mercoledì 10 agosto 2022

0-10 anni: dove si gettano le basi dell'esistenza

Inizia con questo una serie di dieci post con la quale, se ci riuscirò, intendo cercare di realizzare una missione impossibile, quasi un esercizio di stile: concentrare in poche righe l'essenza dei temi, delle problematiche e degli snodi fondamentali che caratterizzano, decennio dopo decennio, la nostra vita. L'ispirazione nasce dalla mia esperienza personale e dai racconti dei miei pazienti. E' una specie di fenomenologia concentrata di ciò che di umanamente più importante ci può accadere da quando nasciamo fino all'ultimo dei nostri giorni, visto in un ottica evolutiva. Credo che sia importante poter avere uno sguardo d'insieme sulla vita, dall'inizio alla fine, per abituarci a considerarla una esperienza unica nella sua totalità, non frammentata, in cui ogni frazione temporale, pur avendo una sua peculiare specificità, è connessa con tutte le altre per realizzare un tutto che ha senso solo se considerato nel suo complesso, come una partita di calcio, nella quale si può fare o subire un goal anche all'ultimo minuto. 

Ovviamente questo progetto è limitatissimo e non pretende di essere esaustivo, raggiungerà il suo senso se riuscirà ad essere spunto per qualche riflessione ulteriore da parte di chi legge. Mi raccomando: nessuno si senta colpevolizzato da ciò che scriverò; io parto sempre dall'idea che ciascuno fa sempre tutto quello che può nella sua vita, quindi cerco sempre di fare critiche e autocritiche costruttive e non distruttive. Se avete qualche altro tema che non ho citato e che ritenete importante, scrivetelo nei commenti.

Detto questo, cominciamo col decennio che va da 0 a 10 anni.

 Il periodo che va dalla nascita ai dieci anni è di gran lunga il più importante nella formazione della nostra personalità, la base della nostra salute mentale futura. 

Nei primi anni di vita iniziamo a renderci conto della nostra identità ma le nostre convinzioni al riguardo sono per la maggior parte condizionate da come ci vedono gli altri. 

Quando nasciamo siamo inconsapevoli di tutto, anche del nostro corpo e quasi tutto ciò che impariamo della nostra identità ci deriva inizialmente da come ci definiscono gli altri, soprattutto i genitori.

I genitori possono riconoscerci, accettarci e amarci per quello che siamo aiutandoci a farci crescere consapevoli della nostra identità oppure possono non capire le motivazioni di certi nostri comportamenti e giudicarci in modo sbagliato. 

A volte possono anche cercare di farci diventare quello che loro pensano che sia buono e giusto per noi, ma che magari non è proprio ciò che ci corrisponde e di cui abbiamo bisogno. 

Da questo mancato riconoscimento della nostra autenticità possono derivare difficoltà a volte insuperabili, che determinano in negativo tutta la nostra vita. La disperata ricerca di qualcuno che ci accetti e ci ami per quello che siamo, compresi i nostri difetti, è il prezzo che a volte si paga per questa mancanza.

Molte persone lottano per buona parte della propria vita per trovare una consapevolezza di sé mai conosciuta: qualcuno a fatica ci riesce, altri purtroppo no.

Può sembrare impossibile, ma quando i genitori pensano e ti dicono sempre, fin da piccolo, che tu non sei mica normale o che sei matto, va a finire che tu ci credi davvero, ti identifichi con questo giudizio e per tutta la vita non riesci a modificarlo, perché fuggi dai rapporti con gli altri: hai sempre paura che loro si rendano conto che non sei normale.

L'affetto e l'amore per i figli consistono fondamentalmente nell'intuire e accettare la loro autentica diversità da noi o da ciò che vorremmo che fossero.

Si può soffrire terribilmente nel non essere riconosciuti o nell'essere sminuiti o svalutati proprio dalle persone più importanti che dovrebbero aiutarci e sostenerci. 

Assai problematica è anche la situazione opposta, quella in cui i figli vengono apprezzati e lodati in continuazione,  facendoli sentire degli esseri speciali superiori a tutti, perché prima o poi il loro rapporto col mondo reale e con le inevitabili difficoltà della vita sarà intollerabile.

In sintesi, a dieci anni un bambino dovrebbe essere sufficientemente e serenamente consapevole non solo di essere una persona che ha una sua individualità che è degna di rispetto come quella di tutti gli altri, ma anche che i genitori gli vogliono davvero bene, che può fidarsi di loro, che la vita è sufficientemente interessante e che ampliare ogni giorno il proprio patrimonio di conoscenze ed esperienze può essere un'avventura  attraente. Nella misura in cui ciò si realizza si è pronti per affrontare nel migliore dei modi il decennio successivo che, di tutti, è il più trasformativo, turbolento, misterioso, pericoloso e potenzialmente ricco di nuove scoperte, di drammi e di gioie.

(1 - continua)

6 commenti:

alberto bertow marabello ha detto...

Genitori equilibrati che facciano capire si figli che sono esseri bellissimi, ma non infallibili. Ma genitori equilibrati è quasi un ossimoro

Annamaria ha detto...

I bambini sono spugne che assorbono spesso ancora acriticamente i giudizi degli altri, e certe frasi a volte possono restare dentro a lungo come ferite. Occorre molto equilibrio da parte di un genitore per non fare dei figli l'oggetto dei propri sogni e dar loro fiducia anche quando questi fanno scelte diverse dalle loro aspettative.
Essere accettati e amati incondizionatamente per quello che siamo...è fondamentale a ogni età, ma soprattutto nei primi anni di vita.
Grazie, Giorgio, molto interessante la tua sintesi!

LunaMea ha detto...

Vorrei condividere questo articolo a proposito di rapporto genitori figli
https://www.google.com/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://users.libero.it/hansel.e.gretel/Pubblicazioni/Download/Adultocentrismo.pdf&ved=2ahUKEwianPmyosT5AhVHQPEDHaSOB38QFnoECBUQAQ&usg=AOvVaw0Rx0lOQjGONKRLx7TQnhBZ

LunaMea ha detto...

Se fate copia e incolla potete scaricare un pdf

Ernest ha detto...

e noi con Greta siamo alle soglire dei 10, ogni anno è una scoperta, ogni mese, ogni giorno.
Fare i genitori non è facile, una cosa cerco di mettere in pratica che in questi anni mi ha dato tanto, l’ascolto.

giorgio giorgi ha detto...

@ernest: l'ascolto è fondamentale. Dialoga con lei, falle sentire che ciò che pensa e dice è importante per te e che lo rispetti anche se le regali un tuo punti di vista diverso. Falle sentire che hai fiducia nella sua capacità di sentire e di pensare. Tutto qui!