mercoledì 29 febbraio 2012

amicizia tra maschi

Una scena del film Amici miei
Non mi riferisco all’amicizia tra maschi che si realizza nel parlare solamente di lavoro, palestra, calcio, auto e donne.
E neppure all’omosessualità.
Parlo di amicizia tra maschi che condividono i pensieri più personali e intimi, non solamente quante donne hanno posseduto, come e dove, in quali posizioni e quante volte per notte.
Parlo di maschi che si raccontano come stanno davvero, come interpretano il ruolo maschile, in quanto padri, figli, fidanzati o mariti.
Maschi che non vedono nell'altro maschio solo un competitore, e che per questo non devono sempre dimostrare a sé e agli altri di essere i più esperti, i più bravi o i più furbi.
Penso a maschi che si confidano reciprocamente difficoltà e gioie, entusiasmi e fatiche.

Penso a maschi che sanno di arricchirsi ascoltando le esperienze degli altri e offrono in cambio come dono i propri vissuti sinceri.
Immagino maschi che si rispettano l'un l'altro accogliendo le reciproche diversità e che sono disposti ad aiutarsi fino in fondo in caso di bisogno.
Penso che questo tipo di maschi piaccia a molte donne e che, se ce ne fossero tanti, la nostra società ne sarebbe avvantaggiata.

sabato 25 febbraio 2012

la paura di aprirsi alla vita

Veliero farfalla di Vladimir Kush
L'eros, inteso come slancio vitale, come apertura alla vita, è difficilmente separabile dalla paura.
Paura di perdere il quotidiano, con tutte le sue tranquille certezze, paura della trasformazione, paura di andare verso nuove e sconosciute esperienze.
A me pare che, in questo senso, la nostra società sia in generale poco erotica: predomina la difesa, la conservazione dell'esistente e l'eros viene vissuto o nella sua dimensione fisica, spesso strumentalizzata e terreno di lotte per la conquista del potere, o nella sua dimensione spirituale. Ma l'eros non è nè l'una nè l'altra cosa, è l'una e l'altra insieme; Eros è il dio che scaglia le frecce nella carne, ma ha in sè anche il divino.
Ciò che favorisce più di ogni altra cosa l'incontro con il proprio eros è la relazione con persone che vivano la vita in modo passionale oppure l'ascolto di quella forza vitale interiore che ci spinge ad andare là dove abbiamo paura di andare, dove non siamo mai stati, fuori dalla strada che conosciamo bene.
Come diceva Oscar Wilde: il vantaggio delle emozioni è che ci portano fuori strada. 
Concerto di Caravaggio
Chi vuole il controllo sugli individui fa di tutto per evitare di lasciare loro tempo libero, tempo vuoto, perchè proprio lì potrebbero incontrare il proprio personale eros, sotto forma di fantasie, di inquietudine, di immaginazione e creatività: meglio vendere, per il loro tempo libero, le immagini di un eros preconfezionato, mercificato, sterilizzato, catalogato, privato del suo potere trasformativo.
Come dice un personaggio de "I fratelli Karamazov" di Dostoevskij, che parla di come mantenere il potere sul popolo: "Sì, noi li obbligheremo a lavorare, ma nelle ore libere dal lavoro daremo alla loro vita un assetto come di giuoco infantile, con canzoni da bambini, cori e danze innocenti".

mercoledì 22 febbraio 2012

il medico di base

Credo molto nell'utilità del medico di base (o di famiglia, o della mutua che dir si voglia).
Penso che ciascuno dovrebbe avere un medico di base che lo ascolti con attenzione e che non si concentri solo sulla parte del corpo malata. Anche perchè spesso quella parte del corpo è malata perchè c'è qualcosa che non va anche dal punto di vista psicologico.
Alcune statistiche dicono che almeno il 40-50% dei problemi fisici portati al medico di base hanno come concausa problemi psicologici: solitudine, ansia, depressione, ecc.

So che non è facile trovare medici di base che si interessino anche dello stato emotivo del paziente, ma credo che bisognerebbe cambiare medico fino a quando non si trovi un medico col quale sia possibile avere una relazione fatta anche di ascolto e di dialogo, che ci chieda e ricordi come, dove e con chi viviamo.

Purtroppo l'università non dà una formazione adeguata al medico riguardo alla relazione emotiva col paziente e quasi tutto è lasciato alla buona volontà dei singoli.
E' vero che la professione del medico è sovraccarica di incombenze e problemi burocratici e non penso che il medico dovrebbe fare anche lo psicologo, però almeno un pochino sì.

Solo ultimamente, a causa dei tagli alla spesa pubblica nel settore della sanità, si sta cercando di offrire ai medici un po' di formazione sul rapporto psicologico col paziente, al fine di risparmiare sulle prescrizioni dei farmaci.
Speriamo che la crisi economica abbia almeno questo effetto collaterale positivo!

domenica 19 febbraio 2012

il nostro centro

Quando siamo a terra,
quando ci sentiamo estranei a noi stessi,
quando non sappiamo
in quale direzione andare,

ricordiamoci che
il bandolo della matassa
è dentro di noi,
esattamente al centro di noi.

Cerchiamo di entrare in contatto
con le poche o tante
cose sicure di noi
che conosciamo.

Il bandolo è lì vicino,
sta accanto a ciò che ci appartiene,
ai nostri pensieri più veri,
alle nostre emozioni sincere,

al nostro modo di essere
che sentiamo davvero nostro,
anche se pochi o nessuno
lo riconosce e lo apprezza.

Il bandolo può essere nascosto
sotto le paure e la disistima di sé
che qualcuno ci può avere
appiccicato addosso.
 
E spesso bisogna scegliere:

vivere nella verità
o nell'apparenza,

essere sé stessi
o piacere agli altri.

Una sola cosa è certa:
che il bandolo è sempre dentro di noi,
nel luogo più vero che abbiamo,
proprio lì,
dove incessantemente nasciamo.


giovedì 16 febbraio 2012

due film bellissimi

Due film bellissimi:
The Artist
e
Hugo Cabret.

Berenice Bejo in The Artist
The Artist è un film muto, girato in bianco e nero e racconta la decadenza di un grande attore del cinema muto, coincidente con l'avvento del sonoro. Una giovane attrice da lui aiutata ad entrare nel cinema lo aiuterà a sua volta a sopravvivere al declino professionale.
Una scena dal film Hugo Cabret

Hugo Cabret, invece, è un film di Martin Scorsese girato con atmosfere da favola ed è la storia di un ragazzino che vive  in una stazione ferroviaria all'inizio del secolo scorso,  con uno strepitoso Ben Kingsley che interpreta Georges Méliès, inventore del cinema insieme ai fratelli Lumière.

Due film molto poetici sul cinema visto come fabbrica di sogni, creatore di miti e nutrimento per l'immaginazione. Da non perdere. 

mercoledì 15 febbraio 2012

ogni giorno è il giorno degli innamorati

Ogni giorno è il giorno degli innamorati della vita, di quelli che, nonostante vedano quotidianamente il lato oscuro delle cose, continuano a lavorare, nel loro piccolo, per ciò che ritengono essere il bene di tutti.
Ogni giorno appartiene a coloro che non perdono l'entusiasmo di essere vivi, e a coloro che, se qualche volta lo perdono, poi cercano in ogni modo di recuperarlo.
Ogni giorno appartiene a coloro che mantengono nel cuore la voglia di giocare e non prendono le cose troppo sul serio.
Ogni giorno appartiene a coloro che non si lasciano ingannare dalle mode, ma, di fronte ad ogni scelta da fare, continuano sempre a chiedersi che cosa sentono davvero in fondo al loro cuore e quali sono i loro pensieri più veri.
Ogni giorno è di coloro che non giudicano, che sanno che nella vita a volte ci si può trovare in grandi difficoltà e cedere alla tentazione di fare qualcosa di non giusto.
Ogni giorno è nostro, se non ci dimentichiamo di noi stessi, se non permettiamo agli altri di calpestarci e se trattiamo sempre gli altri col rispetto che desideriamo che loro abbiano nei nostri confronti.



lunedì 13 febbraio 2012

mamma

Ho trovato questa simpatica definizione di cos'è una mamma.
Traduco per chi non sa l'inglese:
Mamma: una persona che fa il lavoro di venti persone. Gratis.
Vedi anche alla voce masochista o santa.

giovedì 9 febbraio 2012

luci e ombre


Foto di Roberto Carnevali
Immaginiamo di essere al buio in una stanza con gli occhi aperti: non vediamo niente.
Abbiamo a disposizione una lampada molto potente: se aumentiamo gradualmente l'intensità della luce, ci vedremo sempre meglio.
Se però continuiamo a far crescere la luminosità, arriveremo ad un punto in cui la luce sarà talmente potente che dovremo chiudere gli occhi e non vedremo più nulla. Quindi, per vederci, non è sufficiente la luce, è indispensabile anche una certa quantità di ombra.

La scienza ci insegna dunque che la crescita continua e illimitata è assurda e che le condizioni ottimali sono sempre un mix di opposti che convivono integrandosi a vicenda.
Ciascuno di noi ha nella propria personalità luci e ombre, ed è normale che sia così, anche se la nostra società oggi sembra non essere d'accordo, perché ci vuole sempre produttivi, efficienti e vincenti mentre irride chi non è perfetto nei risultati lavorativi, nella bellezza del corpo o nelle prestazioni sessuali.
Il risultato di questo modo di essere è una crescita verticale delle ansie da prestazione e delle patologie a sfondo depressivo, che spesso sono dovute al timore o alla convinzione di non essere capaci di corrispondere agli alti standard che ci imponiamo o che ci vengono richiesti.
Le ombre non integrate cacciate dalla porta, rientrano dalla finestra sotto forma di psicopatologie che ci costringono a fermarci e a riflettere. 
Forse per scoprire che il nostro equilibrio va cercato là dove le luci delle nostre capacità naturali coesistono armoniosamente con le ombre rappresentate dalle nostre caratteristiche che la maggioranza delle persone non apprezza e magari condanna.   

martedì 7 febbraio 2012

simboli: il ponte

Budapest:Ponte della Libertà (Szabadság Híd)

Il ponte permette il passaggio dal luogo in cui si è ad un altro, superando un ostacolo naturale. Che gioia quando si scopre che c'è un ponte che ci permetterà l'attraversamento dell'ostacolo!
Chi ama andare in montagna sa che nelle Dolomiti c'è una famosa via ferrata chiamata Tridentina che molto in alto, vicino alla vetta, prevede l'attraversamento di uno stretto ponticello sospeso su un baratro di cui quasi non si vede il fondo e quello è il momento magico di tutto il percorso!
Quando ci accingiamo ad attraversare un ponte per andare in un luogo sconosciuto, c'è un primo momento in cui siamo ancora nel luogo che ci è familiare, dove ci sentiamo al sicuro, ma sappiamo che dovremo attraversare il ponte per andare dall'altra parte; poi comincia l'attraversamento e spesso siamo un po' preoccupati (ce la faremo, non ce la faremo?); proseguendo, ci troviamo nella zona mediana del ponte e lì non siamo nè di qua nè di là, non appoggiamo su nulla di sicuro: siamo sospesi sul vuoto, sul baratro, ed è il momento di maggior timore; dopodichè, se vinciamo la paura e non torniamo indietro, ci avviamo verso l'altra sponda; quando arriviamo dall'altra parte, ci troviamo in un luogo sconosciuto, non sappiamo cosa incontreremo, ma l'attraversamento è compiuto.
S. Giovanni all'Orfento- santuario rupestre d'Abruzzo
La nostra vita si può immaginare come una serie di passaggi da un periodo ad un altro (nascita, infanzia, adolescenza, essere adulto, anzianità, vecchiaia e morte); è come se noi dovessimo attraversare una serie di ponti, che ci permettono di conoscere e dare un senso sempre nuovo alla nostra vita, andando a fare esperienze nuove in terre inesplorate.
Molti anni fa, mentre stavo visitando un grande mercato delle pulci a Vienna, mi cadde lo sguardo su una piccola ceramica colorata che rappresentava un ponticello, con qualche scalino da una parte e dall'altra, che ricordava un po' i ponticelli delle calli veneziane. Fui istintivamente attratto dall'oggetto e lo acquistai per pochi scellini: quel ponticello, così semplice e senza pretese, sarebbe stato per sempre con me, a ricordarmi la possibile connessione sia tra due luoghi diversi sia tra due persone o idee diverse, concreto simbolo della possibilità di passaggio nelle due direzioni contrarie, del superamento di ostacoli nella comunicazione e del venirsi incontro trovandosi insieme a metà strada.

sabato 4 febbraio 2012

simboli: la stanza da bagno

E' così ovvio che magari non viene da pensarci.
Cosa mai simboleggerà il bagno, inteso come stanza?
Intanto possiamo dire che è una stanza dedicata alla cura del corpo e allo svolgimento di funzioni fisiche personali, molto private. Quindi in bagno si va di solito da soli e lì ci si prende cura del proprio corpo, ci si dedica tutto il tempo che si può, quando si può.
E' una stanza dove si sta in intimità con sè stessi, col proprio corpo spesso nudo e con i nostri pensieri più liberi (quante volte vengono casualmente idee e illuminazioni mentre si è in bagno da soli?).
Quindi se si sogna, come a volte capita, che abbiamo bisogno di andare in bagno ma non lo troviamo o lo troviamo occupato, forse significa che non riusciamo a trovare dentro di noi uno spazio intimo e libero, tutto per noi dove stare in pace con noi stessi a fare le nostre cose naturali.
Non è un caso che spesso i figli stiano in bagno un sacco di tempo, forse hanno voglia di starsene un po' in pace al riparo dalle continue richieste dei genitori.
Il bagno fino ad alcuni decenni fa non era in casa: nelle case di campagna era in cortile e in città era nel pianerottolo, spesso in comune con altre famiglie. Adesso abbiamo spesso due o addirittura tre bagni in ciascun appartamento: oltre a significare che siamo più ricchi materialmente, può significare anche che il nostro desiderio di privacy e di cura del nostro corpo è più forte e più consapevole che in passato?

giovedì 2 febbraio 2012

c'è bisogno della neve

C'è bisogno della neve per interrompere la routine sempre uguale della nostra vita quotidiana.
C'è bisogno della neve per ritornare bambini e fermarci stupiti a contemplare uno spettacolo naturale antico e inusuale.
C'è bisogno della neve per rallentare tutti i nostri frenetici ritmi, per scendere dalla giostra che non si ferma mai.
C'è bisogno della neve per abbassare il livello dei rumori e farci godere un po' di più del silenzio.
C'è bisogno della neve per pensare che la nostra società non è perfetta, che qualcosa di più forte la può intralciare e perfino bloccare.
C'è bisogno della neve per ricordarci che ci sono cose che non cambiano col tempo, accadimenti naturali che sopravvivono sempre uguali al passare degli anni e al mutare degli stili di vita.
C'è bisogno della neve per ridimensionarci un po' e farci sentire meno onnipotenti.
C'è bisogno della neve per ricordarci che i disagi non si possono eliminare per sempre dalla vita.
Ma quando la neve si sarà sciolta, è certo che torneremo a correre come prima...