domenica 2 dicembre 2012

omosessualità



Tadzio nel film Morte a Venezia (1971)
Molti eterosessuali hanno timore dell'omosessualità e la condannano; alcuni la immaginano come malattia dannosa, fonte di mali individuali e sociali.
In realtà, l'omosessualità è semplicemente la tendenza a preferire nelle relazioni affettive e sessuali le persone del proprio sesso. Tutto lì, non c'è altro. Per il resto gli omosessuali sono esattamente come noi eterosessuali, uguali in tutto e per tutto. E soffrono, esattamente come noi, quando non siamo riconosciuti nella nostra autenticità.
Certo, c'è tutto un immaginario colorato che prende spunto dagli omosessuali più esibizionisti e dai gruppi pubblicamente più rivendicativi, che riduce il tema dell'omosessualità a rivista di avanspettacolo, a stranezze e bizzarrie da condannare.
Ma non è lì il centro della questione; anzi, a mio parere, quello è il risultato dell'ostracismo, della censura e dell'emarginazione cui noi condanniamo quotidianamente gli omosessuali, consciamente o inconsciamente: un'emarginazione che ha anche aspetti sociali, culturali e istituzionali.
Credo che se gli omosessuali fossero trattati da tutti, istituzioni comprese, alla stessa stregua degli eterosessuali, ci sarebbe in molti di loro meno rabbia, meno necessità di essere eccessivi per farsi notare, molto meno orgoglio da gettare con sfida in faccia a noi eterosessuali.
La realtà omosessuale è frustrante e dolorosa a causa del fatto che essi non possono mostrarsi pubblicamente, che devono camminare per strada reprimendosi, non possono abbracciarsi, tenersi la mano pubblicamente, non possono guardare liberamente gli altri con desiderio, quindi hanno anche difficoltà nel riconoscersi. Hanno locali-ghetto in cui si trovano tra loro, ma non c'è la possibilità di una manifestazione libera e pubblica della loro omosessualità: temono di creare scandalo, e tutto questo non perchè abbiano commesso atti illeciti o violenti, ma semplicemente perchè per natura sono fatti così.
Quando mio figlio andava alle elementari, c'era un suo compagno che stava sempre con le femmine, che voleva vestire come le femmine, che sentiva di essere diverso dagli altri maschi. Quale sarà il futuro di quel bambino, rispetto a tutti gli altri? E' una sua colpa? Perchè deve pagare un'inclinazione naturale con una vita intera da emarginato?
Sono convinto che se gli omosessuali potessero sancire col matrimonio le loro unioni sarebbero molto più responsabilizzati, inseriti nella comunità alla pari, si vivrebbero meno come realtà emarginata e si sentirebbero più normali. Rinuncerebbero quindi alle provocazioni, ai gesti eclatanti che vogliono semplicemente dire: siamo qui, ci siamo anche noi e stiamo male, ci trattate male e noi ve lo gridiamo in faccia. Guardateci, non fate per l'ennesima volta finta di niente.
Se si manda continuamente a qualcuno il messaggio che non è normale, che non è naturale, come si può pensare che questo poi si comporti con normalità e naturalezza?

6 commenti:

alessandra ha detto...

Un amichetto di mia figlia disegna principesse, fa danza classica e si sente una bimba, naturalmente le maestre lo hanno mandato dallo psicologo perchè chiaramente omosessuale, neanche fosse una disfunzione. Mia figlia lo ama, è "la sua migliore amica".
Ho letto tre libri di Peter Cameron, che rendono benissimo l'idea del sentimento omosessuale, ricco di estrema dolcezza.
A me poi piace tanto Vendola quando parla, lo riempirei di baci..e poi quasi quasi io stessa sono sul punto di diventare qualcosa di diverso ...buona domenica

Paola Tassinari ha detto...

La normalità non è un pregio.

Arnicamontana ha detto...

ciao caro Giorgio, mi pare che il punto da cui parti tu è l'estrosità colorata e casinista dei gaypride...partendo da lì sembri quasi giustificare questa estrosità come risposta all'omofobia imperante. Quasi che fossero costretti ad "esagerare" per rivendicare diritti. Ecco, mi sembra che non occorra andare a giustificare quello che è anche un modo di essere, e si fa ancora tanta confusione perché sono le drag queen che amano vestirsi da donna, non gli omosessuali, o non tutti. Il mio post voleva solo concentrarsi sulle "motivazioni valide" per cui non passa una legge contro l'omofobia in Italia. E voglio aggiungere, visto che tu parli di matrimoni tra omosessuali...L'estate scorsa, ad una Festa dell'unità, incalzato da una esponente del movimento LGBTQ sulle unioni di fatto e sui matrimoni tra gay...ho sentito Bersani rispondere laconicamente "e ma siamo in Italia!"...Quindi?
Un caro saluto Giorgio, dopo tanto

Paolo Falconi ha detto...

Da ragazzino mi piacevano molto le gambe delle donne, soprattutto se indossavano le calze e le minigonne ... a dire il vero mi piacciono ancora oggi, che ho qualche annetto in più. In tv si vedevano le ballerinette di canzonissima, La giovane Carra in MagaMaghella, Minni Minoprio, Silvi Vartan, le Kesler ...ed era tutto uno sforbiciar di gambe.
Le calze erano di sicuro l'indumento più sexy in assoluto e la mia curiosità è stata sempre molto sviluppata, quando ero piccolo e accompagnavo mia madre dal parrucchiere, trovavo sempre il modo di sbirciare sotto le gonne delle donne, tanto ero piccolo ed innocente!
Una volta però feci di più, avevo tredicianni, fisicamente già formato e non avevo una fisionomia da efebo, come l'attore della foto, ma ero tozzo e piuttosto sgraziato, puzzolente, voce baritonale e brufoloso...a scuola, diciamo che non ero uno che si faceva posar la mosca sul naso ... comunque rubai le calze a mia sorella e le misi, peccato che mi vide mio Padre e ricordo ancora come si sbellicò dalle risate, fu cosa molto umiliante, ve lo posso assicurare e quando ci parlavo per un po' di tempo finiva sempre che rideva, nonostante si trattenesse o cercasse di darsi un contegno.
Lo seppe pure la fidanzata di mio fratello, e la cosa mi costò in termini di prese in giro e battute.
.. quindi so che cosa vuol dire essere additati e discriminati, anche se il massimo della perversione è stata far la corte ad una mia amica con i baffetti e la forza da scaricatore di porto, che se gli davi un bacio rischiavi che con uno schiaffo ti staccasse la testa ... ma quando si è giovani non si va tanto per il sottile:-)

lookingfor ha detto...

Confesso che se scoprissi nei miei figli un orientamento omosessuale non sarei felice, e questo solo perché immagino l'ostilità del mondo, la scarsa accoglienza e comprensione cui andrebbero incontro. L'amore e la felicità non dipendono certo dal sesso, ma tutti noi abbiamo ancora molta strada da fare per combattere la diffidenza: tutto ciò che esula dalla "nostra" normalità crea ansia e timore.
Non vale solo per la sessualità, ma anche per tanti altri ambiti. Il pregiudizio verso lo straniero, la cultura o la religione diversa, persino lo schieramento politico..
A volte mi sembra che l'uomo vada in cerca di situazioni in cui poter affermare superiorità,sentirsi giustificato a disprezzare, criticare, odiare il prossimo.
Secondo me il pregiudizio si nutre molto di aggressività repressa, forse dovremmo fare qualcosa non per soffocarla nel finto perbenismo i cui argini poi si rompono alla prima piena, ma per sfogarla in modo sano e costruttivo, perché se è vero che l'amore è una forza tremenda e meravigliosa, non dobbiamo scordarci che anche altro ci appartiene.

marina ha detto...

io credo che di fronte al rifiuto della società e alla stigmatizzazione restino solo due atteggiamenti possibili: l'esasperata rivendicazione con il desiderio di provocare scandalo e il rinchiudersi in se stessi.
penso anche che ci sia una grande sopravvalutazione della tendenza sessuale ed affettiva delle persone. Certo il sesso è importante ma non siamo solo sesso!
bellissimo post, marina