaria: le multinazionali vedono il pane solo come oggetto da vendere e da cui trarre profitto. Tutto il resto non gli importa un fico secco.

giorgio giorgi ha detto...

@alberto: benvenuto! La visione laterale é sempre quella centrale!

Franco Battaglia ha detto...

Equilibrio e buon senso gli auspico per tutti, e a me per primo. Ci rovinano gli eccessi, i partiti presi, l'incapacità di autocritica. Dovremmo sempre porci nella posizione di poter imparare, forse insegnare pure qualcosa, ma sempre mentre cerchiamo di apprendere.
Comunque si, fino al 6 gennaio di ogni santo anno.. i buoni propositi si sprecano.. ;)

giorgio giorgi ha detto...

@valeria: Buon anno anche a te!