sabato 13 giugno 2020

viaggi dell'anima

I viaggi sono un'occasione per ristorare corpo e psiche, per uscire dalla routine del quotidiano e fare esperienze nuove. A volte, mentre si è in viaggio, da situazioni impreviste nascono emozioni profonde che rimangono dentro per sempre: a me è capitato la prima volta più di trent'anni fa a Masi Torello.
Il viaggio non era stato organizzato, è stato il frutto di contingenze particolari e imprevedibili, un'esperienza fuori da qualsiasi schema prefissato. C'è stato veramente un incontro con lo sconosciuto, con l'imponderabile, con l'inaspettato, che credo siano le caratteristiche di fondo più vere di un viaggio e della vita stessa.

Credo che vi domanderete dov'è Masi Torello e quali particolarità abbia per meritare un viaggio. Domanda lecita, perchè sicuramente nessuna rivista o agenzia di viaggio ha mai citato questa località e nessun tour operator ha mai organizzato viaggi in quel luogo.
All'epoca dei fatti, Masi Torello era un piccolo paese della bassa ferrarese e non aveva assolutamente niente che valesse il viaggio; me lo ricordo come un paesino del far west: una strada centrale, con qualche casa a fianco, un bar. Fine.

Era il mattino di Ferragosto di un'estate bollente, ero partito in automobile da mezzora dai lidi ferraresi per tornare a casa sulla superstrada che in 60 km. collega Porto Garibaldi a Ferrara.
Proprio a metà strada, in mezzo alla landa desolata, il motore prima tossisce poi, inesorabilmente, smette di funzionare. 
Accosto imprecando, fermo la macchina in una piazzola e cerco di farla ripartire: niente. Guardo sconsolato il nulla che ho intorno: poche auto che passano velocemente, nessuno si ferma (non c'erano ancora i cellulari).
Intravedo qualche casa lontana, chiudo l'auto e inizio a camminare. Il sole è a picco, l'asfalto rovente e sudo maledettamente; dopo 2 km. in mezzo al nulla arrivo a un piccolo paesino vuoto e desolato: Masi Torello, appunto.
E' tutto chiuso, l'unico luogo aperto è un piccolo bar: si chiama Bar Mocambo. Entro, è vuoto, in un angolo c'è un box per bimbi piccoli con dentro una bimba di un anno che gioca: prendo un paio di ghiaccioli per rinfrescarmi. Spiego alla barista il mio problema, lei gentilmente mi mette in contatto con un autofficina e dopo mezzora arriva il meccanico sudato; insieme a lui ritorno alla mia auto abbandonata: la diagnosi è tragica: bisogna sostituire un pezzo del motore, gliela devo lasciare per qualche giorno.
Mi dice che per tornare a casa posso prendere la corriera, che passa dal paese e va a Ferrara, poi da lì con un'altra corriera potrò arrivare a Modena.
Torno al Bar Mocambo, prendo un altro ghiacciolo. La barista parla alla bimba nel box chiamandola Candy Candy (!). Guardo l'orario degli autobus: ci sarà una corriera tra un'ora. Mentre aspetto, mangio un panino. Clienti sempre zero. Dopo un'ora arriva la corriera, una di quelle dei film degli anni '50: scassata, lenta e maleodorante. Salgo. Dopo dieci minuti parte: il termometro segna più di 40°, il vecchio motore mi fa vibrare la pancia, velocità da lumaca, pochissimi viaggiatori, quasi tutti anziani. Avremmo potuto essere in Colombia. 
Comincia il viaggio, il sudore mi scioglie, a un certo punto la corriera si ferma lungo la strada. C'è il camioncino di un contadino che vende delle prugne. L'autista scende, contratta, paga e carica sulla corriera la cassetta di prugne che porterà a casa sua. La corriera riparte, lentamente e dopo due ore arriviamo a Ferrara. Lì, dopo un'ora, arriva l'altra corriera, salgo e dopo un'ora sono a Modena, finalmente a casa.

Incredibilmente, a distanza di tanti anni, il ricordo di quel viaggio continua ad essere vivissimo dentro di me, continua a sembrarmi un'esperienza unica, irripetibile, piena di senso e di sentimenti. Perchè Masi Torello e quel viaggio mi sono rimasti nel cuore più di tante mete turistiche che ho visitato nel frattempo? E perchè mi ha lasciato delle emozioni così forti?

8 commenti:

OLga ha detto...

Questo viaggio è stato un'avventura con tante emozioni perciò lo ricorda.Bel post e buon fine settimana!OLga

Romina ha detto...

Ciao, Giorgio, e ben tornato nel mondo dei blogger.
La descrizione del tuo viaggio è bellissima, e azzardo i motivi per cui quell'esperienza ti è rimasta impressa, motivi che poi sono probabilmente mie proiezioni. Forse quel viaggio ti è così caro perché ha il fascino della semplicità a renderlo prezioso. In effetti, se ci limitiamo a osservare i fatti esteriori, non notiamo nulla di particolare, se non una notevole seccatura (la macchina rotta a Ferragosto). Ma, in sottofondo, c'è un mondo perduto: un paese dimenticato persino da Dio, un bar privo di raffinatezze, una corriera scassata, l'autista della corriera che compra prugne. Forse quell'esperienza ha rievocato in te altre estati, trascorse in maniera altrettanto semplice, senza gli orpelli del progresso, che, pur con tutti i vantaggi che assicurano, a volte sono faticosi da sostenere. E, chissà, magari adesso, che puoi permetterti viaggi ben fatti e beni materiali, senti affiorare dentro di te il desiderio di quel mondo, di quella dimensione in cui ci si limita a pensare all'indispensabile, senza dover "apparire", senza trovarsi ingabbiati in troppe regole.

giorgio giorgi ha detto...

@romina: Sì, quello che hai scritto è vero. In più, ho vissuto un senso di straniamento spazio-temporale, ho vissuto per un giorno in un mondo completamente diverso da quello abituale, come se fossi in un paese lontano, con abitudini e usanze diverse, mentre ero a due passi da casa.

Maria ha detto...

Eh forse perche' e' stato un viaggio piu' "vero", l'imprevisto ci immerge immediatamente in un senso di realta' accentuato, dove le nostre risorse sono messe alla prova e i piccoli dettagli attorno assumono una rilevanza che altrimenti non noteremmo.
Tu ricordi i dettagli di candy candy per es. A me fa sorridere che l'autista della corriera si fermi a comprare le prugne (contrattando e risalga)...credevo che accadesse solo nel sud un comportamento del genere, e mi compiaccio che sia un comportamento italiano, tipico delle piccole realta' come i paesini... dove in fondo tutto, puo' aspettare. Lo scenario che racconti e' corale, e mi ricorda l'India, i villaggi, tutto cio' che ha un rapporto col tempo che non e' scandito dall'imperialistico orologio che dice "Il tempo e' denaro". In realta' si e' visto che il tempo e' una percezione, e spesso e' insieme soggettivo e in relazione al tempo degli altri.
Mi piace pensare che Masi Torello ti abbia sequestrato e trasportato in un altro tipo di tempo.

giorgio giorgi ha detto...

@maria: Sì, è così. Mi sono abbandonato all'impotenza e ne ho goduto. Mi sono lasciato andare in modo passivo all'accadere degli avvenimenti, mantenendo però il ruolo dell'osservatore attento e sono stato partecipe della realtà vera che c'era quel giorno intorno a me. Da qui, credo, il senso di unicità di quella giornata, come se avessi partecipato ad un concerto live.

dtdc ha detto...

Lo sai meglio di me perché. Ti dico solo che questo racconto è bellissimo, così vero. Grazie. Ciao, Bruno

giorgio giorgi ha detto...

@bruno: E' un piacere averti ritrovato!

Claudia Turchiarulo ha detto...

I viaggi avventurosi e pieni di imprevisti sono sempre i più emozionanti.
Ecco perché ti porti ancora nel cuore questa esperienza, dopo moltissimi anni.
Grazie della tua graditissima visita.
Buona serata.