mercoledì 17 settembre 2025

una poesia

 Vorrei condividere una poesia di Enrico Trebbi, poeta modenese, che ho scoperto recentemente. 

Da quando l'ho letta, qualche giorno fa, non riesco a dimenticarla, quindi ho pensato di farla leggere anche a voi:

Il filo del rasoio


Occorre disciplina, dopo il primo
bicchiere. Metodo, dedizione.
Ed esperienza. Anni di prove, studio.
Una sorta di mitridatismo ad personam.
Occorre reggere al giudizio.
Di chi vorrebbe e non può.
Di chi potendo risponde a leggi
e superiori dettami morali.
Di chi non se la sente ma vorrebbe.
Ecco: scrivere un manuale del buon bere,
non dell’etilista, che ovviamente
non sa che cosa sia bere come si conviene,
ma di chi riesce davvero a godere
del bicchiere al momento giusto,
all’occasione, alla fine di giorni incerti.
Di chi riesce a non valicare il limite,
la linea sottile, incerta, che dopo
il primo sorso diventa più labile. È lì
che si annida l’eccesso, come
una notte dell’epifania, dove tutto
termina in niente, dove c’è luce
e tenebra insieme. Su quello stretto
crinale camminiamo, appesi a qualche
infausta sentenza, a una inappartenenza,
alla voglia di vita che invade le sere,
alle sere che sono desiderio di vita.
Quanti ne ho visti trascinati oltre!
Quanti scivolare nel buio della morte
annunciata anzitempo. Avrei voluto
avervi a lungo compagni, dividere il pane,
accomunati nel vuoto di una generazione
indifendibile. Siamo morti tutti, ancor prima
di quel sorso che poteva farci salvi,
prima dei ricordi, prima del sole
che sbieca il cancello e trapassa fessure.
Non sulle barricate, non sui dibattiti accesi.
Siamo morti di troppa gioventù. Abbiamo
varcato soglie che non sapevamo.
Siamo stati deboli e temerari.
Abbiamo pianto forsennatamente.

Nel passare delle stagioni si impara
ad avere cautela. Si frequentano le malattie,
diventa visibile lo sfacelo. Abbiamo
creduto d’essere eterni, qualcuno lo crede
oggi al posto nostro. Accettiamo adesso
d’essere davvero finiti, accogliamo benevoli
il rallentamento di un bicchiere buono,
la spalla accogliente di un amore,
di un amico, di alcuni versi
spartiti come pane! Scaldiamoci
a fuochi gentili, serbiamo il garbo dell’ascolto!

                                                     Enrico Trebbi