sabato 7 aprile 2012

morte e rinascita

Paul Gauguin: Autoritratto col Cristo giallo
L'immagine di Gesù crocifisso ci presenta un essere umano appeso a una croce. Non può muoversi, non può fare nulla, può solo soffrire. Viene abbandonato anche dal Padre, che non risponde al suo grido di dolore. Credo che molti di noi si siano sentiti qualche volta nella vita in una situazione simile a questa: non si può fare niente, si è bloccati, inchiodati alla propria sofferenza. Si può solo morire, ma dopo, si può rinascere?
Io credo che molte volte la risposta possa essere sì, a patto che si comprenda che quella morte non è la fine definitiva di sè stessi, ma di quel modo di essere che ci ha portato in quella situazione senza via d'uscita. Se si riesce a relativizzare la morte, allora può essere possibile immaginare che, se riusciremo a cambiare qualcosa del nostro essere o agire che ci ha portato in quel vicolo cieco, la rinascita sarà possibile, anche se faticosa e lenta.
Mi ha sempre colpito constatare che spesso chi ha paura della morte ha anche paura della vita, mentre chi vive la vita senza troppa paura di affrontare dei cambiamenti, anche importanti, è talmente impegnato nel cercare di superare le piccole morti quotidiane modificando il proprio modo di stare al mondo, che alla morte definitiva e ultima non ha nemmeno tempo nè voglia di pensare, come se fosse una perdita di tempo e di energie inutile.

Spesso sono gli altri che ci mettono in croce, ma non è mai un problema così grave come quando in croce ci mettiamo noi stessi e questo può accadere quando ci dimentichiamo completamente di ciò che siamo veramente, quando smettiamo di pensare che ciò che siamo nella nostra totalità è comunque un valore e ha senso in sè e per sè.
Noi siamo il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito, i nostri valori, ciò che immaginiamo o fantastichiamo, le cose in cui crediamo profondamente, il nostro modo di vedere la vita, e in quanto tali abbiamo senso e diritto di esistere, anche se gli altri non ce lo riconoscono.
La nostra morte comincia quando rinunciamo a ciò che sentiamo di essere, o quando rinneghiamo i dubbi, le insicurezze, le incertezze e gli errori eventualmente commessi.
La rinascita incomincia quando accogliamo e diamo valore alle nostre verità (e anche avere un'insicurezza o un dubbio può essere una verità) e ci proponiamo di esserne sempre più consapevoli, sentendo la nostra unicità come un valore, la nostra vita come una serie continua di nuove conoscenze ed esperienze, di piccole morti e successive rinascite, cioè di trasformazioni.
Non per vincere, per arrivare primi o per essere i più bravi e i più belli, ma per essere solamente e sempre ciò che autenticamente siamo. 

15 commenti:

alessandra ha detto...

Un post bellissimo ed importantissimo, parole da gridare a squarciagola perchè tutti le possano sentire e sopratutto capire facendole proprie.Avrei tante cose da dire, inziando dalla croce, argomento di discussione con una zia suora di clausura, di quando morì mio marito giovane e le chiesi disperata perchè Dio permettesse tanto dolore e lei mi rispose che le sue volontà sono misteri e croci da portare per giungere alla redenzione, o forse sarebbe meglio dire comprensione del mistero della morte.
Quando sentii la morte avvolgermi guardai in alto, il cielo e dopo compresi che per farcela dovevo scendere in profondità dentro di me, nel buio e nella luce. La morte ha fermato il mio dare la responsabilità ad un'altre persona della mia infelicità facendomi comprendere che tutto dipendenva da quanto io fossi in grado di volermi bene e come dice Gramellini:-non è grave e irrimediabile la morte, grave e NON VIVERE. Buona Pasqua!

Ste ha detto...

Sante parole, ed è bello che ogni tanto qualcuno ce lo ricordi. Grazie!

Massimo Caccia ha detto...

Riflessioni profonde nelle quali mi riconosco. Vivere e vincere le piccole morti quotidiane...veramente bello quello che hai pensato e scritto. Grazie per la lettura di questo post.
Buona Pasqua.

Lorenzo ha detto...

Io sono morto sette anni fa. E solo così ho potuto rinascere e, finalmente, accettarmi e valorizzarmi.
Io sono veramente nato sette anni fa.

rosso vermiglio ha detto...

"Noi siamo il nostro corpo, la nostra mente, il nostro spirito, i nostri valori, ciò che immaginiamo o fantastichiamo, le cose in cui crediamo profondamente, il nostro modo di vedere la vita, e in quanto tali abbiamo senso e diritto di esistere, anche se gli altri non ce lo riconoscono.
La nostra morte comincia quando rinunciamo a ciò che sentiamo di essere, o quando rinneghiamo i dubbi, le insicurezze, le incertezze e gli errori eventualmente commessi."
Splendida questa parte, me la devo ripetere come un mantra fino a convincermi del tutto. Grazie, grazie, grazie

L'apprendista ha detto...

Come fai a dire cose così profonde in un linguaggio così semplice e comprensibile? Complimenti e grazie per condividerle con noi, a me vanno bene. Buona Pasqua.

nellabrezza ha detto...

grazie dei bei pensieri e dei concetti, degli aiuti a capirci. è sempre un piacere leggere qui...
e auguri affettuosi !

olgited ha detto...

La nostra morte comincia quando rinunciamo a ciò che sentiamo di essere, o quando rinneghiamo i dubbi, le insicurezze, le incertezze e gli errori eventualmente commessi.
Bellissimo concetto,buona Pasqua dott.

zefirina ha detto...

le piccole morti quotidiane mi piace come espressione, non ci avevo mai pensato in questi termini

il mio ultimo tattoo è una fenice, a questo punto della vita ci sta proprio bene come simbolo

buona pasqua

Luzz ha detto...

a questa cosa della vereità e dell'autenticità credo fortemente, è un pò il pilastro intorno a cui gira la mia vita, l'aspirazione con cui mi confronto quotidianamente, a volte mi sembra di fare un buon lavoro, altre meno...ma credo che anche questo faccia parte del gioco, non ho ricevuto un'educazione cattolica, ma l'immagine di cristo in croce (come quella della madonna con bambino), parla direttamente alla mia pancia. Bellissimo post
ciao

Paola Tassinari ha detto...

...un tema complicato, le parole sono belle ed aiutano ma il duello fra inconscio e ragione è mefistofelico, una miscela che esplode da sola.
Quando le sinapsi non funzionano bene,il panico per la morte e le piccole morti arriva...come tu hai detto alla paura della morte corrisponde la paura della vita, ma se le scariche chimicoelettriche dei neuroni non funzionano bene, le parole non bastano.

Renata_ontanoverde ha detto...

Il rinnovarsi è la chiave di lettura dei nostri errori e delle nostre sconfitte.
Guardare i problemi da un altro punto di vista e spesso anche il solo considerarli risolvibili cambia totalmente la loro difficoltà e riusciamo a risolverli in un batter d'occhio, mentre prima elucubravamo soluzioni cervellotiche!

Auguri ! Renata

Ste ha detto...

Oggi, con più tempo, ho rilettto il post. E mi piace sempre di più!!!! Sto lavorando tanto a questo, ad essere me stessa, a non far caso ai giudizi altrui, che poi sono io che mi giudico per prima, in poche parole: ad essere me stessa nonostante tutto! Perchè se sono me stessa sto meglio :)
GraziE!

Susanna ha detto...

E' strano come, girovagando nel web, si incroci un nuovo blog e si legga qualcosa che rispecchia esattamente il pensiero e l'umore del momento. Coincidenza? Destino? Non lo so, ma mi piace sapere che il mio desiderio di rinascere è giusto e condiviso da altri.
Io sono morta molti anni fa e in questi giorni sto ricordando quel momento con non poco dolore e la mia rinascita accompagnata da rimorsi.
Leggere questo post mi rasserena.
Grazie. A rileggerla.

Ivana ha detto...

E' molto bello questo post ,mi ci sono ritrovata in diversi punti, o meglio ho ritrovato tante parti di me. L'ho riletto più volte soprattutto la seconda parte, lì mi è venuto in mente Bertold Brecht con L'inferno sono gli altri.