lunedì 4 giugno 2012

una serata normale

Foto di Ivan Ferrari
Sabato sera, tra una scossa e l'altra, sono andato a mangiare il pesce alla Festa del Pd al Parco Ferrari, insieme ad alcuni amici e relativi figli.
Non ne avevo molta voglia, ma ho fatto bene ad andarci.
E' stata una serata normale e di questi tempi, qui in Emilia, non è poco.
Il Parco Ferrari era un aerautodromo (un vastissimo spazio verde a due passi dal centro storico dove negli anni '50-'60 correvano le Ferrari e atterravano anche gli aerei da turismo); una parte di questo enorme spazio viene usato per la festa del Pd, che fino a qualche anno fa si chiamava Festival dell'Unità (da allora, oltre al nome, è cambiato solo il colore degli arredi, che prima era ovunque rigorosamente rosso, mentre oggi è prevalentemente bianco).
Abbiamo mangiato del buon pesce al ristorante Family, uno stand gastronomico capace di servire 1.600 persone in una sera, con 100 volontari addetti al servizio e alla cucina. Dopo cena mi sono messo su una sedia a fumare la pipa fuori dalla struttura in legno: davanti a me un vialetto ghiaiato dove passavano le persone, un grande prato verde dove giocavano bambini e tutt'intorno le luci e i rumori dei vari padiglioni: la balera con la musica latina, i volontari dell'Avis, lo spazio libreria, il bar coi tavolini all'aperto, i giochi gonfiabili per i bambini, ecc.
Ho visto passare persone di ogni età e colore: genitori che spingevano passeggini, mocciosi che correvano senza freno, gruppi di bambini che giocavano a palla, adolescenti felici di stare insieme in libertà, coppiette che camminavano abbracciate teneramente, anziani che passeggiavano guardandosi intorno lentamente, famiglie islamiche, pakistane, africane..
Ogni tanto dalla cucina usciva qualche volontario a fumarsi una sigaretta e non riusciva a trattenere qualche espressione di scontentezza sullo stato attuale della politica in Italia.
Ma lì, al ristorante Family, l'unico conflitto di interessi è stato quello del volontario-cuoco nostro amico che per la figlia seduta con la mamma al nostro tavolo, ha preparato una paella con un po' meno verdura e una salsiccia in più.
Mentre ero lì a godermi il fresco e la tranquillità che percepivo intorno, mi è venuto da pensare all'importanza che in questi giorni di terremoto ha una struttura e una organizzazione come questa, costituita esclusivamente da volontari.
Un enorme, libero e tranquillo luogo di socializzazione trasversale in tutti i sensi: per età, censo, idea politica o colore della pelle.
Mentre negli ultimi anni ero complessivamente deluso dal Festival, che mi sembrava sempre più un rito che si ripeteva stancamente uguale a sè stesso e privo di vitalità nuova, in questo sabato di terremoto l'ho rivalutato dal punto di vista sociologico e, nell'occasione, mi sono chiesto dove sono finiti i sociologi che qualche decennio fa imperavano (anche se noi giovani psicologi li prendevamo in giro ricordando che l'anagramma di sociologia è "ciò lo so già").
Da molti anni penso che psicologi, sociologi, antropologi e tutti coloro che si occupano degli aspetti umani della vita dovrebbero confrontarsi per arricchirsi a vicenda collaborando insieme, invece di rinchiudersi corporativamente nel proprio settore di competenza.
Pensieri così, stimolati da questa umanità che, impaurita dal terremoto, al Parco Ferrari aveva trovato uno spazio accogliente dove stare insieme agli altri (fratelli o compagni non importa), vicini, forse anche per farsi coraggio a vicenda.

6 commenti:

Massimo Caccia ha detto...

Un post forte d'umana normalità, quello che necessita per rendere la vita vivibile.
Buona serata

viola ha detto...

Ormai la "normalità" pare non esista più, pare sia una anomalia. Tutti protesi verso chissà che, tutti di corsa...Più veloce...Di più.. Ma all'essere umano basta molto meno di tutto ciò che abbiamo attorno. Ci siamo circondati di cose effimere, per poi renderci conto che ciò a cui dobbiamo tendere è l'essenziale, i rapporti tra le persone, gli affetti, la solidarietà. Grazie per avermi fatto riflettere.

Paola Tassinari ha detto...

...ognuno sta solo sul cuore della terra,trafitto da un raggio di sole, ed è subito sera ( più o meno fa così)per dire con dolore che gli studiosi( molti non tutti) se ne stanno arroccatti nel loro orto, mentre è risaputo che in qualsiasi ambito c'è da raccogliere qualcosa, da imparare qualcosa, ma...qualcuno ha detto che si può essere invidiosi anche di un sorriso figuriamoci quanto si sarà invidiosi del sapere.

Anonimo ha detto...

sfotti, sfotti pure i sociologi, intanto _ a differenza di voi psicologi- non abbiamo nessun albo professionale, ergo NON siamo affatto corporativi. ( beccati questa!)
Uno qualunque !

giorgio giorgi ha detto...

@anonimo: non era mia intenzione sfottere nessuno e mi sembra di averlo espresso chiaramente. Mi dispiace anzi di non avvertire voci di sociologi come anni fa perchè, come ho detto, il mio desiderio è di collaborare. Mi dispiace sentire l'astio che esprimi. Mi dispiace veramente. In questo momento terribile in cui viviamo qui, in cui si pensa solo a stare uniti e a sostenersi a vicenda, non c'è proprio spazio per ferire nessuno. Bastano le ferite che ha provocato il terremoto.

Anonimo ha detto...

... e che scavano insieme a quelle che ci si porta dentro...