mercoledì 24 agosto 2022

11-20 anni: dove si comincia a scoprire se stessi e il mondo

Trasformazioni, vertigini, paure, gioie infinite, scoperte di nuovi mondi, chiusure, aperture, incertezze, dubbi amletici, eccessi... Quanto si potrebbe andare avanti a cercare parole che definiscano questo periodo della vita? Forse la parola che sintetizza tutto è ottovolante, un percorso continuo fatto di discese ardite e risalite...

Si tratta di passare da bambini a giovani adulti attraverso l'acquisizione di una sempre maggiore libertà di movimento spazio-temporale, di conoscenza, accettazione e gestione del proprio corpo, di scoperta della sessualità, di affetti e amori effimeri o profondi, di gratificazioni e frustrazioni, di idealismi puri e senza limiti.

È il tempo degli estremismi, della scoperta del cielo e dell'abisso, dove si prendono le misure dei confini del mondo. Un viaggio in cui si allargano sempre le frontiere, sempre a scoprire cosa c'è aldilà del limite.

Difficilissimo fare i genitori quando i figli sono in questo periodo se non si è stabilito e mantenuto un rapporto di fiducia che in ogni momento può essere messo in discussione, bisogna mettere una quantità giusta di elasticità nelle quotidiane trattative, che non sia né poca nè troppa.

I genitori devono ricordarsi di quando erano giovani loro, di quanto hanno sofferto per la sensazione di non essere compresi dai loro genitori, per essere stati tenuti troppo reclusi o, al contrario, troppo abbandonati a se stessi.

Soprattutto è necessario dialogare coi figli senza la presunzione di avere tutte le verità in tasca, ricordandosi sempre che il mondo nel quale essi vivono è spesso profondamente diverso  da quello in cui hanno vissuto da giovani i genitori. 

E' fondamentale chiedere ai figli il più spesso possibile cosa ne pensano loro di ogni argomento di cui si parla, fare loro capire che ci interessa davvero il loro punto di vista e soprattutto dare valore a ciò che pensano anche quando non si è d'accordo con loro.

Ricordiamoci che gli adolescenti sono alle prese con problemi nuovi, con scelte mai fatte prima e possono sbagliare, così come a volte può capitare a noi.

Il problema fondamentale non è che sbaglino, è evitare che si chiudano al dialogo con noi, è far loro sentire che anche se hanno fatto qualche errore possono cercare il nostro aiuto per uscire dai guai senza il timore di essere giudicati e condannati senza pietà.

Se si riesce a fare ciò è difficile che i ragazzi arrivino a trovarsi in situazioni irreparabili.

Spesso chi ha figli piccoli, se pensa a quando saranno adolescenti, teme il loro futuro incontro con la droga o il sesso. Ma non è della droga e del sesso in sé che bisogna temere, ma della testa che avranno i ragazzi. Sarà importante che si vogliano sufficientemente bene e non si buttino via, che abbiano cura di sè e diano valore a se stessi e agli altri, ma tutte queste cose tanto più ci saranno quanto più bene gli abbiamo voluto e fatto sentire noi fin da piccoli, indipendentemente dalle loro performances.

Inoltre, fondamentale è il rapporto di fiducia che si è costruito con loro nei primi dieci anni perché i cambiamenti negativi non accadono mai improvvisamente, ma sono sempre la conseguenza di come si è cresciuti prima.

E se si percepiscono dei problemi è molto importante affrontarli quando iniziano a manifestarsi; non si può solo sperare che le cose si aggiusteranno da sole, bisogna provare a fare qualcosa fin da subito perchè più ci si allontana dalla strada giusta, più si fa fatica a ritornare indietro.

Concludendo, diciamo che a vent'anni si dovrebbe avere qualche idea sugli studi, i lavori e gli hobbies che interessano di più, si dovrebbe cominciare a pensare che il periodo delle esperienze tumultuose è finito e che si deve cominciare a gettare le basi per il proprio futuro, che le canne e le droghe non sono la strada maestra,  che le relazioni amicali e amorose possono avere una consistenza profonda, che il fatto che il mondo ci sembri brutto non è un valido motivo per gettare la spugna.

C'è ancora tempo davanti, ma la direzione della vita cambia, dalla libera e pura scoperta del mondo tipica dell'adolescenza, alla ricerca e creazione del proprio modo autentico di stare al mondo, l'inizio della creazione del proprio futuro senza preoccuparsi troppo se ci sono ancora molti punti oscuri. L'importante è avere voglia di chiarirli e acquisire sempre più certezze, dedicando alla crescita delle proprie consapevolezze tutto il tempo che sarà necessario.

(2 - continua)

6 commenti:

alberto bertow marabello ha detto...

Un periodo davvero irreale ed irrealistico questo. In cui mi stupisco che i genitori ne escano vivi nonostante i figli e che ne escano vivi pure i figli nonostante i genitori.
In oltre mi pare che l'adolescenza finisca un po' più avanti adesso (a volte non finisce proprio).
Però che emozione/commozione vederli crescere 😍

Franco Battaglia ha detto...

Da undici a venti anni c'è un mondo, anche più mondi, a ben guardare. Ed è proprio il "ben guardare" che fa spesso la differenza. Posso parlare solo da figlio, comunque. A vent'anni ero uno molto sicuro, idee chiare, futuro programmato. A quarant'anni ho fatto sfaceli inenarrabili, a cinquanta ho messo la testa a posto. I tempi sono diversi per tutti, le occasioni per crescere o decrescere capitano un po' alla rinfusa. Io ci andrei piano con le tabelle. Con cautela. Ma comprendo che ne andrebbe dell'autorevolezza di certe professionalità ;)

giorgio giorgi ha detto...

@alberto: concordo in tutto.

giorgio giorgi ha detto...

@franco: sono d'accordo. Io cerco di descrivere le cose essenziali, quindi anche gli errori possibilmente da evitare e gli obiettivi da cercare di raggiungere, ma è ovvio che è un discorso teorico, quasi da manuale. In pratica non c'è una vita uguale all'altra, per fortuna. Purtroppo oggi si tende a standardizzare, soprattutto coi tempi di crescita dei bambini, tabelle su tabelle, numeri su numeri. Penso e spero che nessuno mai possa creare un algoritmo che preveda con certezza che cosa accadrà in futuro.

Annamaria ha detto...

L'adolescenza, con tutta la sua complessità che hai ben descritto nel post, è il periodo in cui ciascuno ha bisogno di cercare se stesso e riconoscersi in un modello nel tentativo di trovare una propria identità.
Essenziale - e lo dico perchè è stata la mia esperienza - è trovare una persona che sappia leggere e far affiorare in noi il positivo, magari anche al di là dei giudizi o dei rimproveri di qualche genitore. Per me, ad avere questo ruolo è stato un insegnante che ricordo ancora, a distanza di tanti anni, con affetto e gratitudine.
Grazie!

Verbena ha detto...

Bellissimo post dottor Giorgio. Concordo anche sulla risposta a @Franco. Saluti