mercoledì 10 aprile 2013

maturità/immaturità

Quando qualcuno usa l'appellativo di ragazzo o ragazza parlando di una persona di 40 o 50 anni, ho una forte sensazione di malessere e insofferenza.
Può darsi che io stia invecchiando, ma mi viene da dire che no, che a 40 o 50 anni una persona non è un ragazzo, che è bene che non lo sia e che se lo è, c'è qualcosa che non va nella sua vita.

La settimana scorsa una mia amica, reduce da una settimana di vacanze in un centro termale, mi raccontava di aver frequentato tante saune e bagni turchi dove, per ragioni igieniche, si entrava solo se si era completamente nudi, rimanendo stupita che quasi tutti i frequentatori  delle saune fossero senza peli in ogni parte del corpo, genitali compresi. La mia amica concludeva affermando che secondo lei questa era una riprova che anche nell'aspetto esteriore del corpo c'è una diffusa tendenza a voler rimanere bambini o ragazzini, per contrastare così l'età che avanza. Per inciso, crescono anche gli adolescenti che si vergognano dei peli che naturalmente cominciano a crescere.

Vorrei ricordare che il fondamento di base di tutte le nevrosi consiste proprio nel non accettare e godere degli anni che passano, cercando di ritornare indietro verso la giovinezza (o di fissarla per l'eternità), come i salmoni che vanno controcorrente.

Vedo sempre più bambini che sono spaventati all'idea di crescere e rimangono attaccati oltre misura ai genitori: ma i genitori che parte hanno in tutto ciò? Trasmettono ai figli il piacere del crescere per diventare infine autonomi o sono anche loro spaventati del tempo che passa e delle separazioni che incombono?

Si diventa genitori mediamente più tardi rispetto agli anni scorsi, ma credo che i bambini che hanno genitori avanti negli anni abbiano diritto ad avere come genitori delle donne e degli uomini adulti, non delle ragazze o dei ragazzi tardivi.

Il senso di responsabilità, la necessità di affrontare sacrifici se necessario, la relativizzazione di sè e l'ascolto e il rispetto dell'altro dovrebbero essere conquiste realizzate nella maturità. Sentendo e vedendo ciò che accade nelle nostre massime istituzioni verrebbe da dubitarne.

Maturità, parola che significa qualcosa di preciso. O non più?   

14 commenti:

TeZ ha detto...

Questa storia dei peli mi fa pensare, una volta di più, al distacco dalla fisicità nella sua accezione più istintiva perseguito da una consistente fetta della società attuale. So che questo mio discorso può sembrare un paradosso, soprattutto se riferito a tempi così apparentemente pervasi di una fisicità mostrata e ostentata oltre qualunque ragionevole soglia di necessità e di opportunità, di contesto e di senso, eppure, a parer mio, è proprio qui il punto. L'attuale tendenza all'ostentazione della fisicità, (intesa principalmente come "fisicità sessuata e seduttiva") sembra divenuta accettabile solo se ripulita da quanto di più vivo, istintivo e carnale c'è. E' come se soltanto una fisicità rimaneggiata, "ripulita", indirizzata e ritinteggiata secondo "criteri di astrazione estetica" fosse ritenuta sopportabile per la vista dei più.
Io vedo in certe manie, (tipo appunto la depilazione oltranzista), un desiderio di controllo, di dominio e di indirizzo del corpo verso manifestazioni esclusivamente programmate, depurate da ogni accenno di naturalità ed istintività.
Secondo il mio modo di vedere, questo discorso è facilmente e, anzi, strettamente ricollegabile ad una tendenza di comportamento dello stesso segno che colpisce l'affettività e la capacità di relazione. Ecco, io credo che il motivo per cui oggi, ad esempio, ci si depila così ossessivamente sia la necessità di controllare sé stessi nella relazione con gli altri, mostrando sempre e soltanto ciò che è stato studiato e rimaneggiato, nel corpo così come negli affetti, quasi che ci sentissimo tutti almeno un po' indegni d'essere accettati nella nostra qualità di uomini e donne.

Anna ha detto...

Io ho più di 40 anni, però tra me e mia figlia quella più matura e responsabile è lei. Come è possibile questo? Avrà preso tutto dal padre?

L'apprendista ha detto...

Ti do tutta la ragione. Io lavoro con adolescenti ed è giusto che loro lo siano e reagiscano come tali. Quello che mi preoccupa di più è che qualche mio collega, com più di trenta anni, è più immaturo di loro.
Come anedotto, però, ti dirò che una volta mia nonna ottuagenaria diceva "ho incontrato quella ragazza" e la suddetta ragazza era una ottantene come lei. A volte il nome non fa la cosa, semplicemente è una forma di dire.

iriselibellule@gmail.com ha detto...
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Cinzia ha detto...

Condivido ogni parola. A me capita ogni tanto che la gente pensi che sia la sorella di mia figlia (l'ho avuta a 20 anni), anche se non capisco davvero come si possa pensare una cosa del genere. Non ne sono lusingata, mi dà fastidio. Io sono la mamma, e la differenza di età e di maturità io la sento benissimo. Non mi piacciono quelle mamme che si vestono e comportano come le figlie 14enni, trovo che sia ingiusto nei confronti delle figlie, le derubano di qualcosa.
Le domande che mi pongo sono: cosa bisogna fare? Come rimediare?

Paola Tassinari ha detto...

Io ho già dato, ora faccio l'adolescente e sto bene, per fortuna ho un figlio maschio per cui nessuna rivalità.
Ho costruito e ora demolisco.

Francesca ha detto...

Ho 45 anni e l'anno scorso ho avuto tanti problemi e ho divuto subire tanto dolore proprio a causa della mia paura di invecchiare. Ho accettato gli anni che passano, le rughe che rovinano quello che è stato un viso bello davvero, le ciccie cicciotte che appesantiscono un corpo che è stato perfetto... la giovinezza passa, accettandolo si sarà più sereni e felici. Ero piena di invidia e a volte di livore nei confronti delle ragazze giovani e mi rendevo ridicola cercando di mettermi in competizione con loro... Assurdo, sbagliato, contro natura!!! Non sono una ragazza, sono una DONNA... l'ho accettato e sono molto più felice!!!
Un abbraccio
Francesca

lookingfor ha detto...

Io non è che voglia essere giovane a tutti i costi, ho quasi 45 anni e li dimostro. Però ho saltato completamente alcune fasi della giovinezza, chiusa in casa a fare da mamma alternativa alle sorelline. Non ho concluso gli studi, non mi sono realizzata, ho avuto problemi depressivi che mi hanno spinta a chiudermi ancora di più. Non sono maturata quanto avrei dovuto, penso,o non nel modo giusto. Sono madre, moglie, e le mie responsabilità me le prendo, però spesso una parte di me ha bisogno di vivere la leggerezza che non le è appartenuta quando era il suo tempo. Ad ogni modo faccio fatica a sentirmi un'età precisa, a volte sono bambina, altre nonna, mi rendo conto che i miei figli avrebbero bisogno di un esempio e un ruolo stabile che non sempre so offrire. Però sono cresciuta negli ultimi anni più di quanto lo abbia fatto nei primi trentacinque: finalmente ho trovato quel briciolo di fiducia in me che mi ha portata a mettremi un po' -non ancora pienamente- in gioco. Che te devo di', spero di recuperare, ma anche di contnuare a sentirmi dentro questo nuovo entusiasmo, questa sorta di ingenuità che fa parte anche del mio modo di essere. Crescere, ma non perdere quello che mi fa stare bene, la mia vitale giocosità, l'incanto dello stupore.

Renata_ontanoverde ha detto...

Caro Doc,
Dopo la rivoluzione degli anni ’60-’70 dove l’umanità non ha più accettato di ricoprire i ruoli di certe tradizioni e l’autogestione ha creato un uomo emancipato, a volte più maturo, ma spesso irresponsabile e confuso, contestatore delle convenzioni del passato, senza costruirne delle nuove e solide, è chiaro che, quando la vita arriva a tirar le somme e ti trovi a dover fare i conti con la “fine” dei ruoli e quindi alla destabilizzazione, l’uomo reagisce con i mezzi che ha a disposizione per tornare a quello stato che torni a dargli quel senso d’invulnerabilità, di sicurezza ed anche d’incoscienza della giovinezza e della prima maturità.
La tecnologia e la scienza ci hanno messo a disposizione tali strumenti, da infrangere quello che i nostri vecchi consideravano un percorso obbligato: invecchiare ora si può ritardare. Che sensazione di onnipotenza può dare questo? Ovviamente un paio di decenni sono pochi per permetterci di trovare un equilibrio.
Nella vita si procede forti dei nostri ruoli: figlia, nipote, sorella, moglie, lavoratrice, madre, amica. Ma quando li perdi, perdi anche la tua ragione di essere. Ti ritrovi a far i conti con un vuoto, che ad una certa età non è facile reinventarsi, non c’è più tempo, forza ed entusiasmo! e ti chiedi perché sto vivendo? Questo vuoto può fare una paura tremenda e non ti rassegni ed annaspi alla ricerca di un ruolo. E questa ricerca ognuno la sviluppa nel senso che gradisce. A volte perché pensi di aver dato troppo agli altri e poco a te stesso e ti proietti verso la parte ludica che hai trascurato. A volte perché i ruoli che hai coperto hanno talmente esaurito talmente le tue risorse che non sei capace a ricostituirne di nuovi. Allora se non ci si rassegna a sopravvivere, si cerca di ritornare almeno provvisoriamente alla dimensione del passato che ci faceva star bene.
Di base è che la vita scorre troppo veloce: mentre una volta tutto aveva un ritmo che ti permetteva di percepire il passare del tempo da prenderne atto e la maturità era una logica di vita, la vita moderna ci ha dato strumenti che possono alterare il tempo rubandoci la possibilità di assaporare l’attesa e togliendoci la consapevolezza del tempo. Ieri ed oggi, sono due paradigmi ormai talmente veloci, che si confondo e tornare indietro è un gioco, che spesso gratifica.
Quando hai il vuoto dentro è difficile mettersi al servizio dei giovani con la propria saggezza, anche perché la saggezza i giovani la cercano in internet e su twitter.
Ma tu sai che se non hai, non puoi dare! Siamo figli dei nostri tempi e cambieremo ancora, forse torneremo a fare i saggi, forse troveranno l’elisir di lunga vita, ma per ora siamo così… immaturi e fragili, perché infrangendo tutti gli schemi del passato non abbiamo ancora trovato nessuno che ci soddisfi, ne esisterà sempre uno migliore da scegliere, nella ricerca del piacere ritardando il più possibile i conti con la vecchiaia e sorella Morte…

Buon week-end Doc!
Renata

lookingfor ha detto...

Condivido la riflessione di Renata, che ha evidenziato la complessità del tema: inevitabilmente, ritmi che alterano la percezione del tempo, mezzi che permettono nel contempo di rallentare l'invecchiamento e il decadimento fisico e mentale, ruoli educativi fondamentali ormai delegati a tasti e display di vario genere, rassegnazione/confusione/perdita di identità/prospettiva/possibilità reale di fare esperienza, rendono complicato un percorso evolutivo naturale verso una maturità che possa dirsi tale.
Personalmente io aborro la velocità, non riesco a stare dietro alla mole di stimoli (spesso assolutamente inutili, quando non deleteri)con cui la tecnologia ci bombarda rendendoci istrerici, impazienti, impulsivi. Tornerei volentieri a un'epoca antecedente, se non fosse che ogni epoca ha comunque le sue zone d'ombra.
Sono comunque ottimista riguardo alla saggezza e credo che alla fine quella sia una caratteristica che si possiede o meno, in barba a tutto. Guardo mia figlia, ad esempio, che sa utilizzare in modo più che equilibrato i mezzi tecnologici, sia per svago che per studio e utilità. Eppure adora leggere, il contatto con la natura e con le cose del passato (ad esempio adora scivere lettere di carta da spedire come si usa ormai sempre meno) è giudiziosa, risparmiatrice, ecologista e capace, ma umile (fin troppo). Io ho un mare di difetti, anche come genitrice, ma lei e mio figlio, nonostante tutto, mi danno speranza, anche se tutto intorno porta a non averne. Il senso di vuoto, che anch'io spesso avverto, è tenuto a bada anche da questo, l'idea di non aver generato invano, e di essere comunque riuscita, insieme a mio marito, a dare amore, per imperfetto che sia, ed è quello che ora mi ritorna indietro.

lookingfor ha detto...

p.s. mi scuso per averti preso tanto spazio, ma l'argomento è interessante, come spesso da queste parti;-)
un caro saluto

giorgio giorgi ha detto...

@tutti: La ricchezza di un blog dipende anche dai commenti dei lettori. Su questo post, come sempre, avete scritto cose che ho sentito vere, sentite e personali.
Se ci si trovasse tutti insieme, credo che si potrebbe andare avanti a parlare di questo tema per ore.
Mi avete anche dato ottimi spunti per scrivere altri post.
Grazie di cuore a tutti.

alessandra ha detto...

Mi è capitato di vedere una mia amica spogliarsi con i ciuffi di peli che spuntavano dalle mutandine e la peluria sulle gambe, mi ha fatto una brutta impressione, non credo che ci si depili per tornare bimbi, ma per un senso di estetica ed igene, basta non esagerare.
In ogni caso ho partecipato ad un esercizio spirituale per i ragazzi cresimandi, si è parlato anche di quasto argomento, trattaqto esattamente come nel tuo post.
Condivido ogni parola.

Anna ha detto...

Come si fa' a diventare maturi?