I bambini hanno quasi sempre voglia di giocare. E gli adulti?
Gli adulti possono fare due tipi di giochi: il gioco libero e aperto all'immaginazione tipico dei bambini, oppure il gioco finalizzato al guadagno: giocano in borsa, giocano al lotto, alle slot-machines, scommettono sulle corse dei cavalli, giocano al casinò, ecc. Questo secondo tipo di gioco è generalmente patologico, tristissimo, fonte di ansia e talvolta di rovina.
Quanto al primo tipo di gioco, una delle cose più tristi che ci si possa sentir dire da un adulto è che sono tanti anni che non gioca più, perchè il gioco è una cosa seria, un bisogno profondo, un atteggiamento dell'anima, un'attitudine dello spirito, è la grazia che si incarna nella nostra vita quotidiana.
Se devo aspettare un'ora o due nella sala d'attesa del medico, posso annoiarmi mortalmente oppure posso iniziare a giocare contando le piastrelle del pavimento per scoprire quante sono, posso seguire le traiettorie di volo degli insetti che sono presenti nella stanza cercando di prevederle, posso osservare i comportamenti delle persone sedute di fronte a me fantasticando sui loro modi di vivere, posso scommettere che un paziente uscirà dalla stanza del medico dopo cinque minuti e controllare il risultato, ecc. ecc.
Si possono fare milioni di giochi: si può giocare con le parole, con i colori, con le forme, con la memoria, con i disegni, con la fantasia, coi ricordi, coi numeri, con gli oggetti. Si può giocare da soli, con gli amici, con i figli, con le persone cui si vuole bene, con gli sconosciuti.
Se si gioca insieme ad altri è fondamentale essere leali e rispettare le regole del gioco, non barare e non giocare coi sentimenti altrui.
La dimensione del gioco è creativa come quella del sogno o del teatro.
Chi diventa adulto senza salvare dentro di sè la dimensione del gioco, vive la vita in bianco e nero.
Ci possono essere momenti della vita in cui ci si deve difendere da lutti, tristezze e abbandoni e la voglia di giocare scompare, ma è importante che rimanga viva dentro di noi, senza spegnersi del tutto.
Chi diventa adulto senza salvare dentro di sè la dimensione del gioco, vive la vita in bianco e nero.
Ci possono essere momenti della vita in cui ci si deve difendere da lutti, tristezze e abbandoni e la voglia di giocare scompare, ma è importante che rimanga viva dentro di noi, senza spegnersi del tutto.
Esistono anche persone che giocano troppo, che non prendono nulla sul serio, che scappano dalle cose serie o impegnative della vita, come eterni fanciulli: il loro agire appare forzato, stereotipato, frutto dello sforzo continuo di tenere lontana la parte problematica della vita.
La normalità è costituita dalle persone che, pur affrontando con consapevolezza le prove che la vita pone loro davanti, mantengono vivo dentro di loro il desiderio di sorridere e di ridere, ritagliandosi i più ampi spazi possibili di curiosità, di avventura, di desiderio di giocare. Perchè il gioco è creazione continua, è imprevedibilità allo stato puro, è stimolo per l'invenzione, è apertura alla vita, senza sensi di colpa, senza falsi pudori, senza paura di apparire infantili.
Credo che chi, nonostante tutto, ha salvato dentro di sè l'atteggiamento giocoso tipico dei bambini, renda un buon servizio alle relazioni tra gli uomini e dia un buon contributo al miglioramento del mondo e al benessere di tutti.