sabato 3 marzo 2012

il genitore-ombrello

Ombrello esposto al MOMA
Quando mio figlio aveva tre-quattro anni avevo inventato per lui questo semplicissimo gioco: ci mettevamo seduti a gambe aperte per terra in un angolo della casa, lui era seduto tra le mie gambe, con la sua schiena appoggiata al mio petto, io avevo in mano un piccolo ombrello.
Ad un certo punto dicevo:" uh, piove, piove, guarda come piove", quindi aprivo l'ombrello sopra di noi e stringevo mio figlio, abbracciandolo forte forte. Dopo un po' dicevo: "non piove più, adesso c'è il sole", chiudevo l'ombrello e allentavo l'abbraccio. Poi si ricominciava il gioco daccapo e si andava avanti così per parecchio tempo.
Sempre in quel periodo, quando eravamo al mare, succedeva che arrivassero dei temporali estivi, con tuoni fortissimi e fulmini accecanti. Allora io lo prendevo in braccio e lo tenevo abbracciato a me mentre, seduti insieme su di una sedia, guardavamo fuori dalla finestra le nuvole nere sul mare. Io gli dicevo con gioia: "dai dai, guardiamo i lampi, che belli!", oppure: "senti, senti che tuono forte: bum, bam, barabum... grande eh?".
Foto di Daniele Franceschini 
Il risultato è stato che non ha mai avuto paura, né dei tuoni né dei fulmini, e alcuni anni dopo mi ha chiesto:"Papà, ti ricordi che bello quando ero piccolo e facevamo il gioco dell'ombrello?".

I bambini piccoli hanno bisogno di sicurezza, di genitori-ombrelli, di sentire che ci siamo e gli vogliamo bene, del nostro amoroso contatto fisico; allora diventa possibile anche trasformare in gioco le situazioni potenzialmente paurose e ansiogene.
D'altra parte chi di noi, anche da adulto, non desidera avere qualcuno che lo coccoli e lo rassereni con il suo amore caldo e sincero?
Il gioco di stringere a sè i figli quando c'è un pericolo e di lasciarli andare quando il pericolo non c'è più ha anche un valore simbolico, perché rappresenta il comportamento giusto da tenere con loro sempre nella vita: essere presenti e protettivi nei momenti di bisogno e sapersi poi distaccare per lasciar loro compiere in autonomia le proprie esperienze.

18 commenti:

rosso vermiglio ha detto...

A modo suo, leggermente complicato, anche mio padre lo è stato, e in qualche modo lo è ancora, anche se adesso ha bisogno lui di tante attenzioni.
Spero, ho fatto di tutto per esserlo anche nei confronti di mia figlia: esserci nel bisogno, ma piena libertà di movimento, anche nel prendere decisioni rivelatisi poi sbagliate, perchè le esperienze aiutano a crescere.
ciao Giorgio :)

alessandra ha detto...

E' un post talmente meraviglioso al quale non voglio aggiungere nessuna parola, come quando ascolti una bella musica o leggi una poesia che ti fa sentire il cuore stretto in un abbraccio.
Vorrei un ombrello che si chiudesse ed aprisse dicendomi che c'è il sole oppure piove ma che non sono sola.
Ricorderò sempre l'immagine che ci hai donato e chissà, forse un giorno aprirò un ombrello per qualche nipotino.

iriselibellule@gmail.com ha detto...

Per far questo, però , occorre che anche il genitore sia sereno, capace di offrire la propria sicurezza, o sbaglio?
Quando le mie figlie erano bambine e c'erano dei temporali diceva loro che era San Pietro che lavava i pavimenti in Paradiso e i tuoni venivano perché metteva le sedie rovesciate sui tavoli, come facevo io , solo che lui era più potente e irruento. Ridevano parecchio all'idea delle secchiate d'acqua sparse sui pavimenti del Paradiso .

Paola Tassinari ha detto...

...è vero quello che scrivi, accade in modo automatico proteggere il bambino, il traumatico è il lasciarlo andare...una piccola riflessione che non vuole essere generale ma viene dalla mia esperienza...forse è meglio avere i figli da giovani, perchè con gli anni si diventa più ansiogeni e si tende a mettere i figli sotto una campana di vetro.

Rossland ha detto...

Mi ha ricordato,questo gioco dell'ombrello, perché ho sempre amato tuoni, fulmini e temprali.
Mia mamma ne ra terrorizzata.
Al punto che, quando ce n'era uno, si rifugiava in un angolo dietro un armadio, tenendoci tutti stretti stretti per la paura.
Così, per quanto lei ne fosse spaventata, mi ha abbinato emotivamente gli abbrcci stretti, di solito piuttosto rari, ai tuoni e ai fulmini.
Tanto che per me, lo spettacolo "temporale", è fra quelli imperdibili perché "emozionanti".

cristina ha detto...

che bello questo post!:-))) é particola e mi ritrovo: sono mamma di tre figli...ho sempre pensato che far sentire il mio amore con il contatto e le coccole non poteva fare altro che rassicurarli e aiutarli a crescere in armonia...è vero...anche a noi grandi piace essere rassicurati...è bellissimo il gioco dell'ombrello!
Un caro saluto!

olgited ha detto...

Bellissimo questo post Giorgio.Vorrei avere anch'io un ombrello!Buona serata e weekend.

Linda_chi? ha detto...

Sembra un fare così semplice, in realtà, il valore che ha e gli effetti che ne derivano sono fondamentali, hai ragione.

Luigi ha detto...

quanto sono vere queste parole Giorgio: il pericolo maggiore sono quei genitori che si sotituiscono ai loro figli nell'assumere tutte le decisioni importanti della loro vita, impedendo loro di aquisire la capacità di compiere scelte autonome e responsabili!!!
Dio ce ne liberi...

civettacanterina ha detto...

Certo che ti accorgi - quando i figli sono grandi - che chiuderlo quell'ombrello è sempre più difficile. In pratica lo hai sempre a portata di mano anche quando c'è il sole.
Comunque molto bello e molto chiaro il tuo post.

Carlo Giorgi ha detto...

Io sono il figlio del Dott.Giorgio Giorgi. Tutto ciò che ha scritto nel post è vero, però ci sono alcune imprecisioni: particolari che solamente io posso ricordare perché ancora oggi mi ricordo ogni minimo particolare. L'imprecisione per me più importante è che anche i miei pupazzetti partecipavano al gioco. Io posso vantarmi di avere un padre spettacolare, che per farmi felice nel giusto modo le prova tutte, e molto spesso ci riesce!

Soffio ha detto...

Ho segnalato questo blog come affidabile - se vuoi vedi istruzioni

Rita Baccaro ha detto...

Ciao Giorgio, ho segeuito il consiglio di Soffio, che ha definito il tuo blog affidabile e difatti ho letto un post pieno di fiducia e di amore. non c'è niente di più educativo per un bambino di un gioco e di una coccola!
spero potremo approfondire la nostra conoscenza, a presto

giorgio giorgi ha detto...

@rita: grazie delle belle parole.
Vengo a vedere il tuo blog.

alessandra ha detto...

Carlo Giorgi devi essere un bambino spettacolare che fa di tutto per far felici mamma e papà, riuscendoci sempre!

Loredana ha detto...

Non sapevo di essere un ombrello, ma da come i miei figli affrontano le loro ansie, devo essere stata un ombrellone!!!

loredana

Unknown ha detto...

Bellissima questa interazione con il figlio bambino e la consapevolezza che questi tuoi abbracci lo aiuteranno a costruirsi l'oggetto interno buono che non lo farà mai sentire solo.

zefirina ha detto...

bisognerebbe chiedere ai miei figli che tipo di mamma hanno percepito, sicuramente per due di loro ha pesato il fatto di essere l'unico genitore e allora forse come ha detto Loredana ho paura di essere stata un'ombrellone, però la grande una volta mi ha detto: mamma riesco a vivere così lontana da te perchè so di poter tornare sempre da te, so che ci sei e che mi vuoi bene.