lunedì 12 maggio 2014

lo spazio come origine di tutte le cose

Una cosmogonia indiana racconta che al principio di tutte le cose c'era lo spazio e che da esso si è originata l'aria, poi il fuoco, ecc.
Ciò suona abbastanza strano a noi occidentali. 
Studiando la filosofia greca si impara che i vari filosofi pongono all'origine di tutte le cose chi l'aria, chi l'acqua, chi il fuoco, ma nessuno ha mai pensato allo spazio come inizio di tutte le cose.
E, d'altra parte, la potenzialità creatrice dello spazio, nella nostra società, non gode di molto credito.
Noi pensiamo allo spazio più come un mezzo che ci serve per muoverci, un vuoto che permette il movimento, ma, a dir la verità, al vuoto come valore in sè non ci pensiamo mica tanto: noi pensiamo solo al movimento, all'esistenza delle cose, diamo per scontato il vuoto e non gli diamo valore.
Questo è un grave errore, perchè se non ci fosse il vuoto, non potrebbe esserci il movimento, la creazione di qualcosa di nuovo. Il mondo sarebbe un unico blocco monolitico senza possibilità di trasformazione. Anche nelle relazioni è necessario uno spazio intermedio, un vuoto tra una persona e l'altra, altrimenti si rischia la fusione e la con-fusione.
Ma a noi il vuoto dà fastidio, perlopiù lo percepiamo in senso negativo e ci affrettiamo a riempirlo: se abbiamo qualche ora o una giornata vuota, ci diamo da fare per riempirla subito con impegni, appuntamenti, incontri, cose da fare.
Il vuoto lo comprimiamo, lo riduciamo il più possibile anche nel tempo libero dal lavoro, per non parlare poi di chi va in pensione e non sa che cosa fare tutto il giorno.
Ma cosa c'è nel vuoto che ci fa così timore?
Forse proprio la sua capacità di generare movimento, di creare trasformazione.
Nel vuoto c'è l'essenza del femminile, che non a caso fa paura ad alcuni maschi e che è legata strettamente alla creazione e al mistero della vita.
Il femminile è lo spazio vuoto accogliente che è capace di far nascere dentro di noi nuove idee e nuovi sentimenti mentre, nella realtà corporea, fa nascere nuovi bambini.
E' la mancanza di rigidità, è quella parte di noi che è a fianco della mente razionale, la parte destra del cervello che integra quella sinistra, che è deputata alla razionalità.
E' la parte creativa, intuitiva, che conosce il mondo in un modo diverso da quello razionale.
E' quella parte che anche noi maschi abbiamo, quella che, se dimenticata o non conosciuta, ci riduce a geometri dell'esistenza.
Se, al contrario, riusciamo ad integrarla dentro di noi con la parte maschile, proviamo una piacevole sensazione di totalità e completezza.




4 commenti:

Frida ha detto...

Il vuoto ci costringe a guardarci dentro, a riflettere sul senso della vita, a cercare l'essenziale. Un processo molto lento che si acquisisce solo vivendo...

Renata_ontanoverde ha detto...

Concordo, nel vuoto è l'essere umano come spessore che viene alla ribalta e spesso noi umani abbiamo paura di scoprire noi stessi, di dover dichiarare i nostri limiti, che lo spazio sottolinea fin troppo...

Meditando un giorno si parlava di bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto e pensando al respiro, base della nostra vita, ho pensato che il bicchiere E' SEMPRE PIENO!
Metà d'acqua, essenziale per la vita, ma la metà d'aria è ancora più preziosa. Senza respirare non si vive che pochi minuti!

Bello spunto di riflessione!
Ben tornato Doc!!! ;D

dtdc ha detto...

molto bello questo post
ciao!

alessandra ha detto...

L'infinito è un grande vuoto dove spaziare con il pensiero, l'universo è un grande vuoto dove si muove il sistema planetario e le masse gassose, il firmamento con le sue stella, la lirica e poesia è composta da vuoti che ispirano il sentimento...il vuoto, il contrario della nostra frenesia giornaliera, la nostra incapacità di fermarci ed ascoltare, la nostra paura di osservare da vicino i nostri vuoti interiori, non i vuoti sani, esiste anche una parte rovescia, i vuoti della solitudine. Ci sono antipodi e mancate perfezioni in tutte le cose, o forse c'è una perfezione insita negli opposti.