 |
Tadzio nel film Morte a Venezia (1971) |
Molti eterosessuali hanno timore dell'omosessualità e la condannano; alcuni la immaginano come malattia dannosa, fonte di mali individuali e sociali.
In realtà, l'omosessualità è semplicemente la tendenza a preferire nelle relazioni affettive e sessuali le persone del proprio sesso. Tutto lì, non c'è altro. Per il resto gli omosessuali sono esattamente come noi eterosessuali, uguali in tutto e per tutto. E soffrono, esattamente come noi, quando non siamo riconosciuti nella nostra autenticità.
Certo, c'è tutto un immaginario colorato che prende spunto dagli omosessuali più esibizionisti e dai gruppi pubblicamente più rivendicativi, che riduce il tema dell'omosessualità a rivista di avanspettacolo, a stranezze e bizzarrie da condannare.
Ma non è lì il centro della questione; anzi, a mio parere, quello è il risultato dell'ostracismo, della censura e dell'emarginazione cui noi condanniamo quotidianamente gli omosessuali, consciamente o inconsciamente: un'emarginazione che ha anche aspetti sociali, culturali e istituzionali.
Credo che se gli omosessuali fossero trattati da tutti, istituzioni comprese, alla stessa stregua degli eterosessuali, ci sarebbe in molti di loro meno rabbia, meno necessità di essere eccessivi per farsi notare, molto meno orgoglio da gettare con sfida in faccia a noi eterosessuali.
La realtà omosessuale è frustrante e dolorosa a causa del fatto che essi non possono mostrarsi pubblicamente, che devono camminare per strada reprimendosi, non possono abbracciarsi, tenersi la mano pubblicamente, non possono guardare liberamente gli altri con desiderio, quindi hanno anche difficoltà nel riconoscersi. Hanno locali-ghetto in cui si trovano tra loro, ma non c'è la possibilità di una manifestazione libera e pubblica della loro omosessualità: temono di creare scandalo, e tutto questo non perchè abbiano commesso atti illeciti o violenti, ma semplicemente perchè per natura sono fatti così.
Quando mio figlio andava alle elementari, c'era un suo compagno che stava sempre con le femmine, che voleva vestire come le femmine, che sentiva di essere diverso dagli altri maschi. Quale sarà il futuro di quel bambino, rispetto a tutti gli altri? E' una sua colpa? Perchè deve pagare un'inclinazione naturale con una vita intera da emarginato?
Sono convinto che se gli omosessuali potessero sancire col matrimonio le loro unioni sarebbero molto più responsabilizzati, inseriti nella comunità alla pari, si vivrebbero meno come realtà emarginata e si sentirebbero più normali. Rinuncerebbero quindi alle provocazioni, ai gesti eclatanti che vogliono semplicemente dire: siamo qui, ci siamo anche noi e stiamo male, ci trattate male e noi ve lo gridiamo in faccia. Guardateci, non fate per l'ennesima volta finta di niente.
Se si manda continuamente a qualcuno il messaggio che non è normale, che non è naturale, come si può pensare che questo poi si comporti con normalità e naturalezza?