A volte mi capita di pensare che il mio lavoro consista nell'arte di osservare i pezzi che compongono la psiche dei miei pazienti (oltre che i miei), cercandone il senso, come un meccanico che osserva un motore e controlla i rapporti tra le varie parti che lo compongono: guarda se c'è qualche tubo scollegato, qualche guarnizione che perde, qualche piccola crepa che fa perdere i liquidi.
I pezzi della psiche si chiamano: amore, amicizia, relazioni, autostima, lavoro, futuro, divertimenti, genitori, figli, coniugi, amanti, sensi di colpa, ansie, paure, ossessioni, sesso, nostalgie, invidie, depressioni, dubbi, certezze, cambiamenti, gioie, trasformazioni, giovinezza, vecchiaia, malattie, vita e morte.
Spesso è l'usura, unita alla mancanza di manutenzione, che crea i problemi più gravi.
A volte mi chiama qualche vecchio paziente che aveva concluso positivamente il suo lavoro con me e a distanza di anni mi dice:"dottore, avrei bisogno di venire a fare un tagliando...".
Che automobile siamo? Come siamo fatti? Come funzioniamo, ma soprattutto: chi è che guida?
Un buon autista deve conoscere il proprio mezzo, deve sapere che potenza ha il motore, che forza hanno i freni e quanto carburante c'è nel serbatoio, perché quando è in riserva deve andare a fare rifornimento.
La carrozzeria è forse la parte meno importante, a patto che stia insieme, che non sia troppo arrugginita e che non si perdano i pezzi per strada.
Negli anni del boom economico ogni auto era personalizzata: amuleti vari che pendevano dallo specchietto, foto dei figli appiccicate al cruscotto, motori truccati, adesivi colorati sulla carrozzeria. Oggi è solo la grandezza e la potenza che distinguono le auto: sono quasi tutte bianche o color argento o scure.
E la formula 1! Le corse per arrivare primi, per vincere le gare. A costo di lavorare come matti tutto l'anno per rosicchiare qualche centesimo di secondo all'avversario. La formula 1 è arrivata nei paesi da occidentalizzare prima della politica: il circuito di Ungheria ai tempi della caduta del muro di Berlino, oggi il primo circuito in Cina e nel Bahrein. A portare la nostra concezione della vita: la vittoria e la velocità.
Ci sono quelli che cambiano l'auto ogni tre anni e quelli che la tengono fin che va, anche se non è più di moda, anche se è vecchia. Se ne prendono cura a volte in modo un po' ossessivo: la tengono controllata, pulita, in ordine, le vogliono bene, le sono affezionati. Commercialmente non vale nulla; se gliela scassano, l'assicurazione non gli dà una lira, ma per loro è importante. Un po' come nelle relazioni: c'è chi cambia spesso partner e chi resta fedele a uno solo, anche se invecchia e perde qualche colpo.
C'è la guida prudente, la guida sportiva, ci sono quelli che vanno come lumache e quelli che sfrecciano rischiando la propria incolumità e quella degli altri.
C'è chi è distratto, chi va fuori strada, chi slitta, chi sbanda, chi va al limite delle possibilità, chi si fa del male perché, magari inconsciamente, è proprio quello che cerca.
L'auto, davvero, simbolo del nostro modo di vivere la vita.