giovedì 14 agosto 2014

essere adulti ma anche bambini

Una delle cose che più ci fanno stare bene nella vita è riuscire a conciliare gli opposti: essere a volte un po' introversi e altre volte un po' estroversi, essere a volte attivi e altre volte passivi, essere a volte un po' remissivi e altre volte un po' decisi, senza identificarci completamente in uno solo dei due opposti.
Spesso, ad esempio, pensiamo che i bambini siano fortunati, perché vivono in un mondo fatto di gioco e privo di responsabilità, mentre per noi adulti vale esattamente il contrario.
Si sente spesso dire: divertiti finché sei giovane, perché poi...
Credo che questo modo di pensare sia fonte di malessere, perché sembra che noi adulti viviamo in un pianeta diverso da quello dei nostri figli e dei ragazzi in generale.
Vediamo spesso adulti seriosissimi che non giocano e non si divertono mai, oppure, al contrario, adulti che vivono come se fossero eterni adolescenti e non si assumono mai nessuna responsabilità: entrambi questi modi di vivere generano insoddisfazione, perché testimoniano l'incapacità di vivere pienamente e dinamicamente la propria vita.
Il segreto sta nel diventare adulti assumendosi le responsabilità che la vita man mano ci propone, mantenendo contemporaneamente la capacità di meravigliarsi per il nuovo, la voglia di giocare e di fare nuove conoscenze ed esperienze, caratteristiche che hanno i bambini più sani, quelli che crescono in modo più naturale.
Se riusciamo a fare così, non vedremo i bambini come altro da noi, non li percepiremo come se vivessero su un altro pianeta, come dice Paola Mastrocola, che su Il Sole 24 Ore del 27 luglio 2014 scrive:

Altri pianeti
Quando ci mettiamo vicino a un bambino, è possibile che di colpo lasciamo questo nostro pianeta, andiamo ad abitare nel suo e ci viene anche di metterci a parlare un'altra lingua: quella che parla lui. E' un processo che avviene molto naturalmente. E' proprio la naturalezza e immediatezza con cui avviene, che più mi sorprende.
Può capitare per esempio che una sera al ristorante, se siamo seduti vicino a un bambino, aspettando il secondo che non arriva mai, di colpo ci mettiamo il tappo della minerale su un occhio e diventiamo un pirata e cominciamo a parlare di mare e tempeste, assalti e isole del tesoro. Così, in modo del tutto naturale. Siamo semplicemente andati a finire su un altro pianeta, tutto qui. E parliamo quella lingua, che infatti il bambino comprende all'istante.
Credo che dovremmo farlo di più.
Credo che dovremmo farlo anche quando, al ristorante, siamo seduti vicino a un adulto.



Mi sto convincendo sempre di più che avere un buon rapporto con i bambini possa davvero contribuire a migliorare il mondo e che sia uno degli indicatori del nostro benessere psicologico.
Credo che sia importante che ce lo ricordiamo il più spesso possibile, perché crescere bene significa sì misurarsi con i doveri, ma anche permettersi a volte di giocare con naturalezza e spontaneità.