mercoledì 19 dicembre 2012

fretta e superficialità


Mi colpisce molto la tendenza, che mi pare sempre più diffusa, a generalizzare ed estremizzare tutte le situazioni che la vita ci pone di fronte; tendiamo a voler risolvere tutti i problemi radicalmente e in pochissimo tempo, evitando la fatica di approfondire pazientemente le questioni.
Le relazioni sono sempre più vissute sulla base del principio del tutto-e-subito; il distinguere le sfumature, il prestare attenzione alla complessità degli eventi, il dare tempo al tempo, il guardare le cose anche da altre angolazioni, non sembrano più cose tanto comuni.
Il verbo pretendere è uno dei verbi più usati, sia verso noi stessi, sia nei confronti degli altri, mentre il riflettere su di sè, l'ascoltarsi, il cercare di dipanare il groviglio di fili che spesso abbiamo dentro, non sembrano occupazioni molto frequentate, soprattutto se le risposte autentiche tardano ad arrivare.

Cresce la fretta e crescono le delusioni, le cose fatte male e con noncuranza, che poi non reggono nel tempo. La durata delle cose è ricercatissima, ma sembra che sia una variabile indipendente, o che dipenda da un colpo di fortuna, che non possa essere immaginata come il frutto di una dedizione e di una cura che richiedono impegno.
Ci siamo abituati a premere troppi interruttori e ad ottenere subito dei risultati straordinari; ci siamo dimenticati che i progetti importanti vanno portati avanti con la forza della passione e la costanza dell'impegno quotidiano, anche a lungo termine.
E' vero che, coi mille impegni che tutti abbiamo, di tempo veramente libero ne rimane poco, ma la fretta e la superficialità sono spesso cattive compagnie. 
La psiche è una realtà molto complessa e i tentativi di percorrere delle scorciatoie per arrivare con minore fatica alla mèta, molto spesso non danno buoni risultati, anzi, quasi sempre ci fanno perdere moltissimo tempo inutilmente.

2 commenti:

Paola Tassinari ha detto...

E' tutto vero, verissimo, ma il fascino della velocità, del fare tanto in poco tempo è legato allo scorrere del tempo, è legato alla lotta contro il poco tempo che ci resta da vivere, un niente.

Anna ha detto...

Anche io condivido questo concetto,infatti nella vita non si può avere tutto e subito,bisogna sapere aspettare. Io ho cominciato a capire questo, per me nuovo, modo di vivere solo 10 anni fa', quando ho iniziato a fare l'orto. Anche se all'inizio questo lavoro non mi entusiasmava. L'orto è diventato la mia nicchia di tranquillità, un posto dove poter ritrovare me stessa e la mia calma interiore.Infatti, in primavera occorre prima preparare il terreno, poi si effettua la semina e infine, dopo circa un mese, forse nascerà una piantina. E' un processo lungo ma che fa capire che solo dando tempo al tempo si hanno le migliori soddisfazioni. Quindi, grazie a questa esperienza, ho capito che le cose più belle sono quelle che richiedono più dedizione e fatica.