lunedì 21 ottobre 2013

la paura delle responsabilità

La differenza tra il bambino e l'adulto consiste fondamentalmente nella consapevole accettazione delle responsabilità.
E' comodo evitare responsabilità, ma in questo modo si evita di crescere.
Alcuni bambini hanno paura di crescere, altri lo desiderano: credo che spesso la differenza sia determinata dall'atteggiamento dei genitori nei confronti delle responsabilità che la vita familiare e in genere la vita adulta necessariamente comporta. Un genitore che accetta di buon cuore le difficoltà degli impegni che si è assunto insegna ai figli che crescere è bello.

Accettare responsabilità significa radicarsi nel mondo e rinunciare a dilettarsi tutta la vita con infinite possibilità.
Certo, occorre essere liberi per autolimitarsi e non farlo perchè altri ce lo impongono con la violenza fisica o morale oppure con ricatti affettivi; questa è forse la cosa più impegnativa da realizzare.

Una nazione di irresponsabili è una nazione che non va da nessuna parte, un luogo dove ciascuno cura solamente il proprio orticello e si disinteressa completamente di quelli degli altri.

Credo che bisogna uscire da un equivoco: nessuno può salvare il mondo, nessuno può dare agli altri più energie di quelle che realmente ha disponibili, e d'altra parte è vero che dobbiamo destinare a noi stessi un numero sufficiente di attenzioni, per sopravvivere decentemente bene; ma tra i due estremi (l'egoista e il santo) c'è la realtà delle relazioni umane, che ha il suo fondamento oltre che nell'amore, anche nella responsabilità e nel rispetto sia per noi stessi che per gli altri.


3 commenti:

Francesco Zaffuto ha detto...

direi che il nucleo del messaggio "ama il prossimo tuo come te stesso" è di equilibrio ... mi strazia sapere che da ben 2000 anni conosciamo questa frase
saluti

Carmen ha detto...

Da L’AMACA di Michele Serra
…Esasperando l’analisi di Facci, il berlusconismo non sarebbe dunque un’alleanza tra vincenti senza scrupoli, ma un patto di autodifesa tra perdenti esasperati. Il problema è che queste due letture del berlusconismo, quella prevaricatrice e quella vittimista, ci riconducono alla medesima matrice: un “io” asociale, non adulto, incapace di fare i conti con i limiti della vita collettiva e(dunque) con i limiti propri, indisponibile a farsi carico di RESPONSABILITA’ e doveri, convinto che ogni successo sia eslusivo merito proprio, ogni insuccesso sia demerito altrui. Prevaricatore quando vince, vittimista quando perde.

alessandra ha detto...

e..nessun uomo è un'isola, ma parte di un arcipelago, nessuno può vivere solo, abbiamo bisogno biologicamente e spiritualmente di relazionarci.

Grande Francesco Z. -ama il prossimo tuo come te stesso-